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Inverno demografico: quali effetti per le imprese lombarde?


La transizione demografica per troppo tempo è rimasta fuori dal dibattito politico e istituzionale. Ora, per la prima volta, è stata istituita una commissione d’inchiesta parlamentare, con l’obiettivo di analizzarne gli effetti e le prospettive, proponendo una strada per affrontare questo tema cruciale. A presiederla è l’Onorevole Elena Bonetti, già ministro del Governo Draghi e presidente di Azione: proprio la parlamentare lombarda è stata protagonista della colazione di lavoro svoltasi lo scorso venerdì al ristorante Cascina La Salette di Verderio, dal titolo “Gli effetti economici e sociali derivanti dall’inverno demografico”, promossa da Netweek in collaborazione con l’agenzia Allianz 231 di Merate.

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Guarda l’intervista all’On. Bonetti

Come affrontare l’inverno demografico

“La transizione demografica è un tema enorme – ha affermato l’Onorevole Bonetti – che deve essere riconosciuto e interpretato nella vita concreta e diffusa del nostro Paese, nel tessuto amministrativo e formativo. Non c’è mai stata una commissione su questo argomento: il Parlamento ha accolto la nostra proposta, ed è un fatto politico rilevante, si è unito intorno a un tema strategico”. L’ex ministra ha poi sottolineato come l’obiettivo non sia affrontare l’ennesima emergenza, ma sviluppare una visione che vada oltre il respiro di un singolo esecutivo:

“Sta emergendo il bisogno di risposte strutturali. Non solo gestione della realtà o del contingente, ma progettazione a lungo termine”.

Secondo Bonetti, la demografia ha due caratteristiche che spesso entrano in conflitto con il modo tradizionale di fare politica: “La prima è la sua dimensione temporale. Il 2024 segna il minimo storico di figli per donna in Italia: siamo lontanissimi dal tasso di sostituzione. Questo dato dovrebbe allarmarci tutti. In parallelo, le imprese oggi denunciano una grave carenza di competenze. Queste due scale temporali convivono: il legislatore deve saperle tenere insieme. La seconda caratteristica fondamentale è la complessità dei fattori in gioco: il tema della natalità e del ricambio generazionale è solo uno degli aspetti. Tasso di occupazione femminile e tasso di natalità vanno di pari passo: in Italia sono entrambi tra i più bassi d’Europa”. Per Elena Bonetti, i dati parlano chiaro:

“Nascono troppo pochi bambini, in prospettiva, avremo poche persone che entreranno nel mondo del lavoro. E questo si traduce non solo in meno forza lavoro, ma anche in una minore capacità di innovare e competere come sistema Paese. A questa dinamica si aggiunge un altro dato solo apparentemente positivo: l’aspettativa di vita aumenta, ma è necessario guardare alla qualità della vita nell’invecchiamento. Si rischia di vivere più a lungo ma in condizioni peggiori, con un aumento di patologie croniche che ricadono sulla persona e sul sistema sanitario”.

Politiche giovanili e formazione

Un altro punto critico è “la crescente sproporzione tra popolazione attiva e inattiva. Se si hanno meno persone che lavorano, il PIL inevitabilmente rallenta. Per questo la sfida non è solo occupazionale, ma di produttività: dobbiamo costruire un nuovo scenario del lavoro, in cui meno persone siano però più formate e più capaci. Anche sul fronte dell’immigrazione è necessario un cambio di approccio: dobbiamo chiederci “abbiamo bisogno di giovani? ” Allora ragioniamo in modo serio sui flussi migratori, ma anche sulla loro formazione e integrazione nel mondo del lavoro”. Il discorso si è allargato poi alle politiche giovanili e per l’invecchiamento:

“Sono capitoli distinti, ma devono essere integrati. Il modello famigliare tradizionale non regge più alla prova del tempo. Sempre più persone invecchiano da sole, e questo è un tema enorme. Allo stesso tempo, i giovani sono trascurati, non ci sono politiche adeguate per attivare la leva demografica, hanno salari bassi, prospettive incerte”.

Un ’ultima riflessione è dedicata alla dimensione territoriale:

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“L’Italia sta andando verso un calo della popolazione, ma con una crescita concentrata nelle grandi città. Questo ha un impatto devastante sul sistema produttivo, sulle piccole e medie imprese che sono l’ossatura del nostro Paese. Sta avvenendo un vero e proprio spegnimento del tessuto produttivo nei territori”.

Le opinioni degli imprenditori

All’incontro ha partecipato anche Eleonora Lavelli, segretaria provinciale di Azione Lecco e membro del direttivo nazionale del partito:

“Il 9 maggio è la Giornata dell’Europa e perciò festeggiamo insieme con temi legati al nostro paese, abbiamo bisogno di una visione del futuro, quindi è bene ascoltare stimoli interessanti. L’Unione Europea è partita a piccoli passi da una comunità legata al carbone, all’acciaio e all’industria. Oggi dobbiamo mettere al centro i bisogni delle famiglie, del lavoro, della dignità delle persone”.

 

Tra i presenti tanti imprenditori, rappresentanti di associazioni del terzo settore e delle istituzioni locali. A prendere parola fra i primi è stato Lorenzo Riva, past president di Confindustria Lecco Sondrio:

“Il nodo vero è chi lavorerà nelle nostre fabbriche tra 10 o 15 anni. Stiamo avviando progetti per aprire scuole nei territori, formare i giovani, orientarli verso il nostro sistema produttivo e l’Europa. Dobbiamo tornare allo spirito dell’imprenditoria italiana che costruiva asili, scuole, case. L’intelligenza artificiale potrà aiutarci nei processi, ma serve anche un’immigrazione controllata”.

Anche Sandro Feole, commercialista e consulente aziendale, ha posto l’accento sull’integrazione come chiave di risposta alle sfide demografiche: “Le nostre imprese sono resilienti, l’IA può abbattere le barriere culturali di chi arriva in Italia e rendere più efficiente il processo d’integrazione. Dobbiamo guardare al mondo, non solo alla Lombardia”. Il timore per gli impatti finanziari legati al calo demografico è diffuso tra i professionisti, come ha ricordato Maurizio Dal Mas, commercialista e consulente aziendale: “I miei clienti sono molto preoccupati: chi pagherà le pensioni domani?”.  Vittorio Addis di Spazio Tecnico ha invece sollecitato una nuova flessibilità nei rapporti sociali: “Dobbiamo imparare a rendere flessibile ciò che un tempo era rigido. È un compito complesso, sia per il pubblico sia per il privato”.

Un invito alla corresponsabilità è arrivato anche da Claudio Dossi, presidente di Auser provinciale di Lecco:

“La programmazione sociale non può essere lasciata solo agli addetti ai lavori, l’impresa deve essere protagonista. Inoltre, serve una visione circolare della famiglia. Troppi caregiver perdono competenze restando a casa per assistere i propri cari. Servono nuove tecnologie e alfabetizzazione digitale anche per gli anziani”.

Il tema dell’invecchiamento è centrale per Vincenza Scaccabarozzi, direttrice di RSA e presidente di UCID Lecco (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti): “Le fasce over 80 aumenteranno, ma chi li assisterà? Oggi non c’è nulla che prepari a questo scenario. Chi ci chiede accoglienza lo fa perché non ha più una rete familiare”. Ad intervenire è stato anche Fulvio Beretta, presidente di Casa Amica:

“Quando una cosa è positiva non dovrebbe avere colore. Purtroppo la disabilità spesso non è sentita come un’urgenza, viene vissuta solo come un peso”.

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Le risposte di Bonetti

Dopo gli interventi degli ospiti presenti all’incontro, Bonetti ha proseguito fornendo le sue risposte e dialogando con imprenditori e stakeholders in sala:

“È vero – ha affermato – che la storia del l’imprenditoria italiana ha avuto un ruolo fondamentale nel processo di urbanizzazione e nella creazione di servizi. Ma oggi non basta ricordarlo: dobbiamo tornare a programmare politiche pubbliche insieme a chi ha interesse nell’utilizzare bene il sistema. Solo così potremo costruire un futuro solido per il nostro Paese”.

Particolarmente articolata la riflessione sul tema dell’immigrazione, che Bonetti ha collegato alla questione della cittadinanza e alla stabilità sociale: “Dobbiamo ragionare seriamente sul tema della stabilità della cittadinanza. È un modo per fidelizzare una persona rispetto a un dovere, a un senso di appartenenza. C’è un beneficio reciproco. La Lombardia, per esempio, beneficia di tanta immigrazione non solo dall’estero, ma anche dal Sud Italia. Ed è un’immigrazione qualificata: giovani che studiano al Nord e si stabilizzano qui. Ma questo ha un prezzo, perché impoverisce altre aree del Paese. Allo stesso tempo, dalla Lombardia perdiamo giovani che vanno all’estero: formiamo persone e poi le perdiamo. È uno spreco che non possiamo per metterci”.

Al centro del suo intervento anche la necessità di ripensare il modello di welfare:

“Oggi è ancora pensato per categorie, ma viviamo in un mondo in cui questa distinzione non tiene più. Serve un nuovo welfare costruito sul modello della persona: con la persona al centro, insieme alle sue relazioni e al processo produttivo. L’assegno unico universale è stato uno dei primi strumenti a uscire da questa logica: ti accompagna lungo il progetto di vita, in virtù della relazione e della genitorialità”.

Secondo Bonetti, è fondamentale lavorare in sinergia: “Il rapporto tra amministrazione pubblica, impresa e terzo settore è essenziale. Le fragilità che incontriamo sono di diversa natura e richiedono una rete di supporto che oggi manca. Come istituzioni abbiamo il dovere di ricostruirla. È una sfida importante, che non possiamo rimandare”.

Una riflessione chiave è stata dedicata anche alla questione abitativa: “Il tema della casa è cruciale. Nelle grandi città i costi sono insostenibili, nei piccoli centri mancano i servizi essenziali. Serve ricreare una rete di solidarietà, che permetta alle persone di scegliere dove vivere senza rinunciare a dignità e qualità della vita”. Per Bonetti, la risposta non può che partire dai territori: “La dimensione territoriale locale è la scala giusta per incontrare le persone, per comprenderne i bisogni e costruire risposte adeguate. Le soluzioni non arrivano dall’alto, ma nascono dal dialogo con le comunità”.

E infine le conclusioni:

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“Ora è necessario rendere operativa la commissione parlamentare d’inchiesta, rappresenta il primo mattone per portare sul tavolo soluzioni concrete. Ed è quello di cui abbiamo urgentemente bisogno”.

Le testimonianze dei presenti

Nel corso dell’incontro non sono mancate importanti testimonianze personali. Giuseppe Lanzillotti, affetto da disabilità motoria degenerativa, ha raccontato: “Oggi mia madre è la mia caregiver, ma ovviamente entrambi i miei genitori stanno invecchiando e inoltre la mia situazione peggiorerà. Percepisco una pensione, ma non basta. E soprattutto sento che su questo tema c’è disattenzione”. Le sorelle Giulia e Claudia La Nasa, insegnanti precarie, hanno denunciato: “Lavoriamo da anni, siamo competenti, ma le strade ci vengono chiuse a livello statale. E anche per gli educatori la situazione non è migliore”.

Dagli enti locali sono arrivate riflessioni sull’assegno unico, introdotto proprio su spinta dell’Onorevole Bonetti. Giovanni Cattaneo, assessore a Lecco, ha ricordato: “La dimensione economica è determinante nella scelta di diventare genitori”, mentre per il collega di Merate, l’assessore Mattia Muzio, “la macchina amministrativa è troppo lenta: le famiglie e le imprese corrono a un’altra velocità”. Giuseppe Martinelli di Allianz ha chiesto lumi sull’iter istituzionale della proposta di legge, mentre l’ultima parola è stata di Massimo Cristofori, CFO di Netweek: “Speriamo di continuare a fare incontri così: arricchiscono tutti e ci aiutano a capire davvero il territorio”.

All’evento hanno partecipato anche Marilena Vergani (Federmanager, Lecco), Riccardo Addis (Spazio Tecnico, Lecco), Fabrizio Nobile e Cinzia Tavola (BTL Banca), Daniele Bianchi (Opiquad, Merate), Elena Palazzo e Daniela Proserpio (Gelsia, Seregno), Gabriele Canzi (BCC Valle del Lambro), Matteo Mauri (Saints, Milano), Livia Vece (ElectroAdda, Brivio), Giuseppe Acquati, Daniela Castagna, Croce Castiglia, Matteo Puppi, Alessandro Carta, Matteo Mantovani, Ettore Zanotti e Giulia Masi.



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