Nella mappa dei luoghi in cui prendono forma le prime esperienze di politiche coordinate per lo sviluppo sostenibile, Torino c’è. La Città metropolitana ha approvato il Piano metropolitano per l’economia sociale. È la seconda città in Italia (la prima è stata Bologna, un mese fa). Un risultato che è figlio di un percorso partecipato e plurale, in un territorio pionieristico nella promozione dell’imprenditorialità e della finanza a impatto sociale. Qui è nata, e cresce, Torino Social Impact, l’alleanza collaborativa di oltre 370 partner in ambito pubblico, privato, profit e non profit.
Una posizione d’avanguardia
La Camera di commercio di Torino e la Città Metropolitana avevano firmato lo scorso luglio l’accordo per la redazione del Piano, guardando a un nuovo modello di crescita in grado di riconoscere, di fronte alla complessità delle sfide contemporanee, la necessità di non scindere lo sviluppo economico da obiettivi ad alto valore sociale o ambientale.
Torino ha guadagnato una posizione di avanguardia rispetto a questi temi grazie alla sensibilità della Camera di commercio, che insieme alla Fondazione Compagnia di Sanpaolo ha fortemente voluto la creazione di un ecosistema come Torino Social Impact. Lo conferma il segretario generale Guido Bolatto: «È tutto in linea con la storia di Torino. Da sempre questo territorio è caratterizzato per un’attenzione particolare al sociale. La sinergia che ha visto Città metropolitana e Torino Social Impact lavorare insieme al Piano ha trovato un territorio già strutturato per affrontare questi temi». Il documento che ne è scaturito «è frutto di un lavoro il più inclusivo possibile. Ci ha consentito di mettere in evidenza tutte le sfaccettature e di darci una roadmap molto ambiziosa». Senza dimenticare la valutazione dell’impatto: «La Camera di commercio è storicamente depositaria dei pesi e delle misure, è una sensibilità che arriva da lontano e che continueremo a coltivare».
Sonia Cambursano, consigliera della Città metropolitana, è convinta che Torino sia «il posto giusto per occupare una posizione avanzata in termini di pianificazione economica con un’ottica alle ricadute sociali misurabili e alla finanza a impatto sociale. Questo documento strategico nasce anche dalla consapevolezza generata da un progetto come InnoSocialMetro, volto ad aumentare la capacità delle micro e piccole imprese del territorio di generare, attraverso la propria attività for profit, impatti socialmente quantificabili».
Il modello Torino sta assumendo una fisionomia sempre più definita. «L’ambizione è quella espressa tramite la vocazione di Torino Social Impact: posizionare la città come uno dei luoghi migliori per fare impresa sociale», continua Cambursano. «Il compito delle istituzioni è quello di creare le condizioni abilitanti per far prosperare questo modello economico alternativo e avanzato». Per Cambursano, questo è soltanto «il punto di partenza da cui far discendere una serie di azioni per implementare competenze e innovazioni».
Impostazione dal basso, Europa all’orizzonte
Il Piano ha un orizzonte temporale di cinque anni e lega a doppio filo la scala locale con quella nazionale ed europea, tenendo conto della Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea agli Stati membri sullo sviluppo delle condizioni quadro dell’economia sociale e dei conseguenti lavori avviati al Ministero Economia e Finanze da maggio 2024.
Come sottolinea la stessa Raccomandazione, i soggetti dell’economia sociale sono fortemente radicati nelle comunità in cui operano: serve un’impostazione dal basso. Per questo la stesura del documento ha attivato un processo di coinvolgimento di tutto l’ecosistema, che ha tenuto conto delle specificità territoriali. L’area di riferimento si distingue per il respiro transfrontaliero, la presenza di zone montane e rurali e la frammentarietà (è il primo ente italiano di area vasta per suddivisione comunale ed estensione, con 312 comuni e una superficie di 6827 km²).
A una prima fase di analisi documentale, è seguito l’ascolto del territorio attraverso interviste in profondità. Con l’evento “Verso il Piano metropolitano per l’economia sociale di Torino”, a cui hanno partecipato a dicembre scorso più di cento rappresentanti di soggetti pubblici e privati, si è entrati nella fase di approfondimento dei contenuti. Una consultazione aperta tramite la condivisione online della bozza (ne abbiamo scritto qui), ha permesso di integrare ulteriormente il piano nella sua versione finale, che comprende anche una mozione del Consiglio comunale di Torino in cui si inserisce l’economia sociale tra gli asset di sviluppo della città: «Solo un virtuoso sviluppo che tiene insieme industria e produzione manifatturiera, turismo, terziario e sviluppo dell’economia sociale, permetterà a questo territorio di uscire dalle difficoltà in cui si trova».
Una visione in tre direzioni
Il Piano punta a «una crescita equa e sostenibile per una nuova concezione di prosperità». Un ecosistema collaborativo capace di generare impatti positivi diffusi, coinvolgendo tutti gli attori economici e istituzionali in un processo di innovazione strutturale e ponendo i giovani al centro dell’azione.
Tre elementi costituiscono il cuore della visione. Innanzitutto, l’integrazione dell’economia sociale nella politica industriale, coniugando efficienza e sostenibilità. Questo approccio richiede la creazione di strumenti adeguati per incentivare la nascita e la crescita di imprese sociali, nonché la transizione verso un modello di creazione del valore responsabile e innovativo. «È fondamentale», si legge nel Piano, «investire nello sviluppo di competenze avanzate, nella gestione dei processi organizzativi, nell’interazione con i mercati e nella strutturazione finanziaria delle imprese».
Il secondo obiettivo è la creazione di una partnership multiattore, incentivando processi di innovazione aperta e la creazione di nuovi modelli di governance partecipativa: istituzioni pubbliche, settore privato, mondo accademico, Terzo settore, organizzazioni della società civile e comunità locali. «Attraverso una roadmap condivisa, si punta non solo a ottimizzare l’uso delle risorse pubbliche, ma anche a stimolare investimenti privati e a promuovere la contaminazione con tecnologie avanzate, facilitando lo sviluppo di opportunità imprenditoriali innovative».
Infine, la centralità dei giovani: tutti i modelli di sviluppo, per proiettarsi sul futuro ed essere abbracciati dalla società, richiedono nuove competenze e un ricambio generazionale. Il Piano è disegnato attorno all’idea che questo possa avvenire attraverso il loro protagonismo in un nuovo modello di economia sociale di mercato.
Il monitoraggio
Il documento è concepito come un processo aperto e in evoluzione. Sul modello europeo, garantirà strumenti di revisione e un costante allineamento con le strategie nazionali ed europee. «In particolare», si legge nel documento, «il processo manterrà un doppio filo con il documento nazionale di recepimento della Raccomandazione del Consiglio Ue sull’economia sociale attualmente in fase di elaborazione presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze. L’approvazione del Piano Metropolitano avviene infatti in un momento strategico, in quanto i contenuti delle politiche nazionali sono in fase di definizione. Ciò significa che molte delle linee di intervento tracciate dal Piano potranno trovare riscontro nelle politiche nazionali, creando così una interconnessione diretta tra i diversi livelli di governance e auspicabilmente favorendo l’accesso a risorse e strumenti dedicati».
All’interno della cornice di Torino Social Impact e con il contributo congiunto della Camera di Commercio e della Città metropolitana di Torino, verrà creato un gruppo di lavoro con il compito di verificarne l’avanzamento e pianificare processi di integrazione in base all’evoluzione di azioni e contesto. Sarà esplorata anche la possibilità di adottare un sistema di valutazione dell’impatto del Piano metropolitano.
La fotografia in apertura è di Turismo Torino e Provincia. Le immagini nel testo sono di Torino Social Impact
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