Una santa alleanza nel nome della moda italiana, un tempo fiore all’occhiello dell’industria nazionale e oggi in grave crisi. L’intesa raggiunta a Milano, tra il presidente di Confindustria Moda Sergio Tamborini e i segretari generali dei sindacati di categoria Marco Falcinelli della Filctem-Cgil, Nora Garofalo della Femca-Cisl e Daniela Piras della Uiltec-Uil, ha come obiettivo “la difesa, il consolidamento e il rilancio della filiera produttiva del tessile abbigliamento moda”, un settore che unisce 40.000 imprese per un totale di 400.000 addetti, e che con 60 miliardi di euro di fatturato annuo “rappresenta un pilastro essenziale dell’industria manifatturiera”.
Ma oggi, appunto, è un settore in crisi, aggravata dalle crescenti incertezze geopolitiche e macroeconomica, a partire dalla questione dazi. In assenza di un indirizzo di politica industriale nazionale da parte del governo, e in nome della ‘’comune preoccupazione’’ e del ‘’comune interesse’’, sindacati e imprese, grazie alle ormai consolidate buone relazioni industriali, hanno messo dunque nero su bianco “la volontà di definire obiettivi e iniziative comuni che impegneranno le rispettive organizzazioni nei prossimi mesi e anni, sia nei rapporti interni alla filiera che nelle relazioni con le istituzioni, a partire dal Governo”.
In concreto, imprese e sindacati si impegnano a una serie di iniziative comuni che vanno dal perfezionamento del contratto nazionale del novembre scorso all’istituzione di un nuovo Ente bilaterale Moda: gestito in modo paritetico, sarà uno strumento operativo con organizzazione e risorse proprie, messe a disposizione da aziende e lavoratori. L’Ente Bilaterale potrà “supportare l’elaborazione e la messa in opera di strategie e iniziative di sviluppo per il settore e di interesse comune fra imprese e lavoratori”, nonché’ “realizzare nuovi progetti di formazione e assistenza in favore di aziende e lavoratori”.
Ma l’intervento più significativo è quello, appunto, sul piano delle politiche industriali: se il governo latita, sono imprese e sindacati a farsi parte attiva, con l’elaborazione di un documento contenente una serie di proposte condivise che verranno prossimamente presentate all’esecutivo nell’ambito del Tavolo della Moda. L’obiettivo, affermano i firmatari dell’intesa, è quello di indirizzare le iniziative che in quella sede verranno definite, in modo che “siano coerenti con le esigenze delle imprese e dei lavoratori e le risorse pubbliche disponibili siano effettivamente indirizzate al sostegno ed allo sviluppo della filiera in modo concreto e fruibile da parte di tutti gli operatori”.
I punti chiave del ‘’Piano Strategico” di politica industriale comune riguardano le misure per la difesa della filiera produttiva in questo momento di crisi, tra cui il potenziamento degli ammortizzatori sociali, le proposte per garantire il credito nelle PMI e una soluzione coerente sul credito di imposta per i campionari per gli anni 2015-2019, oltre a una serie di “misure strategiche” per il rilancio del settore. In particolare, gli interventi necessari al consolidamento dimensionale delle imprese, interventi strutturali sui costi dell’energia e sulle garanzie per il credito, iniziative per la formazione delle risorse umane, dalla formazione di base a quella continua, all’inserimento nel mercato del lavoro e alla formazione dedicata agli immigrati. E ancora, misure per l’innovazione e la ricerca, la sostenibilità, il “Green Deal” e l’economia circolare; iniziative per ristabilire la legalità e la concorrenza leale nella filiera della moda, e infine progetti per favorire l’internazionalizzazione e il “reshoring” delle produzioni delocalizzate all’estero.
Quanto ai contenuti del contratto, l’intesa prevede l’aumento dei minimi retributivi lordi medi mensili di 200,00 euro a regime, garantendo cosi’ il recupero dell’inflazione 2022 e 2023 e la tutela il potere d’acquisto fino al 31 marzo 2027; la parificazione normativa tra le diverse qualifiche professionali (dall’inizio del 2025 operai, qualifiche intermedie, impiegati e quadri sono soggetti ai medesimi diritti e doveri); un nuovo investimento sulle competenze dei lavoratori, con l’impegno delle aziende ad estendere i programmi di formazione continua a tutti i lavoratori; il miglioramento degli istituti che regolano la conciliazione tra il tempo e l’organizzazione del lavoro e gli impegni della vita privata dei lavoratori; un rinnovato investimento sul welfare contrattuale: il miglioramento del piano di assistenza sanitaria offerto da Sanimoda, l’aumento della tutela previdenziale del fondo di settore Previmoda e nuove risorse pari a 200,00 euro annue per ogni lavoratore spendibili in beni e servizi di welfare.
L’importanza dell’impegno che unisce imprese e sindacati è sottolineato dalle dichiarazioni delle parti firmatarie dell’intesa: “Con l’incontro di oggi confermiamo la volontà di Confindustria Moda di potenziare le relazioni industriali di settore per sostenere, insieme con i sindacati e con più forza, le imprese e i lavoratori”, ha affermato il presidente di Confindustria Moda Sergio Tamborini. Per questo, prosegue, “oltre al nuovo contratto di lavoro, formalizziamo la nascita dell’Ente Bilaterale Moda, uno strumento operativo essenziale per implementare le strategie di intervento nel comparto, e annunciamo con le organizzazioni sindacali l’elaborazione di un piano strutturale congiunto a sostegno del tessile e moda e dei suoi operatori che andremo a presentare al Governo nei prossimi tavoli ministeriali”.
A loro volta, i tre leader sindacali Falcinelli, Garofalo e Piras confermano che “in un contesto sempre più̀ complesso e sfidante in cui ci troviamo ad agire, come parti sociali stiamo facendo al meglio la nostra parte per garantire uno sviluppo sostenibile e di qualità̀ all’intero settore. La sottoscrizione di un contratto innovativo che punta sulle relazioni industriali e dà risposte certe alle lavoratrici ed ai lavoratori, sia in termini economici che normativi, rappresenta un tassello fondamentale tra le azioni congiunte che vogliamo continuare ad implementare per il rilancio del settore. Siamo convinti che relazioni sindacali consolidate e partecipative generino valore per tutte le Parti coinvolte, e auspichiamo che anche le Istituzioni -ed il Governo in particolare- si facciano parte attiva di questo percorso, sostenendo con politiche industriali serie ed adeguate le imprese ed i lavoratori.”
Redazione
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