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il cuneo fiscale in Italia sale al 47,1%


L’Italia è al quarto posto tra Paesi industrializzati per il maggiore incremento della tassazione sui salari. Il cuneo fiscale impatta per il 47,1% dello stipendio

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In Italia quasi il 50 per cento dello stipendio vola via in tasse.

L’impatto del cuneo fiscale sui salari italiani sale al 47,1 per cento. A fornire i dati aggiornati al 2024 è il rapporto dell’OCSE sulla tassazione dei salati pubblicato questa mattina.

L’Italia è al quarto posto tra i Paesi industrializzati per il maggiore incremento della tassazione sui salari. Eravamo al quinto posto nel 2023.

Stipendi, quasi la metà se ne va in tasse: il cuneo fiscale in Italia sale al 47,1 per cento

L’Italia è al quarto posto, tra Paesi industrializzati, con il maggiore incremento della tassazione sui salari.

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A fornire la panoramica sui dati aggiornati al 2024 è il rapporto OCSETaxing Wages 2025” pubblicato il 30 aprile 2025.

Il report illustra il peso della tassazione complessiva sui salari nei Paesi dell’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.

In Italia il peso della tassazione complessiva sui salari è aumentato. Nel 2024 tale valore si attesta al 47,1 per cento per un lavoratore single, un incremento di 1,61 punti sul 2023.

Nei 38 Paesi OCSE invece la media si attesta al 34,9 per cento (comunque in aumento di 0,05 punti).

Nel 2024, si legge nel report, il cuneo fiscale più elevato per i lavoratori single senza figli è stato osservato in Belgio (52,6 per cento), Germania (47,9 per cento), Francia (47,2 per cento), Italia (47,1 per cento) e Austria (47,0 per cento).

In linea generale, il cuneo fiscale medio dei Paesi industrializzati per un lavoratore single è aumentato, sebbene in modo marginale, per il terzo anno consecutivo, dopo i due anni di calo durante la pandemia. Hanno segnato un incremento 20 dei 38 paesi Ocse, 15 hanno registrato un calo e tre sono rimasti a livelli invariati.

La riduzione del cuneo è stata particolarmente generosa in Finlandia (-1,57 punti percentuali), Regno Unito (-1,74) e Portogallo (-1,75), grazie alla riduzione dei contributi previdenziali o delle aliquote di imposta.


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Italia al quarto posto per impatto del cuneo fiscale

Il nostro Paese balza dunque in avanti rispetto al quinto posto del 2023 per il cuneo fiscale, ovvero la differenza tra il costo del lavoro sostenuto dal datore di lavoro e il reddito netto percepito dal lavoratore, determinata dai contributi previdenziali e dalle imposte sul reddito.


Sono dunque imposte e contributi gli elementi che compongono il cuneo fiscale, termine che identifica quindi il costo del lavoro sia sul fronte delle somme trattenute al lavoratore stesso che per quel che riguarda gli oneri a carico delle imprese.

I valori del cuneo fiscale consentono quindi di determinare la differenza tra stipendio lordo e netto percepito dal lavoratore, considerando il totale delle somme a carico di azienda a dipendente.

L’incremento dei prelievi che si registra in Italia è il maggiore dell’area OCSE ed è l’unico superiore a 1 punto percentuale assieme a quello della Slovenia.

Come indicato nel documento, il motivo principale è la crescita del salario medio oltre la soglia prevista per gli sgravi contributivi. L’incremento al 47,1 per cento deriva “principalmente dal fatto che i percettori di un salario medio nel 2024 non hanno più beneficiato dell’aliquota contributiva ridotta in quanto i loro salari lordi hanno superato la soglia dei 35.000 euro”.

Sono infatti saliti a 35.616 euro rispetto ai 34.277 euro dell’anno precedente. Il che ha portato all’esclusione dal taglio del cuneo fiscale previsto dalla Legge di Bilancio 2024 che, ricordiamo, si applicava ai redditi fino a 35.000 euro.

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L’aumento del salario lordo medio italiano a 35.616 euro l’anno è pari al 3,9 per cento lordo, ma si riduce al 2,7 per cento reale, considerando il tasso di inflazione dell’1,2 per cento.

In base ai dati OCSE, l’aumento del cuneo nel caso dell’Italia risulta da un incremento di 2,92 punti percentuali dei contributi a carico del lavoratore, in parte controbilanciato da una riduzione di 1,3 punti delle imposte sul reddito, mentre resta invariata l’evoluzione dei contributi pagati dal datore di lavoro.

Il cuneo fiscale è in aumento anche per le famiglie con figli, anche se in livelli generalmente più contenuti.

Come specificato nello studio dell’OCSE, nel caso di una coppia monoreddito con due figli e livelli salariali medi il cuneo fiscale è aumentato in media di 0,16 punti percentuali (al 25,8 per cento nel 2024), pur essendo diminuito in 20 Paesi.

L’Italia in questo caso è al 35,4 per cento, con un aumento di 1,53 punti sul 2023 e quasi 10 punti sopra la media, al sesto posto tra i Paesi avanzati.

OCSE – Rapporto Taxing Wages 2025
Scarica il report

Come funziona il taglio del cuneo fiscale e contributivo nel 2025?

La riduzione del cuneo fiscale resta quindi una priorità. La Legge di Bilancio 2025 ricordiamo ha modificato radicalmente la misura che negli anni scorsi ha previsto il taglio del cuneo fiscale.

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Il nuovo taglio previsto dalla Legge di Bilancio interessa coloro che hanno un reddito fino a 40.000 euro e tocca la componente fiscale, non quella contributiva, come accaduto fino allo scorso anno:

  • per chi resta sotto i 20.000 euro, gli aumenti in busta paga hanno la forma di un contributo da calcolare in base a diverse fasce di reddito;
  • oltre questo importo il bonus è rappresentato da una detrazione aggiuntiva sul lavoro dipendente pari a 1.000 euro all’anno, superata la soglia dei 32.000 euro decresce fino ad azzerarsi raggiunti i 40.000.
Taglio cuneo fiscale 2025 Tipologia di bonus Importo
Fino a 20.000 euro di reddito Contributo aggiuntivo in busta paga Importo da calcolare in base a diverse percentuali:

  • 7,1 per cento fino a 8.500 euro
  • 5,3 per cento tra 8.500 e 15.000 euro
  • 4,8 per cento tra i 15.000 e i 20.000 euro
Fino a 32.000 euro di reddito Detrazione aggiuntiva 1.000 euro
Fino a 40.000 euro di reddito Detrazione aggiuntiva Importo decrescente da 1.000 a zero euro



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