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Assemblea Banco Bpm, Castagna e Tononi contro Unicredit. E sul risiko: “Non scontenti se Mps avesse Banca Generali”


I vertici di Banco Bpm hanno duramente attaccato Unicredit: “Ci dica se l’ops va avanti o si ferma”. Critiche sulla Russia e su Anima. Castagna su Generali: “È fuori dal nostro perimetro”. Via libera dell’assemblea a bilancio e dividendo

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Via libera plebiscitario dell’assemblea degli azionisti di Banco Bpm al bilancio 2024 e al dividendo da 0,25 euro per azione. Ma al centro dell’assise non poteva che esserci Unicredit e la sua offerta da 10,1 miliardi di euro, mentre è in corso il periodo d’adesione (al secondo giorno sono state presentate complessivamente 3.859 richieste, pari allo 0,000255% delle azioni oggetto dell’offerta) che terminerà il 23 giugno. Sempre che Andrea Orcel non decida di rinunciare. Ed è proprio questo il fulcro degli interventi del presidente Massimo Tononi e dell’amministratore delegato Giuseppe Castagna che, parlando ai soci, hanno usato parole dure nei confronti di Piazza Gae Aulenti, chiedendo chiarezza sul futuro in quella che potrebbe essere per Banco Bpm l’ultima assemblea da banca indipendente. 

Assemblea Banco Bpm: Tononi e Castagna contro Unicredit

Davanti agli azionisti – presente il 64,2% del capitale – il presidente di Banco Bpm Massimo Tononi non ha usato mezzi termini: “C’è ancora molto potenziale. C’è ancora molto che vogliamo e possiamo fare: l’obiettivo è continuare a muoverci nel solco della nostra storia ed è evidente che il nostro percorso non deve e non può finire qui, deve continuare. Ed è mia opinione che certo non verrà interrotto dall’Ops di Unicredit”, ha detto aprendo l’assemblea.

Poi l’attacco frontale: L’Ops di Unicredit “è del tutto inadeguata sotto il profilo finanziario, del tutto insoddisfacente e non è nell’interesse degli azionisti’. Non solo, per Tononi l’offerta, “presenta profili di incertezza molto estesi e anche molto preoccupanti: non conosciamo il piano industriale congiunto delle due banche, non conosciamo le intenzioni dell’offerente su Anima, né le iniziative che intende mettere in atto per ottenere le sinergie che ha prospettato solo in termini numerici. E non lo conosciamo – ha rimarcato – perché l’offerente non lo ha comunicato”. Secondo il presidente di Piazza Meda è “cruciale” che “gli azionisti dispongano di queste informazioni”, dato che quella di Unicredit “è un’offerta di scambio” e che quindi i soci Banco Bpm che dovessero aderire diventeranno azionisti di Unicredit.

 “A oggi – ha attaccato ancora Tononi – ci sono inoltre condizioni di efficacia” dell’Ops “che non si sono verificate e non c’è nessuna possibilità che si verifichino in futuro. Sono tre queste condizioni e credo sia giunto il tempo che l’offerente faccia chiarezza su questo”. “Per quanto posso vedere io le opzioni sono due – ha concluso -: rinunciare alle condizioni oppure rinunciare all’offerta”.

Sulla stessa linea anche l’amministratore delegato Giuseppe Castagna: “Ci sembra il caso che dicano se l’offerta va avanti o se si ferma”, ha detto, sottolineando che “l’ops di Piazza Gae Aulenti “va solo a vantaggio degli azionisti di Unicredit e a scapito degli azionisti del Banco”. Parlando degli elementi di criticità, Castagna ha citato quelli relativi alle sinergie di costo, che potrebbero tradursi nel taglio “di un terzo dei dipendenti”, nonché quelli relativi alla strategia di Unicredit.

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Ma sull’operazione non pesano solo le criticità elencate dai vertici di Piazza Meda, l’opa su Anima e il mancato Danish compromise, ma anche le dure condizioni che il governo ha posto al termine della procedura Golden Power. Castagna ha infatti ricordato gli “ulteriori elementi di rischio ricollegabili alle prescrizioni imposte a Unicredit dal provvedimento Golden power”. “Li abbiamo letti, li abbiamo visti, sarà Unicredit a interloquire con le autorità di governo”, ha dichiarato il banchiere.

Il manager si è poi soffermato su una delle condizioni più discusse tra quelle imposte dall’esecutivo: la richiesta di uscire dal mercato russo in nove mesi. “Ne voglio fare un tema economico. Unicredit stessa ha dichiarato che l’uscita dalla Russia potrebbe portare ad una svalutazione contabile del conto economico di 5,5 miliardi di euro”, erodendo “gran parte del capitale in eccesso”. E sullo sfondo ci sono infine le incertezze su Commerzbank, di cui Unicredit ha rilevato il 30% del capitale, ma su cui “non è dato sapere” quali siano le intenzioni a lungo termine, ha detto Castagna.

Replicando a chi gli chiedeva di commentare i paletti fissati dal governo e gli investimenti di Anima, il banchiere ha affermato: “Dobbiamo avere un po’ di senso logico nel pensare che una banca italiana che fa solo lavoro in Italia” sia una cosa, mentre “una banca, per loro fortuna così ben dispiegata a livello internazionale” abbia “interessi che non sono al 100% coincidenti con quelli del nostro Paese”. “Noi siamo una banca che lavora solo sull’Italia” e dunque “nessuno si pone la domanda se Anima in una banca al 100% in Italia continui a investire in Italia”. “Evidentemente non si pensa lo stesso dell’altra banca, che dal punto di vista oggettivo ha il 65% delle attività sull’estero”, ha evidenziato.

Castagna risponde a Crédit Agricole: “Fiduciosi del percorso fatto”

Crédit Agricole deciderà “tra qualche settimana” se aderire all’Ops di UniCredit su Banco Bpm, ha detto Philippe Brassac, l’Ad uscente di Crédit Agricole, che ha partnership dirette e indirette con entrambi gli istituti, nel corso di una call sui conti del primo trimestre.

A queste parole ha risposto a distanza Castagna, dicendosi “molto fiducioso del percorso fatto fin qui con” il Crédit Agricole “come azionista, ci sentiamo in un percorso che è stato apprezzato e condiviso”. Secondo il banchiere “è sicuramente ragionevole che loro dicano che prenderanno una decisione quando sarà il momento di decidere”.

Assemblea Banco Bpm, Castagna su Anima: “Il risparmio degli italiani deve rimanere in Italia”

C’è poi il tema di Anima, “che sta a cuore a tutti”, ha detto Castagna in assemblea. “Sappiamo che il risparmio degli italiani è uno delle industrie, degli asset, delle forze del nostro Paese e chiaramente a noi sta molto a cuore che questo risultato rimanga in una banca che ha il 100% delle attività in Italia”, ha continuato. “Unicredit non si è espressa su cosa farà di Anima”, ha rimarcato ancora il numero uno di Piazza Meda, ricordando che una delle condizioni di efficacia dell’ops di Piazza Gae Aulenti mirava a “non farci aumentare il prezzo” dell’opa sulla Sgr.

Rispondendo ai giornalisti, Castagna ha poi sottolineato: “Avevamo detto che puntavamo al 100%” ma “siamo soddisfatti” del risultato dell’Opa su Anima, chiusa a un soffio dal 90% del capitale, che “ci consente l’integrazione della societa”. “Siamo sotto Ops” da parte di Unicredit, “quindi non intendiamo fare altre mosse almeno finché non si chiarisce l’offerta di cui siamo oggetto”, ha concluso.

Castagna: “Non sarei scontento se Mps avesse Banca Generali”

Rispondendo alle domande dei giornalisti a margine dell’assemblea, Castagna ha parlato anche dell’ultima operazione che ha sorpreso il mercato, nell’ambito di un risiko bancario sempre più incandescente: l’ops di Mediobanca su Banca Generali e le sue inevitabili ripercussioni sull’offerta che il Monte dei Paschi ha lanciato a sua volta su Piazzetta Cuccia.

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“Dal punto di vista industriale se Mps si trovasse dentro Banca Generali come azionista non sarei scontento”, ha detto l’amministratore delegato di Piazza Meda, che ha in mano il 5% del Monte dei Paschi e che all’assemblea senese ha votato a favore dell’aumento di capitale al servizio dell’ops su Mediobanca.

A chi gli chiedeva se l’istituto potrebbe essere interessato a rilevare una quota delle Generali alla luce del possibile arrivo sul mercato di parte della partecipazione del 13% attualmente in mano a Mediobanca, il Ceo ha risposto: “Noi sicuramente non saremmo interessati perché non ci interessa acquisire partecipazioni finanziarie senza un progetto industriale”. “Generali non è assolutamente nel nostro perimetro di crescita futura anche se fosse sul mercato”, ha rimarcato.

Assemblea Banco Bpm: via libera a bilancio e dividendo

L’assemblea  degli azionisti di Banco Bpm ha dato il via libera, a larghissima maggioranza, al bilancio 2024 e al dividendo. I conti dello scorso anno, in particolare, hanno ottenuto il voto favorevole del 99,803% del capitale presente, mentre la cedola da 0,25 euro che sarà staccata il prossimo 22 maggio e che ha uno dei rendimenti più alti del Ftse Mib (sopra il 10%) è stata sostenuta dal 99,946%.

I soci hanno poi approvato a larga maggioranza anche gli altri punti all’ordine del giorno. In particolare le politiche di remunerazione hanno ottenuto il voto favorevole del 91,16% del capitale presente per quanto riguarda il 2025 e del 93,65% in merito ai compensi corrisposti nel 2024.

Aprendo l’assemblea sono stati elencati anche i soci con quote superiori al 3%. In particolare: Crédit Agricole (il 19,804% del capitale) e Blackrock (4,508%). Fondazioni e casse previdenziali sono legate da un patto parasociale che ha per oggetto il 6,5% circa del capitale.

La reazione della Borsa

Nel frattempo, dopo il fermento legato all’ops di Mediobanca su Banca Generali, le banche viaggiano in rosso a Piazza Affari, con Unicredit che registra la peggior performance del Ftse Mib (-2%) stretta tra l’indecisione dei francesi di Crédit Agricole e gli attacchi dei vertici di Banco Bpm. Ma in rosso è l’intero settore bancario italiano ed europeo. A Piazza Affari, Mps cede il 1,86%, Banco Bpm il 1,5%, Bper scende dell’1,49%, mentre Pop Sondrio è in calo dello 0,67% e Mediobanca dell’1,1%. Giù anche le banche non coinvolte direttamente nel risiko, con Intesa Sanpaolo e Banca Mediolanum che perdono, rispettivamente, l’1,5% e l’1%. 

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