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Lega a Pontida 21 settembre 2025: programma, ospiti e interventi. Salvini, Vannacci e la partita dell’identità


Domenica 21 settembre 2025 il “pratone” di Pontida (Bergamo) torna ad essere la capitale simbolica del Carroccio. La Lega ha confermato l’appuntamento dalle 10, con pullman organizzati da tutta Italia e una cornice che ripropone il format classico: bandiere regionali, interventi dei dirigenti, chiusura affidata a Matteo Salvini. Sul fronte ospiti, a oggi il nome internazionale messo in vetrina è Jordan Bardella, presidente del Rassemblement National, mentre il partito ha annunciato anche delegazioni giovanili di RN, Vox, Fidesz e del Movimento Nazionale polacco; il nuovo vicesegretario Roberto Vannacci è atteso già alla vigilia.

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Lega a Pontida, un rito che viene da lontano

La liturgia di Pontida nasce come rievocazione contemporanea del “giuramento” medioevale con cui, secondo la tradizione, alcuni comuni lombardi si allearono contro Federico Barbarossa nel 1167. Quel giuramento è oggetto di discussione storiografica, ma il suo valore simbolico ha ispirato la Lega fin dalla prima adunata del 1990 voluta da Umberto Bossi. Negli anni il raduno si è evoluto con il passaggio dalla “Lega Nord” alla “Lega per Salvini Premier”, mantenendo però Pontida come momento identitario e tribuna politica per lanciare messaggi al Governo e alla base.

Lega a Pontida 21 settembre 2025 programma

All’ordine del giorno c’è l’agenda storica del partito: autonomia differenziata (divenuta legge nel 2024 e ora nella fase attuativa), difesa delle filiere produttive e dei territori, linea “Più Italia, meno Europa” elaborata nel programma per le Europee, e il ritorno dei cavalli di battaglia fiscali come flat tax e pace fiscale che Salvini ha rimesso nel perimetro della manovra autunnale. Il lessico non è nuovo, ma a Pontida diventa manifesto politico in vista delle Regionali: federalismo come identità, tasse e opere pubbliche come promessa di governo.

Lega a Pontida 21 settembre 2025, gli ospiti tra sovranisti e giovani patrioti

Se nel 2024 il palco aveva ospitato Viktor Orbán e, per la prima volta, Vannacci, l’edizione 2025 punta sul legame con la destra francese di Bardella e su un parterre giovanile europeo (RN, Vox, Fidesz, Polonia).

È un segnale di continuità della rete sovranista costruita da Salvini tra congresso federale di aprile e autunno: internazionalizzazione del messaggio e radicamento identitario a casa propria. Proprio Bardella figura tra gli ospiti internazionali, assieme a quella del figlio dell’ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro.

Tra gli ospiti italiani, oltre allo stesso Salvini, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e il vicesegretario federale della Lega Roberto Vannacci.

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L’ascesa di Vannacci: da “recordman” di preferenze a vice di Salvini

Il generale Roberto Vannacci, trascinato nel 2024 da un exploit di preferenze alle Europee, nel 2025 ha ottenuto la tessera di partito ed è stato nominato vicesegretario federale accanto a Silvia Sardone. È il passaggio che formalizza il suo peso nella macchina leghista. La crescita però non è stata priva di scosse: nel Parlamento europeo la breve nomina a vicepresidente del gruppo “Patrioti per l’Europa” è stata ritirata dopo poche settimane, segnale delle frizioni che il suo profilo può generare sulla scena UE.

Ma la figura di Vannacci non riscuote consenso unanime anche all’interno della Lega. In Toscana, dopo il passo indietro del consigliere regionale uscente Massimiliano Baldini, che in aperta polemica con la “linea Vannacci” ha rifiutato la ricandidatura, il direttivo viareggino si è in blocco: nel mirino l’impostazione giudicata verticistica delle candidature in Toscana e, più in generale, i metodi spigolosi del neo vicesegretario.

Anche dai piani alti del partito arrivano segnali di insofferenza: Massimiliano Romeo, segretario della Lega in Lombardia, e Gianmarco Centinaio, vicepresidente del Senato, hanno stigmatizzato il modo di fare politica dell’ex generale. Particolarmente netto Romeo, che ha lamentato come Vannacci sia “spesso nella zona di Varese per iniziative che coinvolgono leghisti ma di cui il partito, di cui è vicesegretario, non sa nulla.

Credo sia arrivato il momento di sedersi attorno a un tavolo con Vannacci per confrontarsi con la massima sincerità per il bene della Lega”. Salvini ne ha subito preso le difese (“è un valore aggiunto, stiamo facendo e faremo un ottimo lavoro insieme”), ma Centinaio, che già all’epoca aveva espresso forti perplessità sulla candidatura alle Europee e poi sull’ingresso nella Lega, ha rincarato; “se Vannacci continua a muoversi in questo modo, il rapporto non si recupera.

Sono anche convinto, come dice Romeo, che sia necessario un chiarimento con Vannacci, prima di Pontida, per evitare che ci siano ancora dubbi su questa situazione. L’ex generale inizi a rispettare le regole della Lega. Se non gli vanno bene, faccia il suo partito. Se invece dice di volerle cambiare, vuol dire che vuole puntare alla leadership e a me questo non sta bene”.

La Lega oggi: consenso da ricucire e nervi scoperti

I sondaggi collocano stabilmente Fratelli d’Italia in testa, con PD a inseguire e Lega in competizione con Forza Italia per la medaglia di bronzo: fotografia che conferma la necessità, per il Carroccio, di usare Pontida come moltiplicatore di attenzione e disciplina interna. Ma dentro il partito pesa la gestione delle candidature regionali e il rapporto con i governatori del Nord, terreno su cui si giocano leadership e linea politica.

La posizione di Salvini: leadership blindata fino al 2029

Ad aprile il congresso federale di Firenze ha confermato Matteo Salvini segretario fino al 2029, con un palco popolato (anche in video) dagli alleati europei. Da lì in avanti la linea è stata ribadita: autonomia e premierato come binomio strategico, rilancio delle misure fiscali amiche di imprese e famiglie, e una postura sovranista in Europa. Pontida rappresenta la verifica “di massa” di quel mandato congressuale.

Il “balletto” delle Regionali: Veneto, Puglia e Campania tengono col fiato sospeso la coalizione

Il centrodestra sconta ritardi nella definizione dei candidati in alcune regioni-chiave: Veneto, Puglia e Campania restano i dossier più sensibili, mentre in altre (come Marche e Calabria) la corsa è più lineare. È in questo contesto che Salvini ha legato il nome del veneto Alberto Stefani alla partita post-Zaia, segnalando che la scelta “arriverà dopo Pontida”. La situazione alimenta l’idea di un negoziato ancora aperto con FdI e Forza Italia: la kermesse bergamasca diventa così anche un messaggio agli alleati.

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A livello di calendario, l’autunno elettorale 2025 chiama al voto sette regioni (Valle d’Aosta, Marche, Calabria, Toscana, Campania, Veneto, Puglia), con urne scaglionate fra fine settembre e novembre: ritmo che spiega la pressione politica attorno a Pontida, snodo simbolico prima dell’ultimo miglio.

Pontida: le date

L’evento si apre sabato con Pontida Giovani e prosegue domenica con il vero e proprio raduno nazionale.

  • Sabato 20 settembre – “Pontida Giovani” sul pratone di Pontida, start 17.30
  • Domenica 21 settembre – Raduno nazionale della Lega, sul pratone, dalle 10.

Pontida, il programma

Questo invece il programma della due giorni:

  • Sabato 20 (Pontida Giovani) 17.30 – Evento della Lega Giovani con interventi di:
    • Luca Toccalini (responsabile federale Lega Giovani)
    • Matteo Salvini (vicepremier, MIT)
    • Giuseppe Valditara (ministro dell’Istruzione)
    • Roberto Vannacci (vicesegretario federale)
    • Ospiti annunciati: delegazioni giovanili Young Republicans (USA), Rassemblement National (Francia), Vox (Spagna), Fidesz (Ungheria), Movimento Nazionale (Polonia).
  • Domenica 21 (Raduno nazionale)
  • Dalle 10 – Manifestazione centrale sul pratone. Intervento di Matteo Salvini e ospiti internazionali.
  • Iniziative collaterali: al gazebo della Lega Lombarda, raccolta firme/sottoscrizioni per la “Carta per la Lombardia” presentata dal sen. Massimiliano Romeo.

Che cosa si gioca davvero a Pontida

Non è solo una festa. È il tornante in cui la Lega prova a rimettere in asse identità e governo: autonomia da “bandiera” a cantieristica istituzionale; flat tax e pace fiscale da slogan a misure di bilancio; rete sovranista europea come cornice narrativa e bacino di alleanze. Sullo sfondo, due incognite: la gestione dell’“effetto Vannacci” (energia mobilitante ma anche potenziale fonte di attriti) e la trattativa sulle candidature regionali, cartina di tornasole dei rapporti con Meloni e Tajani.

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