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Lavorare nello sport e guadagnare 100 euro l’ora: le competenze richieste


Lavorare nello sport sta diventando sempre di più un’opportunità di crescita professionale con ottimi risvolti anche di business e fatturato. Partitaiva.it ha deciso di esplorare questo mondo, caratterizzato da un potenziale enorme di crescita, ma segnato anche dal peso della concorrenza sleale.

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Allenatori, preparatori atletici, istruttori di fitness, personal trainer, tecnici sportivi, chinesiologi, posturologi: un settore che ha grande appeal tra le giovani partite IVA under 35 ma all’interno del quale la formazione fa la differenza, perché sono le conoscenze approfondite a trasformare le abilità in competenze.

Fitness in Italia, un mercato che vale 2,3 miliardi di euro

Chi conosce bene il potenziale del settore fitness è Valentina Fioramonti, group exhibition manager della divisione Wellness & Sport di Italian Exhibition Group. Divisione che annovera al suo interno anche RiminiWellness di cui Fioramonti ha preso le redini nel 2023, con il compito di rilanciare la manifestazione lavorando su un format appetibile, sia per il consumatore finale che per l’operatore di settore, cercando di intercettare i nuovi trend del wellness e del fitness e coinvolgendo l’intera community sui temi della formazione, del business development e dell’engagement del pubblico finale.

“Il settore del fitness in Italia vale 2,3 miliardi. In Italia ci sono 5.100 club registrati e si stima che siano molte di più se si considerano anche le ASD, associazioni sportive e circoli indipendenti, mentre gli iscritti in palestra sono circa 6 milioni”.

Personal trainer, fino a 100 euro l’ora per allenare anche i principianti

Esercizio fisico, questo sconosciuto. Italiani, popolo di rinomati pigroni. Scontiamo ormai da tanto tempo questa cattiva nomea. Eppure, qualcosa sta cambiando. È l’ISTAT a certificare che negli ultimi trent’anni è aumentata la pratica sportiva continuativa e se oggi sei persone su dieci in Italia non fanno sport, una su tre fa attività fisica.

In tempi più recenti, un aiuto è arrivato dalla pandemia che ha svolto un ruolo spartiacque nella percezione del benessere fisico come nuova priorità, imprimendo una forte accelerazione a tutte le professioni o attività lavorative legate al mondo dello sport.

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“Se consideriamo sia i professionisti indipendenti che quelli che lavorano nelle palestre e nei centri fitness – prosegue Fioramonti – si stima che in Italia ci siano quasi 120 mila personal trainer”. Allenamento in palestra oppure a domicilio, addirittura anche on line, pacchetti e scontistiche: a seconda del servizio ma anche dell’esperienza, un personal trainer può arrivare a guadagnare anche 100 euro l’ora perché si tratta di professionisti che si muovono in un mercato in forte crescita, con una forte domanda di trainer con competenze specifiche e certificate, in grado di poter allenare un pubblico sempre più eterogeneo per età e capacità motorie, oltre che essere in grado di fornire anche servizi di riabilitazione e allenamento a scopi terapeutici.

L’assenza dell’albo professionale e i rischi del personale non qualificato

Per molti anni il mondo del personal training ha sofferto di controlli non adeguati. “Se pensiamo che non esiste al momento un albo professionale che certifichi i personal trainer, si capisce quanto sia difficile verificare le qualifiche e l’esperienza dei professionisti”, ci spiega Fioramonti.

Per l’esperta, però, la formazione dei personal trainer è oggi un business florido e serio. Si conterebbero tanti e diversi enti di formazione e certificazione, in grado di rilasciare attestati validi. Ciò dimostrerebbe una crescente attenzione sul tema e anche la consapevolezza del consumatore finale. “Allenarsi con uno specialista qualificato aiuta sicuramente a non incorrere in spiacevoli rischi e, soprattutto, a valutare l’intensità, la durata e la tipologia dell’allenamento stesso in base alla caratteristiche individuali”. 

Lavorare nello sport: come si diventa personal trainer

Oltre alle facoltà di Scienze Motorie, che formano i futuri chinesiologi mixando preparazione teorica – su alimentazione, biologia, chimica, nozioni di medicina di base, fisioterapia, terapia muscolare – e pratica, sono sempre di più le scuole e associazioni, nazionali e internazionali, che seguono la formazione dei personal trainer.

Di questa fanno parte, ormai, anche nozioni di economia, business development, marketing, oltre alla parte tecnica e teorica, così da immettere sul mercato professionisti competitivi. “FIF, Issa, Palestre di Successo, Ciwas sono solo alcuni network di formazione e informazione ai quali si affiancano gli enti sportivi riconosciuti dal CONI come ANIF, ASI, CSI e tanti altri”, ci racconta la manager di RiminiWellness.

Le competenze più richieste

Per lavorare nello sport non basta più la formazione in Scienze Motorie. “Molto spesso sono richieste competenze su alimentazione, medicina dello sport, principi di fisioterapia per poter lavorare anche con persone con difficoltà motorie – spiega Fioramonti -. Tra i must have la capacità di sapere come integrare l’esercizio fisico con i giusti prodotti fisiologici, come integratori e bevande, e saper lavorare su fattori come il ciclo del sonno, l’andamento ormonale, le patologie congenite”.

Diverse realtà hanno infatti deciso di sviluppare moduli di formazione per personal trainer più legati al mondo della salute e della fisioterapia. “Per esempio, Crossfit Health e Project Invictus uniscono l’allenamento muscolare a un’attenzione particolare all’allenamento in campo medico-sanitario”, precisa l’esperta.

Laurea in Scienze motorie: gli sbocchi professionali

A Gabriella Aiosa, che svolge questa professione da trent’anni, non mancano né titoli né competenze. Aiosa è la dimostrazione che sono tanti i lavori che si possono fare con la laurea in Scienze motorie. Anche se lei ha deciso di aggiungerne un’altra il Logopedia e di seguire un master di primo livello in Posturologia e Scienze dell’esercizio fisico. “Lavoro come tecnico sportivo e istruttore nell’ambito dell’esercizio fisico di base – spiega a Partitaiva.it -. Ho acquisito certificazioni nei vari ambiti di applicazione dell’esercizio fisico: dal fitness all’aerobica, dall’allenamento funzionale al pilates, dal body building allo step, fino al total body workout”.

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Sulla formazione, anche accademica, dovrebbero ormai puntare tutti gli aspiranti professionisti dello sport. “La nuova riforma dello sport ha riconosciuto il lavoro sportivo e ha stabilito condizioni e adempimenti necessari per ottenere la licenza, inoltre la legge costituzionale n.1 del 2024, che modifica l’art. 33 della nostra Costituzione, ha riconosciuto lo sport come vettore di salute e strumento educativo”, precisa Aiosa.

I requisiti per lavorare nello sport

Per lavorare in palestre, centri sportivi o associazioni dilettantistiche, è necessario essere in possesso di un tesserino tecnico, adempiere ad obblighi, formativi e non solo, che sono stabiliti dal Coni. “Ogni centro sportivo – ci spiega Aiosa – deve essere diretto da un dottore in scienze motorie. Tuttavia sono molte le realtà, soprattutto quelle più piccole, dove questa condizione non viene sempre soddisfatta”. E anche l’ISTAT certifica che i livelli di pratica sportiva sono più alti nei comuni centro dell’area metropolitana (42,7%) mentre quote meno elevate interessano, invece, i piccoli comuni fino a duemila abitanti (29,7%).

Ci sono ancora alcuni segmenti del settore in cui il rischio di trovarsi davanti a un professionista improvvisato esistono ancora. “Nel fitness, in primis. Al giorno d’oggi seguire un corso di formazione della durata di due giorni è sufficiente per poter esercitare il ruolo di istruttore di questa disciplina – fa sapere – e questo non è accettabile”. La preparazione corretta, invece, non potrebbe fare a meno della formazione accademica di base, dei tirocini e della specializzazione tecnica.

Posturologo e fisioterapista, invasioni di campo: la legge che serve

Aiosa è anche docente di Scienze motorie sportive. Possiede una specializzazione in sostegno didattico conseguita con TFA all’università di Catania e da quattro anni ha avviato un’attività one to one di posturologia: rieducazione funzionale, paramorfismi, ginnastica posturale e psicomotricità per bambini.

Proprio la posturologia sarebbe un altro segmento fragile, con professionisti attivi senza le adeguate competenze, senza la conoscenza dei fondamenti di biomeccanica, fisiologia e anatomia funzionale del corpo umano, che possono essere acquisite solo con master specifici. “Ad oggi in Italia – spiega la docente – non c’è una legge che definisce chiaramente la figura del posturologo e molti fisioterapisti se ne occupano impropriamente. C’è una sorta di tiro alla fune, ma si tratta di due specializzazioni diverse”.

E poi c’è un altro pericoloso equivoco di tipo gerarchico, tra terapista e medico. “Il terapista deve eseguire sempre ciò che stabilisce il medico – conclude -. Mi è capitato che fisioterapisti mi dessero indicazioni su come trattare un determinato problema. Questa confusione è data dal fatto che la categoria non sia caratterizzata: non si capisce chi debba fare cosa, dove inizi un ambito e dove finisca l’altro”.

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