(ASI)I saldi migratori nella montagna alessandrina sono positivi. Superiori alla media nazionale. Nuovi abitanti sono “entrati” nei territori montani appenninici del sud est del Piemonte. E sono più di coloro che se ne sono andati.
Alto Monferrato, saldo migratorio a +39,89 per mille; nelle Terre del Giarolo +36,66 per mille, nell’Unione montana Terre Alte +28,38 per mille, nei Comuni montani dell’Unione dal Tobbio al Colma +14,48. Bene anche la Val Lemme, due millesimi sotto la media nazionale, a +10,33 per mille.
Sono alcuni dati del “Rapporto Montagne Italia 2025”, realizzato da Uncem nell’ambito del Progetto ITALIAE della Presidenza del Consiglio dei Ministri, presentati ieri, 18 luglio, a Silvano d’Orba in un incontro pubblico convocato dal Sindaco e Presidente dell’Unione montana dal Tobbio al Colma, Pino Coco. Presenti numerosi Sindaci e Amministratori, anche di aree appenniniche limitrofe, come Gigi Gallareto della Langa Astigiana, il già Presidente della Comunità montana Vincenzo Caprile e il Sindaco di Avolasca Michele Gragnolati, Presidente dell’Unione montana Terre Alte. È intervenuto a Silvano d’Orba anche Domenico Ravetti, Consigliere regionale.
Uncem ha presentato il Rapporto arrivato nell’Alessandrino dopo 20 presentazioni dal 24 di giugno a oggi. “Ringrazio Pino Coco per la volontà di analizzare dati, dare una lettura politica e istituzionale al lavoro – evidenzia Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte – che abbiamo realizzato come Uncem. È importante che in quel territorio alessandrino, anche grazie al lavoro della Regione con gli Assessori Bussalino e Gallo, si ricomponga un tessuto istituzionale chiaro e forte. Troppi Comuni oggi vanno e vengono dalle Unioni. La sfida è l’unità, che è antidoto alla fusione degli Enti. E alla loro disgregazione tra mille problemi e privatizzazione. Dobbiamo crederci. Prima di una legge, necessaria e importante, devono crederci i Sindaci. Nell’IO ci perdiamo, nel NOI siamo forti e capaci di affrontare le sfide del futuro”.
“Se qui i Sindaci fossero un po’ più uniti, e ci lavoriamo, anche con nuove managerialità pubbliche, nel quadro del progetto ITALIAE – prosegue Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem – dovremmo finalmente muovere una azione forte su Autostrade, per avere un ristorno e una percentuale dei pedaggi che torni ai territori, viste le due lingue di asfalto super impattanti che attraversano l’Appennino. Non può essere tutto gratis. Così l’acqua. E le foreste che assorbono CO2. Non sono gratis questi servizi ecosistemici-ambientali. Cambiamo verso. La Montagna conta e non si accontenta di assistenzialismo. Non vogliamo mance. Lavoriamo con i Sindaci. Serve una nuova azione politico-istituzionale per attivare servizi insieme, scuole, trasporti, sanità. E per dire che il territorio non è inerme, spacciato. I dati lo dimostrano. Vanno letti. È forte perché le aggregazioni territoriali, le Unioni montane sono, devono essere forti. Basta litigi, screzi, incomprensioni. Occorre vedersi nuovi. E non c’è più tempo. Le sfide sono troppo grandi per essere divisi. Le comunità chiedono protagonismo dei Comuni insieme. Dunque, finiamola con le divisioni, ricomponiamo cinque, sei Unioni montane vere, solide, integrate, nell’Appennino alessandrino, e proseguiamo intensamente nel percorso politico a vantaggio di Comuni-insieme migliori e di nuove opportunità di sviluppo e servizi per le comunità. La frammentazione a qualcuno giova. Non ai Sindaci e non ai Cittadini. Ricomponiamo le fratture. Ovada, Alessandria, Tortona, agevolino i percorsi. Non si voltino dall’altra. Si salvano, pure loro, solo insieme con le valli. Patti nuovi, servono. Non contrapposizioni o ignorarsi. Creare legami. Creare sinergie, patti metromontani. Come ci insegna l’economista Lupatelli nel Rapporto, come ribadisce il sociologo Bonomi e pure il Direttore generale della Presidenza del Consiglio, Giovanni Vetritto, dove la governance montana c’è, dove le aggregazioni di Comuni sono vere, coese, forti, i dati economici e sociali sono migliori. Tre indizi, tra voci di quel peso, sono una prova. Non si discuta perdendo tempo del passato. I Sindaci vadano avanti nella coesione. Con massima determinazione. Uncem è al loro fianco”.
I dati del Rapporto sono molteplici, con tante chiavi di lettura. Il Rapporto non è un documento meramente tecnico. È scientifico e istituzionale insieme. Sul “saldo migratorio”, Uncem ribadisce che il lavoro da fare nei prossimi mesi sarà comprendere chi sono e cosa cercano le persone che si sono spostate a vivere nei Comuni montani. Una sfida enorme, integrare storiche e nuove comunità. Un bisogno dei Sindaci e del Paese. Il Rapporto ha dentro saggi di approfondimento e tanti dati. Chiavi di lettura dei territori, divisi in 387 aree omogenee montane italiane. Nell’Alessandrino, nell’Appennino sono cinque queste “comunità territoriali montane”. Quella che ha tasso di occupazione migliore, 42,8%, è l’Unione montana dal Tobbio al Colma. Disoccupazione al 5,5% in Val Lemme, dato migliore. Nell’Unione Terre Altre sono 13,3 le imprese ogni 100 abitanti. In Val Lemme, 7,6. Rispetto all’agricoltura, scende ovunque e di molto – a differenza di altre aree piemontesi – la superficie agricola utilizzabile, SAU. Aumenta molto il bosco. In Italia le foreste sono il 38% della superficie del Paese, 12 milioni di ettari. Nell’Appennino alessandrino, la media è del doppio e oltre. Dal 68,4% delle Terre del Giarolo, all’83,5% del territorio in Val Lemme. Numeri impressionanti. Che dimostrano la necessità di azioni politiche forestali locali. Le risorse e le opportunità in Piemonte per far crescere filiere forestali, non senza pianificazione, gestione, certificazione, non mancano. Il Piemonte è tra le migliori Regioni in Italia per azioni e investimenti sulle foreste, così come sulla montagna, con oltre 80 milioni di euro di fondi regionali e nazionali (FOSMIT) assegnati alle Unioni montane dal 2022 al 2024. Numeri importanti, che richiamano a una azione forte istituzionale per rafforzare, per volontà dei Sindaci (senza attendere una nuova legge) le Unioni montane. Serve managerialità pubblica, per le Unioni montane, da creare in loco, ripete Uncem. Sul Rapporto, tanti dati su turismo, PIL, reddito. Un quadro pieno di opportunità anche per questo pezzo di Appennino, che è tra i più infrastrutturati d’Italia, ove il saldo migratorio positivo – da non confondere con il saldo naturale, ovunque, Alessandria, Tortona – meno attrattive di un tempo, meno generative – Torino compresi, negativo – deve spingere a una radicalità nelle politiche per la montagna. Che partono dai Sindaci, con le imprese, le scuole, le Datoriali, il terzo settore. Si costruiscano anche qui Green Community, Strategie di territorio che hanno compreso come l’Appennino sia hub mondiale delle crisi climatica e demografica, ma già può dare efficaci risposte per dire come si genera la montagna di domani, antidoto alla fragilità delle Città con i “troppo-pieni” urbani, ma soprattutto luogo di movimenti e innovazioni, si sperimentazioni e speranza come racconta il Rapporto Montagne Italia 2025. Così in una nota UNCEM – Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani
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