La trasformazione digitale del Servizio sanitario nazionale (Ssn) rappresenta una leva fondamentale per affrontare le sfide sempre più complesse che il sistema si trova ad affrontare: invecchiamento della popolazione, aumento della cronicità, carenza di personale sanitario e sostenibilità economica.
In questo contesto, il Pnrr ha avuto il merito di attivare un processo di trasformazione senza precedenti, mettendo al centro dell’agenda pubblica il tema della sanità digitale.
Osservatorio sanità digitale: il ruolo del Pnrr
La sanità digitale italiana è ormai entrata in una fase cruciale, proprio trainata dai fondi del Pnrr.
Con una spesa che nel 2024 ha raggiunto i 2,47 miliardi di euro (+12% rispetto al 2023), il settore registra segnali importanti di avanzamento.
A guidare l’incremento sono gli investimenti per la digitalizzazione degli ospedali, in particolare nei Dipartimenti di emergenza e accettazione (Dea)
e nella diffusione della Cartella clinica elettronica (Cce), insieme a un rinnovato impulso sul Fascicolo sanitario elettronico (Fse) e sulla telemedicina.
Nonostante il motore della trasformazione sia avviato, permangono importanti sfide da affrontare per garantirne la sostenibilità a lungo termine.
Le barriere all’innovazione restano simili a quelle riscontrate negli anni precedenti: carenza di risorse economiche (55%), di competenze (40%) e
cultura digitale (34%), aggravate oggi da incertezze sulla disponibilità di fondi dopo il termine del Pnrr (57%).
Telemedicina in Italia: non aumenta l’adozione, ma sono ben chiari gli impatti
Lo sviluppo delle infrastrutture di telemedicina in Italia sta procedendo, grazie agli investimenti del Pnrr, pari a 1,5 miliardi.
L’Infrastruttura nazionale di telemedicina (Int) è stata collaudata a fine 2023 ed è ora in fase di consolidamento e alimentazione (per esempio, con linee guida di indirizzo e Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali – Pdta).
Le Regioni stanno invece completando la fase di collaudo e avvio delle Infrastrutture regionali di telemedicina (Irt).
In mancanza della piena operatività delle piattaforme regionali, non si rileva ancora un impatto concreto delle azioni previste dal Pnrr sull’adozione della telemedicina e sulla sua integrazione nella pratica clinico-assistenziale.
L’utilizzo da parte dei professionisti sanitari è stabile rispetto all’anno precedente: il 36% dei medici specialisti e il 52% dei Mmg afferma di aver effettuato una televisita, mentre il telemonitoraggio è stato impiegato dal 30% degli specialisti e dal 46% dei Mmg.
Tuttavia, si tratta di un utilizzo ancora sporadico e non strutturato, in termini di frequenza di utilizzo e quindi effettiva integrazione nella pratica quotidiana.
I vantaggi
A fronte di un utilizzo spesso destrutturato, i benefici della telemedicina sono ormai chiari ai medici: oltre il 75% dei medici specialisti e 40% dei Mmg dichiarano che la televisita permette di raggiungere pazienti che altrimenti non avrebbero accesso alle cure.
Inoltre, il 67% dei medici specialisti e il 35% dei Mmg sottolineano che, attraverso il telemonitoraggio, è possibile adattare i piani terapeutici in base ai dati raccolti e rilevare peggioramenti clinici in fase precoce (65% e 36%).
Gli impatti della telemedicina
Il coinvolgimento delle farmacie territoriali potrebbe amplificare significativamente gli impatti della telemedicina. Ad oggi l’80% offre servizi di telecardiologia e c’è interesse ad estendere l’offerta a teledermatologia ed altri ambiti.
Un’opportunità da cogliere soprattutto nelle aree periferiche e rurali, dove rappresentano un fondamentale presidio di prossimità.
Intelligenza artificiale: tra adozione crescente e dubbi aperti
Il 2024 è stato un anno di svolta per l’intelligenza artificiale in sanità. Sul piano normativo, è stato approvato a livello europeo l’AI Act, che fornisce un quadro generale per lo sviluppo e l’adozione di soluzioni AI sicure e affidabili, anche in ambito sanitario.
In parallelo, in Italia è in corso l’iter parlamentare di approvazione di una legge nazionale sull’AI.
Nella pratica clinica, l’utilizzo di soluzioni AI generativa è in crescita: il 46% dei Mmg, il 26% degli specialisti e il 19% degli infermieri ha sperimentato questi strumenti, sebbene nella quasi totalità dei casi lo abbia fatto con piattaforme “generaliste” (come ChatGPT) e non dedicate all’uso clinico. Anche l’impatto futuro di questi strumenti sulla pratica clinica è considerato positivo dalla maggior parte dei medici specialisti, in particolare per la ricerca di informazioni scientifiche, la generazione di documenti di sintesi e l’analisi della letteratura scientifica.
Digitalizzazione dei dati sanitari: un percorso da completare
L’intelligenza artificiale è una delle innovazioni più promettenti per la sanità, ma la sua efficacia dipende dalla qualità e disponibilità dei dati sanitari, oggi ancora frammentati in Italia.
A livello aziendale, la Cartella clinica elettronica (Cce) è uno snodo essenziale per la raccolta di dati locali e un obiettivo del Pnrr per la digitalizzazione ospedaliera.
Attualmente l’85% delle strutture dichiara di avere una Cce attiva (oltre metà in tutti i reparti), ma l’uso da parte dei professionisti si attesta intorno al 62%, un dato in lieve crescita, ma ancora inferiore alle aspettative.
Un passaggio chiave per il raccordo e la valorizzazione dei dati a livello nazionale è l’istituzione dell’Ecosistema dati sanitari (Eds), tramite il decreto del 31 dicembre 2024, che abilita il governo e l’utilizzo dei dati sanitari per finalità di programmazione, prevenzione e ricerca, tramite un’architettura federata e stratificata, che garantisce al contempo la privacy del cittadino.
Fondamentale per alimentare l’Eds sarà il pieno sviluppo del Fascicolo sanitario elettronico 2.0, che potrà mettere a disposizione dati utili per la cura, l’assistenza e la prevenzione.
I germogli della trasformazione nella sanità digitale
A qualche anno dall’avvio della stagione di riforme e investimenti previsti dal Pnrr, possiamo affermare che i germogli della trasformazione stanno spuntando, ma non è ancora tempo di raccoglierne i frutti.
Gli investimenti e le riforme degli ultimi anni hanno gettato le basi per interventi strutturali di lungo periodo. Tuttavia, questo cambiamento richiede – e continuerà a richiedere – visione politica e manageriale, oltre a uno sforzo coordinato da parte di tutti gli attori del sistema, chiamati a gestire una transizione complessa e senza precedenti.
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