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Giovanni Ferrero, il grande piano di Alba: il gruppo della Nutella ora pesa 25 miliardi, la strategia per l’America


di
Daniela Polizzi

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Dal 2015 concluse 21 operazioni, ultime Kellogg e Carambar. Obiettivo: rafforzare la presa internazionale a partire dagli Usa, dove l’azienda ha già investito 11 miliardi. Con la famiglia salda al timone

Per gli italiani resta l’azienda della Nutella. Ma il gruppo Ferrero in questi dieci anni si è trasformato in una multinazionale che, pur mantenendo le radici nel cioccolato, ha diversificato fino a inglobare il marchio più antico e famoso della colazione americana. Il galletto della Wk Kellogg diventerà forse il singolo asset più rilevante con i suoi 2,7 miliardi di dollari di fatturato. È la maggiore acquisizione (3,1 miliardi di dollari) realizzata dalla realtà di Alba a dieci anni dal varo della strategia di diversificazione, annunciata dal presidente esecutivo Giovanni Ferrero nei giorni dell’Expo a Milano. È in realtà un doppio colpo quello messo a segno dal gruppo italiano che, il giorno dopo l’annuncio dell’acquisto di Kw Kellogg, venerdì ha comunicato anche l’acquisto delle caramelle più note di Francia. Si tratta della francese Carambar &co. con i marchi Malabar, Poulain, Suchard e Lutti ceduta dal fondo Eurazeo. Ferrero ha così rafforzato il settore delle caramelle aggiungendo al portafoglio un fatturato di 415 milioni nel 2024.

La cavalcata negli States

La cavalcata di Ferrero nell’m&a ha portato gli Stati Uniti a rappresentare ormai la metà dei ricavi di Ferrero International che, dopo lo shopping nel Michigan (che però dovrà ancora passare attraverso i via libera delle autorità Usa) , salirà dagli attuali 18,4 miliardi a circa 21 miliardi di euro. In tutto, secondo stime, la dinastia ha investito negli Usa circa 11 miliardi di euro. Dopo l’ultimo blitz, il gruppo italiano negli States avrà 14 mila addetti, una capacità produttiva che conta su 22 impianti più 11 uffici.
Ma se si include nel perimetro che fa capo alla dinastia di Alba anche l’altro braccio per le acquisizioni di Ferrero, cioè la holding belga Cth, ci sono tre miliardi aggiuntivi di ricavi. Ferrara, Fox’s biscuits, Burton’s biscuits nel Regno Unito e Fine Biscuits Company che ingloba Delacre, Deliciock e Kelsen tra Belgio e Danimarca. Se si sommano i numeri, ormai l’ecosistema Ferrero è a un passo dai 25 miliardi di fatturato.




















































Lo shopping decennale

La prima acquisizione, Giovanni Ferrero l’ha messa a segno proprio nel 2015, comperando la britannica Thorntons nei cioccolatini, sulla scia del business tradizionale. Sono del 2017 le acquisizioni negli Usa, prima di Fannie May (chocolate confectionery), poi i grandi deal di Ferrara nelle caramelle, della divisione biscotti di Nestlé (per 2,8 miliardi di dollari, secondo le indiscrezioni circolate all’epoca), la prima acquisizione da Kellogg di snack e caramelle e, ancora, i gelati della Wells. Infine, la Power crunch nel segmento degli snack proteici. Giovedì si è appunto aggiunto il colosso Wk Kellogg. In tutto i due rami per le acquisizioni di Ferrero hanno chiuso 21 deal.

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La nuova sfida

Ora spetterà agli italiani dare un nuovo impulso al numero uno americano dei cereali per la prima colazione, che lavora in un mercato fortemente competitivo, in un contesto di rialzo dei prezzi delle materie prime e di consumi incerti. «Con il suo focus su un mercato maturo e domestico, avevamo previsto prospettive di crescita contenute per Wk Kellogg — hanno scritto subito gli analisti di Morningstar — ma crediamo che un accordo potrebbe consentirle di beneficiare della gamma di prodotti e della presenza geografica di Ferrero». Ferrero sembra fare una scommessa controcorrente, «che potrebbe però restituire appeal alla colazione a base di cereali utilizzati dal 70% delle famiglie americane — ha scritto il Financial Times —, un settore che comunque registra un calo dal 2019». Ma, sostengono gli esperti, una rivisitazione dei petali di cereali in senso salutistico (arricchiti di proteine, senza glutine, materia prima organica) non potrà che dare nuovo slancio ai cereali.

Il quartier generale nel Michigan

Ferrero farà della storica sede di Battle Creek nel Michigan il quartier generale americano per i cereali investendo sulla crescita dei brand Frosted Flakes, gli Special K e Rice Krispies. Il modello è quello che accompagna sempre le acquisizioni del gruppo di Alba. Quello che ha portato alla realizzazione della sua prima fabbrica di cioccolato in Nordamerica a Bloomington nell’Illinois, che è peraltro la terza più grande a livello globale. Inaugurata nel 2024, produce alcuni dei più importanti marchi Usa: Kinder, Ferrero Rocher, Butterfinger e Crunch.
Giovanni Ferrero ha più volte detto che il capitalismo familiare non deve considerare «il mondo esterno come un nemico da cui difendersi». Ma aprirsi allo sviluppo internazionale. Anche in una fase difficile che vede conflitti, in un Paese che peraltro ha riportato nel mondo dazi e barriere commerciali.

L’accordo

L’acquisizione di Wk Kellogg dovrà attendere il via libera sul mercato Usa. L’accordo raggiunto prevede un acquisto sulla base di 23 dollari per azione in contanti che porta la valutazione a 3,1 miliardi di dollari. Ferrero comprerà dal Wk Kellogg foundation trust e dal family office della famiglia Gund, eredi di George che fondò l’azienda nel 1910. Poi Alba acquisterà le restanti azioni al New York Stock exchange con l’obiettivo di portare a termine il delisting della società da Wall Street.
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14 luglio 2025

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