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IGR: stesso impatto per tutti i lavoratori, residenti o frontalieri


Trovato il punto di caduta tra il Governo (e in particolare la Segreteria alle Finanze) e le parti sociali (categorie economiche e sindacati), che seppur con posizioni differenti, avevano criticato fortemente la riforma IGR. Il confronto ha portato a una serie di modifiche che verranno votate direttamente in Consiglio Grande e Generale (ci vogliono 39 firme per cambiare il testo licenziato dalla Commissione) e che rispondono alle richieste principali, a partire dalla parità di trattamento tra lavoratori residenti e frontalieri. Parità garantita, a quanto pare, nonostante resti intatto il nuovo impianto normativo che si fonda sul passaggio dalle deduzioni alle detrazioni. Tutto passerà dalle spese tramite Smac. Soddisfazione anche per ANIS, che lamenta – insieme alle altre associazioni di categoria – lo sbilanciamento della manovra (in pratica quasi tutto il gettito extra verrà chiesto alle imprese, da qui la richiesta di che l’aumento temporaneo delle aliquote dal 17% al 18% sia ridotto da cinque a tre anni) e per questo motivo torna a chiedere, con forza, un’azione determinata di spending review e un piano di investimenti strategici che non solo modernizzino il Paese, ma al tempo stesso generino un ritorno economico, o come risparmio o come margini di guadagno. Il riferimento è, per quanto riguarda ANIS, al settore degli energetici e dei rifiuti, delle infrastrutture sia tecnologiche che digitali: insomma tutti quei settori dove San Marino ha urgente bisogno di migliorare sul profilo sia dei costi che delle opportunità di business. La risposta del Governo dovrebbe arrivare a breve, visto che hanno annunciato il lavoro sia sull’Agenda della Crescita che sulla spending review (un annuncio in ritardo rispetto ai tempi dettati dall’Ordine del Giorno votato dalla maggioranza in Consiglio Grande e Generale qualche mese fa, ma l’importante è che il lavoro venga fatto e venga fatto prima dell’avvio della Legge di Bilancio, così da essere operativo già da gennaio).

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Nel frattempo occhi puntati sul Consiglio Grande e Generale di questi giorni, perché le modifiche proposte a sindacati e categorie economiche devono essere tradotte nel testo licenziato dalla Commissione e serviranno appunto 39 firme per il deposito e l’approvazione da parte del Consiglio Grande e Generale. Governo e maggioranza hanno garantito che queste firme ci saranno.

NIENTE PIÙ DISPARITÀ PER I FRONTALIERI

La novità più importante, che ha visto battagliare sullo stesso fronte sia i sindacati che i rappresentanti delle imprese, in particolare ANIS, riguarda la soluzione al problema della differenza di trattamento fiscale in base alla residenza. Di fatto, come hanno dimostrato le proiezioni ufficiali e meno ufficiali, i lavoratori frontalieri sarebbero stati molto più penalizzati dei lavoratori residenti, con il rischio di creare situazioni di conflitto all’interno dei luoghi di lavoro e anche di problemi diplomatici con l’Italia, se non addirittura con l’Europa, visto l’Accordo di Associazione a cui si sta per arrivare.

Dopo due scioperi e innumerevoli incontri, le ultime settimane hanno visto svolgersi una trattativa tecnica al fine di trovare la quadra e la soluzione finale è quella di parità di trattamento fiscale, pur mantenendo intatto il nuovo impianto normativo che per le persone fisiche consiste nel passaggio dalla deduzione alla detrazione, quantificabile attraverso le spese Smac. Quote di spesa che, inoltre, saranno proporzionate al reddito.  “Le OO.SS.”, si legge nella nota congiunta dei tre sindacati, “ritengono che i risultati prodotti dalla trattativa per i lavoratori dipendenti ed i pensionati siano nel complesso soddisfacenti, in quanto sono stati salvaguardati i principi fondamentali che le migliaia di manifestanti, in occasione dei due scioperi generali, hanno sostenuto a gran voce: progressività delle spese SMAC e delle relative detrazioni fiscali; parità di trattamento tra residenti e non”.

Soddisfazione anche da parte del Segretario alle Finanze, Marco Gatti, soprattutto per aver portato a termine un lungo lavoro di confronto e ascolto, ma anche di non aver rinunciato se non in parte all’obiettivo di recuperare tramite questa riforma 20 milioni di euro all’anno. Ora la Segreteria alle Finanze prevede un gettito di 17 milioni, a cui, però potrebbero sommarsene altri se realmente verrà messa in moto una nuova e determinata macchina dei controlli (la riforma prevede infatti gli accertamenti automatici). Inoltre c’è un’aspettativa ulteriore sui consumi interni, perché con il nuovo sistema di detrazioni tramite Smac, è prevedibile un aumento delle transazioni e, quindi, indirettamente di gettito da parte di quanti vendono beni e servizi al dettaglio. Senza dimenticare il fatto che tutte le proiezioni fatte si basano sulla detrazione massima: nel caso una parte dei lavoratori non “smaccasse”, il gettito aumenterebbe.

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LE CATEGORIE CHIEDONO INVESTIMENTI E SPENDING

Le Associazioni datoriali   ANIS – OSLA – USC – UNAS – USOT hanno rimarcato anche nell’ultimo incontro con la Segreteria alle Finanze di mercoledì mattina, “come l’impostazione iniziale del progetto di riforma fosse equilibrato, richiedendo pari sacrifici a imprese e lavoratori, mentre nel corso degli ultimi mesi questo equilibrio è andato perso, trasferendo maggiormente sulle imprese il peso della riforma stessa. Durante l’incontro tutte le associazioni datoriali hanno insistito sulla riduzione della durata dell’aumento straordinario dell’IGR (dal 17% al 18%) da cinque a tre anni (2026-2027-2028). Un periodo più breve, infatti, garantirebbe maggiore equità e permetterebbe al sistema economico di tornare più rapidamente a condizioni di stabilità e competitività, confermando appunto che la misura sarà realmente temporanea. Le organizzazioni imprenditoriali hanno inoltre sottolineato la necessità di affiancare alla riforma una seria spending review, indispensabile per razionalizzare la spesa pubblica e assicurare un uso efficiente delle risorse dello Stato. Contestualmente, è stato ribadito come gli investimenti pubblici debbano fungere da vero volano dell’economia, sostenendo le imprese, l’occupazione e l’innovazione. Solo attraverso interventi mirati e concreti sarà possibile creare le condizioni per una crescita reale e duratura, capace di rafforzare la competitività del sistema San Marino nel contesto internazionale. Le associazioni rimangono aperte al dialogo e pronte a collaborare con le istituzioni, ma chiedono tempi certi, coerenza e responsabilità condivisa nelle scelte che riguardano il futuro del Paese”.

Come detto, l’ottimizzazione della spesa pubblica potrebbe portare a risparmi strutturali importanti, tali da annullare, in prospettiva, gli interventi che oggi il Paese (e in particolare le imprese) sono chiamati a pagare. Anche per questo l’auspicio è che le risorse vengano davvero indirizzate verso le spese in conto capitale (gli investimenti) e, in parte, nella ristrutturazione del debito estero. Debito che, già oggi, si può stimare in netto miglioramento grazie all’abbassamento dei tassi sui mercati e del concomitante miglioramento del rating: due fattori che incideranno parecchio e in meglio nell’imminente roll over.

Se, dunque, le risorse sembrano essere state trovate, ora tutti attendono questa Agenda per la Crescita per individuare dove andarle a investire. La richiesta, anche in questo caso, che proviene dalle parti sociali, è sempre la stessa: condivisione. Condivisione degli obiettivi e, quindi, della lista delle priorità su cui intervenire e su cui investire queste risorse (che comunque non sono moltissime) affinché si risolvano problematiche evidenti e si raggiunga un livello di sostenibilità economica migliore di quello attuale.



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