Il Goal 4 dell’Agenda 2030 punta a garantire un’istruzione di qualità, inclusiva ed equa, promuovendo l’apprendimento permanente come diritto universale e motore di sviluppo sostenibile. L’obiettivo è ridurre le disuguaglianze e fare della conoscenza la base di una crescita più giusta e partecipata. Tra i traguardi principali figurano l’aumento delle competenze tecniche e professionali per un’occupazione dignitosa e sostenibile, l’eliminazione delle disparità di accesso all’istruzione, soprattutto per donne e gruppi vulnerabili, e la diffusione di competenze legate alla sostenibilità, all’energia e alla cittadinanza globale.
In questa prospettiva, l’istruzione non è solo un obiettivo sociale, ma una leva strategica per realizzare la doppia transizione verde e digitale, trasformando la conoscenza in innovazione e benessere collettivo.
Formazione e capitale umano per la doppia transizione
Le transizioni green e digitali pongono il capitale umano al centro del cambiamento. La decarbonizzazione dell’economia, basata su efficienza energetica, tecnologie pulite e fonti rinnovabili, richiede figure qualificate in grado di progettare, gestire e mantenere sistemi complessi, trasformando la tecnologia in sviluppo sostenibile. Per Italia ed Europa, la sfida è colmare il divario tra formazione e mercato del lavoro, potenziando le competenze tecniche e digitali lungo l’intera filiera energetica e industriale. L’istruzione, intesa come investimento strategico, diventa la chiave per costruire un’economia più resiliente, competitiva e a basse emissioni, capace di unire innovazione, inclusione e sostenibilità.
Un quadro in evoluzione
Il Rapporto SDGs 2025 dell’Istat fotografa un’Italia in lento ma costante miglioramento sul fronte dell’istruzione. Nel 2024, i giovani tra 18 e 24 anni che hanno solo la licenza media e non proseguono gli studi scendono al 9,8%, contro il 10,5% dell’anno precedente.
Aumenta anche la partecipazione alla formazione continua, segnale di una crescente domanda di competenze tecniche e digitali. Restano però ampi i divari territoriali e il numero di laureati rimane tra i più bassi d’Europa: solo il 31,6% dei 25-34enni ha conseguito un titolo universitario, ancora lontano dal traguardo europeo del 45% fissato per il 2030. Le transizioni green e digitali scontano una cronica carenza di competenze tecniche e professionali, aggravata da un sistema formativo ancora poco reattivo, da una limitata cultura dell’aggiornamento e dal calo demografico che riduce la disponibilità di nuove figure qualificate.
Servono quindi politiche mirate di upskilling e reskilling per accompagnare lavoratori e imprese nel cambiamento. Il Rapporto ASviS 2025 segnala inoltre un campanello d’allarme: la qualità degli apprendimenti in matematica e scienze – discipline chiave per la transizione energetica – è in calo, con il rischio di ampliare ulteriormente il divario tra scuola, università e mondo produttivo.
Il nodo delle competenze green
La transizione ecologica procede a rilento, frenata da una carenza crescente di personale qualificato. A livello europeo, il Pact for Skills for Renewable Energy e il Net-Zero Industry Act stimano un fabbisogno di oltre 3,5 milioni di lavoratori specializzati entro il 2030 nei settori dell’energia pulita, della mobilità elettrica e dell’efficienza industriale. In Italia, secondo Confartigianato nel 2024 le imprese hanno programmato l’assunzione di 4,45 milioni di lavoratori con competenze green (80,6% del totale), ma oltre 2,2 milioni di queste figure – quasi la metà – sono state difficili da reperire. Le professionalità più richieste riguardano efficienza energetica, edilizia sostenibile, rinnovabili e sistemi digitali.
Il Rapporto ASviS 2025 conferma il disallineamento strutturale tra domanda e offerta di lavoro, con criticità marcate nelle costruzioni, dove oltre il 60% dei lavoratori viene assunto dopo lunghe ricerche. Dati coerenti con Unioncamere (Excelsior 2024), secondo cui più del 53% delle imprese incontra difficoltà a reperire profili con competenze green, mentre solo un’azienda su quattro ha avviato programmi formativi interni. La carenza di competenze riguarda trasversalmente tutti i settori. Per ANIE le figure più difficili da trovare sono tecnici specializzati (70%) e operai qualificati (58%). Il 70% delle aziende ha subito rallentamenti nei progetti, mentre il 29% ha perso opportunità di mercato.
Il quadro è chiaro: la questione del capitale umano non è solo educativa, ma strategica per la resilienza industriale e la competitività tecnologica del Paese.
Edilizia green e smart building: un laboratorio per la formazione
Il comparto delle costruzioni e degli impianti è tra i più strategici per la transizione verde, ma la carenza di competenze rischia di rallentare l’attuazione della Direttiva Case Green (EPBD IV) e la trasformazione del patrimonio edilizio verso edifici a emissioni zero.
Secondo uno studio della Community Smart Building TEHA, nei prossimi cinque anni serviranno circa 200.000 nuovi professionisti qualificati tra cui:
- 124.000 operatori specializzati,
- 54.000 installatori,
- 14.000 tecnici,
- 11.000 ingegneri,
- oltre 10.000 progettisti
per sostenere la diffusione degli smart building e la riqualificazione energetica del costruito.
In Italia, però, il 54% degli addetti nel comparto costruzioni ha un livello di istruzione inferiore all’obbligo, mentre il 60% delle imprese fatica a reperire personale adeguatamente formato. Questo skill mismatch ha ricadute dirette sulla produttività: una riduzione dell’1% del divario di competenze potrebbe far crescere il PIL tra 36 e 38 miliardi di dollari.
La decarbonizzazione del parco edilizio richiederà dunque un forte investimento nella formazione. Si prevede un raddoppio del fabbisogno di progettisti rispetto al 2023 e un aumento del 63% per gli installatori e del 46% per i tecnici specializzati. Le competenze più richieste riguardano:
- la progettazione di involucri ad alte prestazioni,
- l’installazione di pompe di calore e impianti fotovoltaici,
- la gestione dei sistemi BACS,
- IoT per l’efficienza energetica.
In questo scenario, gli ITS Academy rappresentano un ponte decisivo tra imprese e formazione, con percorsi di alta specializzazione e tassi di occupazione oltre l’80%.
Politiche e strumenti per colmare il divario
La Missione 4 del PNRR e il Piano Transizione 5.0 destinano risorse alla formazione tecnica e digitale per sostenere la decarbonizzazione industriale e la trasformazione energetica. Il Rapporto ASviS 2025 sottolinea che l’efficacia di queste misure dipende dall’investimento in competenze, soprattutto nelle PMI, dove la carenza di personale qualificato ne limita l’attuazione. Il successo della transizione richiede un’azione coordinata tra scuola, università, ricerca e imprese, in una vera e propria alleanza per le competenze che unisca formazione professionale, innovazione e sostenibilità.
A livello europeo, la Commissione UE ha posto la governance dell’istruzione per la sostenibilità al centro delle proprie strategie. Dopo l’Education for Climate Coalition (2021), che coinvolge scuole, università e imprese, nel 2025 è stata lanciata la Union of Skills, una strategia per rafforzare il capitale umano europeo e sostenere la competitività dell’Unione. È accompagnata da un Piano d’Azione per le Competenze di Base e da un Piano Strategico per l’Educazione STEM, mirato a migliorare la preparazione scientifica, promuovere le carriere tecniche, attrarre più ragazze e allineare la formazione alle transizioni verde e digitale.

In Italia, il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) ha avviato i percorsi per le Competenze per la Transizione Ecologica e Digitale, ma la diffusione resta disomogenea. Attraverso il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) e il programma Transizione Digitale, il Ministero punta a innovare la didattica e la formazione del personale.
A queste iniziative si affiancano i Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento(PCTO), sempre più orientati a sostenibilità ed energia. Rafforzare la collaborazione tra sistema educativo e industria è la condizione per una transizione giusta e inclusiva, capace di non lasciare indietro territori e professioni.
Goal 4: le competenze sono la chiave della transizione sostenibile
Il Goal 4 non è solo un traguardo educativo, ma la condizione abilitante della transizione energetica e della competitività sostenibile. Formare nuove competenze significa dotare il Paese della capacità di attuare la decarbonizzazione, digitalizzare le infrastrutture, migliorare l’efficienza energetica e generare occupazione qualificata.
L’Italia può contare su eccellenze formative e su un sistema di ITS Academy in espansione, ma deve accelerare sul fronte della cultura tecnico-scientifica e della formazione continua. Investire nel capitale umano equivale a investire nella sicurezza energetica e nel futuro sostenibile del Paese: senza competenze, la transizione resta una prospettiva, non un risultato.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
