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Goal 12: produzione e consumo responsabili, la sfida che unisce imprese e cittadini


Il Goal 12 dell’Agenda 2030 promuove modelli di produzione e consumo sostenibile, un obiettivo cruciale in un mondo in cui la domanda di energia e risorse continua a crescere a ritmi insostenibili.
Secondo le stime più recenti, l’umanità utilizza quasi il doppio delle risorse che la Terra è in grado di rigenerare, con impatti concreti su clima, biodiversità e disponibilità di materie prime strategiche.

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Gli attori coinvolti

Entro il 2050 la popolazione mondiale supererà i 9,6 miliardi di persone, aumentando ulteriormente la pressione su energia, suolo e risorse naturali. Rendere più efficiente l’uso delle risorse, ridurre gli sprechi, promuovere il riciclo e incentivare stili di vita più consapevoli significa non solo contenere l’impronta ecologica, ma anche contrastare la povertà, migliorare gli standard di vita e rafforzare la resilienza economica e sociale. Nella promozione di un approccio sostenibile, il Goal 12 coinvolge tre attori chiave:

  • le imprese, chiamate a ripensare processi e filiere;
  • i cittadini, protagonisti di consumi più consapevoli;
  • i governi, che devono creare un quadro normativo favorevole, disincentivando i combustibili fossili e favorendo modelli circolari.

Produrre di più con meno: la sfida del Goal 12 per un futuro sostenibile

Il Goal 12 (SDG12) definisce una serie di target che vanno dall’uso efficiente delle risorse naturali alla riduzione degli sprechi alimentari, dal corretto trattamento dei rifiuti pericolosi alla diffusione di pratiche di consumo sostenibile. L’obiettivo è costruire un modello economico capace di disaccoppiare la crescita dal consumo indiscriminato di materie prime, puntando su innovazione tecnologica e nuovi modelli produttivi.

La situazione globale mostra ancora forti squilibri: nel 2024 il consumo energetico primario è cresciuto del 2,2%, un ritmo superiore alla media del decennio precedente. Parallelamente, l’estrazione di materiali è triplicata negli ultimi 50 anni, superando i 106 miliardi di tonnellate, un valore mai registrato prima e in costante aumento.

Di questa massa imponente, solo una frazione minima viene reinserita nei cicli produttivi: la circolarità dell’economia mondiale è oggi ferma al 6,9%, con oltre il 93% delle risorse che non rientra nei processi di recupero e riciclo. In Italia, pur con progressi significativi nella gestione dei rifiuti urbani e industriali, i consumi di energia e materie prime da parte delle imprese restano ancora elevati.

L’Unione Europea ha posto il tema al centro delle proprie politiche industriali e ambientali. Il Clean Industrial Deal mira a coniugare competitività e sostenibilità, riducendo i rifiuti, prolungando la vita dei materiali con il riciclaggio e il riutilizzo e incentivando filiere più efficienti. In parallelo, il Net Zero Industry Act (NZIA) punta a rafforzare la capacità produttiva europea nelle tecnologie a zero emissioni, accelerando la transizione verde e riducendo le dipendenze esterne.

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A ciò si affiancano strumenti come:

  • la strategia sull’economia circolare,
  • la regolamentazione ESPR (Ecodesign for Sustainable Products Regulation),
  • la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive),

che rafforzano requisiti di efficienza, trasparenza e responsabilità lungo tutta la catena del valore.

Energia e risorse: l’efficienza come leva

Ridurre gli impatti ambientali significa ripensare i processi produttivi in chiave sostenibile, affinché siano competitivi, innovativi e compatibili con ambiente e società. Non basta contenere i consumi o aumentare il riciclo: la vera sfida è riprogettare l’intero ciclo di vita di prodotti e servizi, dall’approvvigionamento delle materie prime al riuso o smaltimento finale, come previsto dal Regolamento europeo ESPR (Ecodesign for Sustainable Products Regulation).

L’industria deve ridurre l’intensità energetica adottando impianti efficienti, sistemi di recupero del calore e pratiche di simbiosi industriale, in cui gli scarti diventano risorse. Questo significa progettare beni e processi minimizzando gli impatti ambientali e sociali con scelte tracciabili e trasparenti, puntare sulla circolarità riducendo l’uso di acqua e suolo e privilegiando materie prime seconde, estendere la sostenibilità lungo la filiera selezionando fornitori responsabili.

La digitalizzazione è un alleato decisivo: IoT, sensori e intelligenza artificiale consentono di monitorare consumi, ottimizzare flussi e prevenire sprechi, abilitando modelli di energy management che aumentano efficienza e competitività. In questo quadro si inserisce il Net Zero Industry Act (NZIA), che accelera la diffusione di tecnologie a zero emissioni, creando le condizioni per filiere industriali più resilienti.

Riciclo, riuso e meno sprechi: l’Italia sulla strada del Goal 12

Uno dei pilastri del Goal 12 è la transizione dall’economia lineare – basata su estrazione, produzione, consumo e smaltimento – a un modello circolare, in cui i materiali restano più a lungo nel ciclo produttivo e i rifiuti diventano risorse. Ridurre lo spreco di materie prime e minimizzare emissioni e rifiuti è un obiettivo centrale, insieme al recupero di materia ed energia.

In Italia si registrano progressi significativi: i dati del Rapporto Istat 2025 sugli SDGs rivelano che nel 2023 il consumo interno di materia è diminuito del 7,4% rispetto al Pil e del 6,7% rispetto alla popolazione, collocando il Paese ai vertici dell’UE27 (secondo pro capite e terzo per unità di Pil). La quota di riciclo dei rifiuti urbani ha sfiorato il 51% (+1,6 punti), con raccolta differenziata al 66,6%, mentre il tasso di utilizzo circolare dei materiali ha raggiunto il 20,8% – quasi il doppio della media europea (11,8%). Restano però divari territoriali e ritardi rispetto ai target normativi.

Riciclo, riuso e meno sprechi: obiettivi del Goal 12

Persistono anche criticità: la produzione pro capite di rifiuti urbani è aumentata (+0,8%) e il settore edilizio rimane tra i più complessi, con i rifiuti da costruzione e demolizione solo in parte reimpiegati come aggregati riciclati. I rifiuti speciali pericolosi, pur in calo del 6% nel 2022, rappresentano ancora un fronte delicato di gestione. Strumenti come i Criteri Ambientali Minimi (CAM), gli schemi di certificazione e normative europee come l’ESPR e l’estensione della responsabilità del produttore spingono verso prodotti riparabili, riutilizzabili e riciclabili. In questo scenario, l’economia circolare non è più solo gestione dei rifiuti, ma un motore di innovazione industriale, capace di ridurre impatti, creare nuove filiere e generare occupazione qualificata.

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Consumo responsabile: il ruolo dei cittadini

Se le imprese devono cambiare il modo di produrre, i cittadini devono ripensare come consumano, valutando non solo prezzo e qualità, ma anche il valore sociale e ambientale dei beni: dal rispetto dei diritti dei lavoratori all’impronta di carbonio dell’impresa. Scegliere beni e servizi a minore impatto significa ridurre l’uso di risorse, minimizzare rifiuti ed emissioni e stimolare pratiche virtuose lungo la filiera.

Etichette energetiche, EPD e certificazioni ambientali offrono trasparenza, favorendo decisioni consapevoli. Anche le scelte quotidiane incidono: usare trasporto pubblico o mobilità elettrica, migliorare l’efficienza della casa, autoprodurre energia, ridurre lo spreco alimentare o aderire a modelli di riuso e noleggio.

In questo paradigma, i consumatori diventano “consum-attori”, capaci di orientare il mercato e sostenere modelli più equi e trasparenti. Comprare responsabilmente significa contribuire a un’economia più giusta e sostenibile, in cui le scelte individuali, amplificate da comunità e reti locali, fanno la differenza.

Non a caso, l’Italia si sta muovendo bene su questo fronte: il Goal 12 è l’unico dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile che, secondo il Rapporto ASviS, ha registrato tra il 2010 e il 2023 un miglioramento molto consistente. A confermarlo sono anche i comportamenti degli italiani: quasi due su tre ritengono l’economia circolare – riduzione dei rifiuti, riutilizzo e riciclo – l’azione più efficace per affrontare le sfide ambientali, e uno su due si dice disposto a pagare di più per beni facili da riparare, riciclabili o realizzati in modo ecosostenibile.

Il Goal 12 mostra come produzione e consumo siano due facce della stessa medaglia: alle aziende spetta produrre meglio, ai cittadini scegliere meglio, per coniugare innovazione, competitività e tutela dell’ambiente.



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