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Best Workplace for Blue Collar 2025: Abbvie Italia, Ard Raccanello e Rheinmetall Italia sono le migliori aziende industriali dove lavorare


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Le aziende best investono sulle persone che lavorano in fabbrica, facendole crescere. «Spesso nelle industrie della manifattura il responsabile della produzione è un tecnico molto bravo, ma senza competenze manageriali – segnala il presidente di Great Place to Work Italia, Beniamino Bedusa -. Le aziende migliori invece hanno aiutato queste persone ad acquisire nuove competenze». Curano in modo particolare il luogo di lavoro, che per gli operai è lo stabilimento produttivo: «noi ne visitiamo tanti, e vediamo una differenza che definirei macroscopica fra quelli delle aziende premiate e gli altri». E riducono parecchio il gap di fiducia nell’azienda che nella generalità delle imprese della manifattura separa impiegati e operai. Sono solo alcune delle evidenze del report dedicato ai Best Workplace for Blue Collar 2025 di Great Place to Work, commentate dal presidente Beniamino Bedusa.

La classifica 2025 vede una riscossa dei produttori di macchinari e materiali per le imprese, rispetto allo scorso anno in cui avevano più spazio settori come il pharma o la produzione di beni di consumo: in classifica quattro aziende del machinery e tre della chimica. Resta cospicua anche la presenza del settore food con tre organizzazioni. E il pharma conquista il gradino più alto del podio, con Abbvie Italia. Ma al secondo posto troviamo un’azienda del Made in Italy alla quarta generazione di imprenditori, Ard Raccanello, che produce vernici e pitture per l’edilizia. In terza posizione Rheinmetall Italia, che fa parte del gruppo multinazionale tedesco delle armi. Dal quarto al 15esimo posto: la concessionaria Birindelli Auto, Unox (forni professionali), Eli Lilly, pharma, La Marzocco, macchine da caffè professionali e consumer, Vimec, ascensori e montascale, Irca, prodotti dolciari, Sapio group, gas industriali, Master Italy, accessori per serramenti in alluminio, Mazzoleni, produzione e distribuzione mangimi animali, Sew-Eurodrive, automazione industriale, Sirmax, materia plastiche, e infine il colosso alimentare The Kraft Heinz Company.

L’indagine sugli ambienti di lavoro visti dagli operai, che la multinazionale di ricerca e consulenza sulla employee experience realizza solo in Italia, è giunta alla terza edizione. «È uno dei report a cui teniamo maggiormente – sottolinea Bedusa -. I blue collar rappresentano il 22% dei lavoratori della manifattura, ma sono anche la parte di popolazione aziendale di cui si parla di meno».

Sono due gli aspetti rilevanti di questa edizione 2025 della classifica: la media del Trust index, che è uno dei due strumenti principali di analisi di Gptw per misurare la cultura aziendale, è al 71%, quindi ha perso tre punti percentuali rispetto allo scorso anno. E ci sono poi risposte particolarmente positive sul gradimento nei confronti della leadership e della qualità della sede di lavoro.

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La crisi della manifattura si riflette nel caso del Trust Index, ma la fiducia nell’azienda fra le aziende best resta  più alta rispetto alle altre imprese dell’industria

Partiamo dalla flessione del Trust Index, strumento di analisi proprietario di Gptw che attraverso una serie di domande misura cinque elementi: credibilità, rispetto, equità, orgoglio, coesione. «Capire il motivo alla base di questa flessione non è semplice – sottolinea Bedusa -. Possiamo pensare che la popolazione delle aziende manifatturiere soffra delle incertezze legate all’introduzione dei dazi Usa, o all’andamento della produzione industriale. Ma comunque resta un ottimo risultato», soprattutto in relazione ad alcuni aspetti.

Il dato del 71% come detto si riferisce alla media aziendale, l’indice specifico riferito ai blue collar è invece pari al 66%. In termini assoluti, è più basso rispetto al 74% dei white collar. Ma questo è fisiologico, nel senso che in tutte le aziende il risultato è maggiormente positivo fra gli impiegati e i quadri che non fra gli operai. (Fonte: Great Place to Work).

Il dato del 71% come detto si riferisce alla media aziendale, l’indice specifico riferito ai blue collar è invece pari al 66%. In termini assoluti, è più basso rispetto al 74% dei white collar. Ma questo è fisiologico, nel senso che in tutte le aziende il risultato è maggiormente positivo fra gli impiegati e i quadri che non fra gli operai. In termini relativi, però, nelle aziende best questa differenza si riduce a otto punti percentuali, rispetto ai 10 punti che caratterizzano invece le altre imprese del settore manifatturiero.

La sede di lavoro è più importante per gli operai che non per gli impiegati, perché on hanno smart working e svolgono mansioni che richiedono attrezzature adeguate

Uno degli elementi su cui la differenza fra le aziende best e le altre è maggiormente evidente è rappresentato dalle opinioni espresse sulla sede di lavoro. Il 71% della popolazione aziendale delle best blue collar ritiene che la struttura lavorativa contribuisca a creare un buon ambiente di lavoro, contro il 51% della generalità delle aziende manifatturiere Gptw, con una differenza quindi di 20 punti. «Gli operai trascorrono più tempo in fabbrica, mentre gli impiegati fanno trasferte, si spostano più frequentemente fra gli uffici, hanno lo smart working». Nelle aziende best, sono i blue collar che quindi fanno la differenza in questo risultato, rappresentando la popolazione aziendale più sensibile a questo aspetto. «Nelle imprese non sempre si dedicano tempo e budget per rendere gli stabilimenti più a misura d’uomo. Noi ne visitiamo tante, e vediamo una differenza macroscopica».

Tra le aziende “best” e le altre emerge una differenza netta anche nella percezione di sicurezza sul luogo di lavoro: 82% contro 67%, un divario di 15 punti. Un risultato che riflette la maggiore attenzione di queste imprese all’ergonomia e alla cura degli ambienti fisici in cui si opera.

Fra le best e le altre è evidente anche la percezione sulla sicurezza del luogo di lavoro, all’82% contro il 67%, con un gap di 15 punti. Probabilmente sempre riconducibile al fatto che queste aziende sono più sensibili all’importanza dell’ergonomia e degli aspetti legati all’attenzione nei confronti del luogo fisico in cui si lavora.

Questo si riflette anche nelle risposte su cui è maggiore il punteggio fra i blue collar: al terzo posto, c’è la domanda “questo è un luogo di lavoro fisicamente sicuro”. Qui è interessante notare come le top five sono tutte categorie relative alle policy aziendali nei confronti della forza lavoro: equità, sicurezza sul lavoro, flessibilità oraria, accoglienza dei nuovi assunti. Mentre le cinque affermazioni meno gettonate, riguardano elementi più concreti: retribuzione, promozioni, riconoscimenti. «Può dipendere dal fatto che è più difficile soddisfare la parte retributiva. I contratti nazionali hanno perso potere d’acquisto, soprattutto nel Nord dove si trovano molte delle migliori aziende. Quindi questa risposta riflette una cultura organizzativa più evoluta, ma probabilmente anche l’aumento del caro vita».

Nelle aziende best la leadership comunica meglio con la fabbrica e ottiene maggior fiducia

Beniamino Bedusa, Presidente e Partner di Great Place to Work Italia

Il secondo aspetto su cui Bedusa mette l’accento è la parte relativa alla leadership. Nelle aziende best, è esattamente alla pari la percentuale di soddisfazione sulla vision del management fra blue e white collar. E il leadership index, uno specifico indicatore sulla qualità dei comportamenti del management, che include elementi come competenza gestionale, comunicazione, trasparenza, visione e integrità, presenta 17 punti di differenza fra le best e le altre aziende manifatturiere: 64%, contro 47%. «In queste imprese spesso il team leader degli operai è un tecnico molto bravo, che però non sempre ha competenze manageriali. Le aziende migliori sono quelle che hanno aiutato queste persone a crescere professionalmente, investendo nella loro selezione e poi nella formazione».

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Lo stesso avviene nelle aziende che effettuano importanti investimenti in innovazione: «gestiscono meglio tempi di produzione, concedono maggior flessibilità. Le tecnologie e i sistemi avanzati di monitoraggio e controllo riescono anche a garantire al lavoratore più autonomia, gli operai acquisiscono nuove specializzazioni». Fra le 15 aziende best, sono diversi i casi in cui pur non potendo garantire lo smart working viene concessa ad esempio più flessibilità oraria: Ard Raccanello consente di fare da remoto la formazione obbligatoria, Unox offre una maggiorazione sullo stipendio a coloro che non possono utilizzare gli strumenti di flessibilità oraria.

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Le 15 aziende Best workplace for blue collar 2025

E vediamo adesso più nel dettaglio quali sono i 15 migliori luoghi di lavoro per i blue collar fornendo qualche dato sull’azienda e sul modo in cui interpreta il benessere dei dipendenti, anche attraverso i risultati delle domande poste alla popolazione aziendale.

  1. Abbvie Italia l’anno scorso era al secondo posto e in questa classifica 2025 è sul primo gradino del podio. Fa parte del colosso statunitense quotato a Wall Street, in Italia ha 1600 dipendenti, è guidata da Francesco Greco, produce nello stabilimento di Campoverde di Aprilia, nella provincia di Latina, un polo produttivo nel quale ha investito circa 100 milioni di euro. Nel giugno scorso ha inaugurato un nuovo impianto fotovoltaico per aumentare la percentuale di energia autoprodotta, già al 95%. I dipendenti apprezzano in particolare modo il trattamento imparziale indipendentemente dall’origine etnica e il modo in cui l’azienda contribuisce al benessere della comunità.

    Polo produttivo di Abvit Italia a Campoverde

  2. Ard Raccanello è tradizionalmente fra le aziende best per i blue collar, e quest’anno ha guadagnato il secondo posto. Produce vernici per l’edilizia negli stabilimenti di Padova, storica sede centrale dell’azienda, e Rovigo, dove c’è un sito produttivo altamente tecnologizzato. Fattura 28,7 milioni di euro (dato 2024), è guidata da Luigi Gorza e Ilaria Raccanello, zia e nipote che rappresentano rispettivamente la terza e la quarta generazione di imprenditori portando avanti la tradizione familiare di una contaminazione fra generazioni considerata un volano di crescita. Il 94% del personale esprime l’intenzione di restare in azienda per un lungo periodo. I dipendenti si riconoscono nel servizio offerto ai clienti, apprezzano la sicurezza del luogo di lavoro, esprimono senso di appartenenza.
  3. Rheinmetall Italia, precedentemente nota come Oerlikon Contraves, è stata acquistata nel 2007 dalla multinazionale tedesca degli armamenti (9,75 miliardi di ricavi 2024). Viene definita la “radar house” di Rheinmetall per la sua expertise nelle tecnologie radar di sorveglianza e inseguimento bersagli, che è il core business della produzione italiana insieme a quella di sistemi di difesa antiaerea. Attiva anche nel controllo del traffico aereo civile e nel settore spaziale, è guidata da Alessandro Ercolani, ha 420 dipendenti. Al suo esordio fra le best blue collar, guadagna subito il terzo gradino del podio. I dipendenti apprezzano l’imparzialità di trattamento, la sicurezza del luogo di lavoro e hanno fiducia nel fatto che l’azienda ricorrerebbe al licenziamento solo come ultima ratio.

    Oerlikon Skymaster – Battle Management System di Rheinmetall Italia.

  4. Birindelli Auto è nata nel 1960 a Sovigliana-Vinci come concessionaria ufficiale in Toscana del brand Lancia, dal 2000 diventa concessionaria del marchio Bmw, dall’anno successiva del brand Mini, e dal 2025 dei marchi cinesi Omoda e Jaecoo. Guidata dalla fondatrice, Rossella Birindelli, ha 13 sedi in Toscana, fattura 212 milioni di euro, ha 220 collaboratori. Fra i tratti caratteristici, l’attenzione alla sostenibilità e in particolare alla mobilità green: colonnine di ricarica elettrica fast charge in tutte le sedi, impianto fotovoltaico nella sede centrale di Vinci. Le persone che vi lavorano si sentono trattate con imparzialità e sicure sul luogo di lavoro.
  5. Unox è una multinazionale veneta che produce forni professionali dal 1990, ha oltre 1400 dipendenti, fattura 330 milioni di euro, è presente in 34 paesi e distribuisce in oltre 130 paesi nel mondo. Guidata da Nicola Michelon e presieduta dal fondatore, Enrico Franzolin, secondo il quale «fare un’impresa vincente è una scienza e una passione», ha appena inaugurato, nel settembre scorso, Unox City, un polo industriale da 130mila metri quadrati. Il trattamento senza discriminazioni e la disponibilità degli strumenti per fare i proprio lavoro sono le due caratteristiche preferite dai dipendenti.

    Forno professionale combinato di Unox.

  6. Eli Lilly: multinazionale statunitense del farmaco fondata nel diciannovesimo secolo, fra le prime aziende del mondo a produrre su larga scala la penicillina, la prima a produrre e commercializzare il vaccino anti-poliomielite di Salk. In Italia è presente dal 1959, con 1500 dipendenti, produce a Sesto Fiorentino, dove realizza prodotti che vengono esportati in 60 paesi. Nel 2024 Poste Italiane ha emesso un francobollo dedicato a Eli Lilly Italia nell’ambito della serie “Eccellenze del sistema produttivo ed economico”. Il presidente e amministratore delegato, Elias Khalil, è anche presidente del Gruppo Farmaceutico Italo-Americano, che riunisce 15 imprese farmaceutiche italiane a capitale USA. Imparzialità di trattamento e luogo di lavoro sicuro sono al top delle preferenze dei dipendenti.
  7. La Marzocco: fin dalla prima edizione è presente nella classifica dedicata ai Best workplace for blue collar, al primo posto nel 2023, produce macchine da caffè per la ristorazione e per il mercato consumer. Azienda vicina al centesimo compleanno, fondata nel 1927 in Toscana, nel Mugello, dove si trova ancora la sede centrale, a Scarperia, e il vecchio stabilimento è stato trasformato in un’accademia del caffè. Guidata da Lorenzo Carboni, dal 2023 è controllata dal Gruppo De Longhi. I dipendenti apprezzano particolarmente l’accoglienza in azienda, che prevede un percorso di inserimento strutturato anche attraverso incontri con la company biographer. Molto gettonate anche ambiente lavorativo e senso di appartenza.

    Macchina per il caffè di La Marzocco.

  8. Vimec produce ascensori e montascale per edifici privati e pubblici con sede centrale nella provincia di Reggio Emilia, a Luzzara e filiali in Spagna, Francia, Gran Bretagna, Germania e Polonia e rapporti commerciali con 65 paesi nel mondo. Nel 2017 è stata acquistata dal gruppo d’investimento svedese Investment AB Latour, quotato alla Borsa di Stoccolma, e dal 2024 fa parte di Innovalift, nuova area di business composta da 10 aziende specializzate nella progettazione, produzione e installazione di piattaforme elevatrici verticali, con oltre 1.300 dipendenti e un fatturato complessivo di 3,34 miliardi di corone svedesi (circa 304 milioni di euro). Ambiente lavorativo inclusivo, disponibilità e buona comunicazione del management, orgoglio per il prodotto le caratteristiche maggiormente apprezzate dai dipendenti.
  9. Irca è una multinazionale italiana dell’industria dolciaria che ha iniziato l’attività nel 1919 come produttore di prodotti per la panificazione. Sede centrale a Gallarate, oggi è un gruppo dell’industria dolciaria da 2100 dipendenti, con 20 impianti di produzione in tutto il mondo, di cui otto in Italia e sei negli Stati Uniti, due centri di ricerca e sviluppo, guidato dal ceo Massimo Garavaglia. Fra le iniziative di inclusione e impatto territoriale, il sostegno alla CioccoGelateria sociale a Tradate, nella provincia di Varese.
  10. Sapio Group: azienda centenaria, nasce a Monza nel 1922 producendo idrogeno e ossigeno, oggi ha 2mila 400 dipendenti, oltre 40 società controllate, fattura 856 milioni di euro (dato 2024), è presente in Francia, Germania, Spagna, Slovenia e Turchia, investe molto sull’idrogeno, oltre a produrre gas industriali e medicali fornisce tecnologie alle aziende ospedaliere, è attiva nel settore dell’assistenza sanitaria domiciliare, e nelle biotecnologie. In occasione del centesimo compleanno, nel 2022, il ceo Mario Paterlini ha così definito la mission per i prossimi 100 anni: «essere la miglior azienda da cui comprare, sulla quale investire, per la quale lavorare». I lavoratori apprezzano le policy di equità e inclusione, la sicurezza del luogo di lavoro, la comunicazione interna.

    Impianto di Sapio Group.

  11. Master Italy: impresa familiare pugliese vicina ai 40 anni, guidata da Michele Loperfido e presieduta da Maria Luigia Lacatena, i due soci fondatori, ha sedi logistiche e commerciali in Africa occidentale, Polonia, e Middle East, lavora con oltre 57 paesi, nel 2024 ha superato i 60 milioni di euro di fatturato. Il 95% della produzione si concentra nel sito di Conversano, in provincia di Bari, con una forte tensione verso i criteri di Industria 5.0, quindi uomo al centro e sostenibilità ambientale. I lavoratori dimostrano adesione alla mission centrata sul cliente, senso di appartenenza aziendale, soddisfazione per il prodotto realizzato.
  12. Mazzoleni, fondata nel 2984 da Efrem Mazzoleni nella provincia di Bergamo come distributore di prodotti zootecnici oggi è alla seconda generazione di imprenditori, produce soluzioni nutrizionali per l’allevamento e per l’industria con cinque business unit specializzate in diversi segmenti. Oltre 200 dipendenti, fattura 170 milioni di euro (2024). I dipendenti si riconoscono in particolare nelle policy di non discriminazione, s sentono i benvenuti quando vengono assunti, esprimono orgoglio di appartenenza.
  13. Sew-Eurodrive, multinazionale tedesca che ha iniziato a produrre motoriduttori negli anni 30, presente in Italia dal 1968, ha 22mila collaboratori in 56 paesi del mondo, 17 impianti produttivi e 92 technology center, e fattura oltre 4,5 miliardi di euro. La filiale italiana è diretta da Giorgio Ferrandino, l’headquarter italiano è a Solaro, sede della smart factory, e ci sono poi centri di assistenza e formazione a Torino, Milano, Bologna, Verona, Caserta e un ufficio vendite a Pescara. I lavoratori percepiscono un elevato grado di sicurezza dell’ambiente di lavoro, ambiente inclusivo, flessibilità nella conciliazione vita lavoro.

    La tecnologia di azionamento Sew-Eurodrive assume funzioni chiave come l’avvolgimento dei colli, lo svolgimento del film, la movimentazione dei multipack e il trasferimento ai processi successivi.

  14. Sirmax è un’azienda familiare italiana veneta con 60 anni di storia. Produce compound di polipropilene, tecnopolimeri, compound da post-consumo e biocompound per molteplici settori, dall’automotive alle costruzioni, all’arredamento al packaging all’agricoltura. In origine si chiamava Sirte, cambia nome nel 1999 con la fusione per incorporazione con Maxplast, fondata dall’attuale ceo Massimo Pavin, recentemente nominato cavaliere del lavoro. Ha 850 dipendenti, ricavi 2024 a 420 milioni, 13 stabilimenti produttivi di cui sei in Italia. Accoglienza in azienda, celebrazione degli eventi speciali, strumenti di lavoro adeguati sono le caratteristiche maggiormente gettonate fra e risposte dei dipendenti.
  15. The Kraft Heinz Company è un colosso americano del food and beverage che non ha bisogno di presentazioni. Quotato al Nasdaq, con oltre 200 brand, fattura 26 miliardi di dollari ed è presente in 40 paesi a livello internazionale. In Italia ha la sede centrale a Segrate, nella provincia di Milano, uno spazio di co-working nel capoluogo lombardo, una fabbrica a Latina e un centro di ricerca a Napoli. Trattamento imparziale e soddisfazione per il prodotto realizzato sono le caratteristiche prescelte dai lavoratori.



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