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Adolfo Urso alle associazioni fashion: «Misure concrete per tutelare la moda italiana»



Adolfo Urso (ph Imagoeconomica)

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«Il Made in Italy della moda è oggi sotto un duplice e grave attacco, sui mercati nazionali e internazionali». Così Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, esordisce aprendo l’incontro straordinario e urgente con le principali associazioni di settore. «Il sistema Italia è compatto nella tutela e difesa di questa eccellenza», prosegue il ministro, che può già vantare un testo approvato dalla IX Commissione del Senato il giorno precedente ed elaborato nei mesi passati. «Nei prossimi giorni presenteremo, a seguito del confronto odierno con le rappresentanze del settore, un provvedimento per fronteggiare il fenomeno dell’ultra fast fashion: un’invasione di prodotti stranieri a basso costo che danneggiano i nostri produttori e mettono a rischio i consumatori», ha aggiunto. «Si tratta di una misura che completerà il percorso avviato ieri con l’approvazione in commissione al Senato del primo pacchetto di interventi urgenti per certificare la trasparenza e la qualità del lavoro delle filiere, contrastando le pratiche scorrette», ha concluso Adolfo Urso.

Nel corso dell’incontro, il ministro ha illustrato ai rappresentanti della filiera la nuova misura contro l’ultra fast fashion, pensata per contrastare l’invasione di prodotti tessili e calzaturieri stranieri a basso costo che penalizzano i produttori italiani e mettono a rischio l’intera filiera. La proposta dà immediata attuazione a parte della direttiva europea che sottopone al regime di responsabilità estesa del produttore (Epr) chi, pur producendo fuori dall’Ue, vende questi prodotti a compratori italiani. L’ipotesi ha raccolto il pieno sostegno delle associazioni di categoria e rappresenterà uno strumento efficace per tutelare i produttori italiani e garantire maggiore trasparenza e responsabilità lungo tutta la filiera. Alla riunione hanno partecipato (alcuni dei quali in videocollegamento) i vertici delle principali associazioni della filiera, tra cui CnmiConfindustria moda, Fondazione Altagamma, Doriana Marini di Federmoda Cna e Moreno Vignolini della Federazione moda Confartigianato imprese

Urso ha inoltre illustrato ai presenti il pacchetto di misure approvato martedì in commissione al Senato, che istituisce un sistema volontario di certificazione di conformità delle filiere, volto a garantire legalità e tracciabilità lungo tutta la catena produttiva. Le imprese che adotteranno modelli organizzativi di prevenzione dei reati e risulteranno in regola potranno fregiarsi della dicitura «Filiera della moda certificata», sotto il controllo del registro pubblico Mimit e dell’Agcm. «Siamo molto contenti della velocità con cui il ministro Urso e la sua squadra stanno lavorando accogliendo le istanze della nostra industria e soprattutto a difesa del Made in Italy; avere tutti compatti per risolvere i problemi reali è il primo passo necessario a tutela dei brand, della filiera e del mezzo milione di persone che ogni giorno ci lavorano nella massima legalità e trasparenza, creando prodotti unici», ha commentato a caldo Luca Sburlati, presidente di Confindustria moda. «Non accettiamo di subire attacchi generalisti dall’estero sulla qualità di ciò che facciamo, né la penetrazione di merci di basso livello dell’ultra-fast fashion in modo passivo», ha aggiunto.

Sulla stessa linea Carlo Capasa, numero uno di Cnmi-Camera nazionale della moda italiana che ha diffuso un commento congiunto con Matteo Lunelli di Altagamma. La riunione è stata anche l’occasione per confermare, da parte di tutti gli attori presenti, la centralità del credito d’imposta per l’ideazione estetica, strumento ritenuto essenziale per garantire la competitività del settore. Il ministro, d’accordo con le associazioni, ha quindi annunciato la convocazione del Tavolo della moda per il prossimo 17 novembre, quando saranno presentate nel dettaglio le nuove misure e le linee di attuazione del provvedimento contro l’ultra-fast fashion. (riproduzione riservata)

Così sarà certificata la filiera moda italiana

Il pacchetto approvato dalla IX Commissione del Senato prevede un innovativo sistema di certificazione della filiera, su base volontaria, gestito da soggetti abilitati alla revisione legale. Questi ultimi verificheranno la regolarità contributiva, fiscale e giuslavoristica delle imprese lungo l’intero processo produttivo, dalla capofila fino ai subfornitori, e controlleranno l’assenza di condanne o sanzioni per titolari e amministratori in materia di lavoro e sicurezza. Novità significativa è l’obbligo di inserire nei contratti di filiera clausole che garantiscano il rispetto della normativa anche da parte dei subfornitori. Le imprese capofila, al momento della stipula dei contratti, dovranno acquisire la documentazione attestante la regolarità contributiva e fiscale, assicurando così trasparenza lungo tutta la catena produttiva. Per ottenere la certificazione, le aziende dovranno adottare un modello organizzativo di prevenzione dei reati legati allo sfruttamento del lavoro (D. Lgs. 231/2001). La certificazione avrà validità annuale e sarà rinnovabile previa verifica dei soggetti accreditati, anche attraverso audit in produzione. Inoltre, presso il Mimit sarà istituito un registro pubblico delle certificazioni. Le imprese certificate potranno utilizzare la dicitura «Filiera della moda certificata» nelle attività promozionali; eventuali usi impropri saranno sanzionati dall’Agcm – Autorità garante della concorrenza e del mercato con multe comprese tra 10.000 e 50.000 euro. Su tale testo, Carlo Capasa di Cnmi e Matteo Lunelli di Altagamma osservano che queste norme possono essere ulteriormente migliorate soprattutto nella parte che concerne gli effetti prodotti dalla certificazione della filiera e in tal senso è stata data disponibilità al governo ad aprire un confronto tecnico in cui presentare alcune proposte migliorative in tempi molto rapidi così da non frenare l’iter del disegno di legge in discussione al Senato. (riproduzione riservata)

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