La Banca d’Italia illustra il Documento programmatico di finanza pubblica che invita il governo a inserire in manovra «interventi di copertura certi, limitando gli incrementi di spesa o le riduzioni di entrate di natura temporanea»
Il Documento programmatico di finanza pubblica, illustrato in audizione dalla Banca d’Italia, delinea una manovra che «appare incentrata su una ricomposizione del bilancio e prevede un limitato aumento del disavanzo nel 2027-28 rispetto all’andamento tendenziale. Il Documento non include informazioni sufficienti per avanzare valutazioni sulle singole misure. In ogni caso, gli interventi di copertura dovranno essere certi. Sarebbe inoltre opportuno limitare gli incrementi di spesa o le riduzioni di entrate di natura temporanea: hanno effetti solo transitori sulla domanda, aumentano il livello del debito e risultano spesso difficili da rimuovere».
Le misure della manovra
Lo scorso settembre le Commissioni competenti dei due rami del Parlamento e l’assemblea del Senato hanno approvato due risoluzioni, di identico contenuto — spiega Andrea Brandolini, capo del dipartimento Economia e Statistica di Bankitalia — che impegnano il governo a includere nel Dpfp «l’articolazione delle misure di prossima adozione nell’ambito della manovra di finanza pubblica e dei relativi effetti finanziari». «Le misure espansive — continua — ammonterebbero a circa 0,7 punti percentuali di Pil in media all’anno», coperti per 0,5 punti all’anno da aumenti di entrate e tagli alla spesa. Il Dpfp fa riferimento, tra le misure espansive, a riduzione del carico fiscale sui redditi da lavoro, rifinanziamento del Fondo sanitario, incentivi a investimenti privati, misure a sostegno della natalità e conciliazione vita-lavoro. «Non si fa menzione di specifici interventi a copertura», sottolinea.
Prospettive soggette a numerose incertezze
In merito all’andamento economico del Paese, la Bankitalia afferma che «le informazioni più recenti confermano, in sostanza, le proiezioni di giugno con una crescita modesta sia quest’anno sia nei prossimi, dovuta principalmente alla debolezza della domanda estera e al persistere di un’elevata incertezza. Gli sviluppi prefigurati nel Dpfp sono coerenti con questo quadro nelle proiezioni del quadro tendenziale, che collocano la crescita allo 0,5% quest’anno e allo 0,7% nei prossimi due, e in quelle, poco più favorevoli, dello scenario programmatico. Si tratta di prospettive che rimangono soggette a numerosi elementi di incertezza, riconducibili in primo luogo all’instabile contesto internazionale. Un ulteriore inasprimento delle tensioni commerciali e geopolitiche, soprattutto se accompagnato da un forte incremento della volatilità dei mercati finanziari, potrebbe incidere in misura particolarmente negativa sul Pil».
Attese sui deficit 2025 coerenti con dati di cassa
«Le attese di indebitamento per il 2025 appaiono coerenti con i dati di cassa attualmente disponibili, nonostante l’incertezza che, come usuale, contraddistingue queste valutazioni», riferisce ancora Brandolini audizione sul Dpfp. In sette mesi il fabbisogno delle Pubbliche amministrazioni si è collocato a 77 miliardi, 5 in meno su anno; il fabbisogno del settore statale è risultato pari a 110 miliardi in nove mesi, un valore in linea con quello del 2024. Le entrate, quelle tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono aumentate di circa il 2% in nove mesi, quelle contributive sono cresciute di quasi l’11% nel periodo gennaio-luglio. Nei dati di competenza relativi al primo semestre, diffusi dall’Istat il 3 ottobre, l’indebitamento netto si riduce di 0,9 punti percentuali di Pil rispetto allo stesso periodo del 2024, al 5%, riflettendo il buon andamento delle entrate, segnala Bankitalia.
Miglioramento dei conti con il taglio delle spese, colpiti i redditi
Il miglioramento dei conti pubblici, in particolare dell’avanzo primario, stimato nel Dpfp, in particolare, «è dovuto al forte calo dell’incidenza sul Pil delle spese primarie sia correnti (-0,9 punti percentuali) sia in conto capitale (-0,7 punti). I redditi da lavoro dei dipendenti pubblici contribuirebbero alla riduzione dell’incidenza della spesa primaria corrente per 0,3 punti; in rapporto al Pil scenderebbero all’8,7% nel 2028, uno dei valori più bassi dell’ultimo quarto di secolo». Bankitalia aggiunge che «in termini nominali la spesa per i redditi da lavoro dipendente crescerebbe in media dell’1,5% all’anno a fronte di un aumento del deflatore dei consumi privati pari all’1,8%».
La spesa per la Difesa
Il quadro programmatico del Dpfp «sembra non includere, se non in parte, maggiori oneri per la capacità di difesa, sebbene» lo stesso Documento «giudichi realistico, sulla base degli impegni presi in sede Nato, un graduale aumento della spesa nel prossimo triennio, fino a 0,5 punti di Pil in più nel 2028. In assenza di misure correttive ulteriori rispetto alla manovra, una maggiore spesa per la difesa rispetto a quella incorporata nel tendenziale condurrebbe a una dinamica della spesa netta più sostenuta rispetto a quanto programmato», si legge ancora, ricordando che secondo la Nato la spesa per difesa dell’Italia dovrebbe raggiungere il 2% del Pil nel 2025 (da 1,5% del 2024); la Commissione Ue ha provvisoriamente allocato 14,9 dei 150 miliardi disponibili all’Italia, che dovrà presentare i propri progetti entro il 30 novembre.
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