Lettera del ministero delle Imprese e dell’omologo tedesco per una transizione ecologica che sia sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico: ora sta tagliando posti di lavoro
«Siamo a un punto di svolta: oggi si apre una nuova fase per l’industria europea. Italia e Germania si presentano unite per chiedere alla Commissione un cambio di rotta sull’automotive, subito. Con responsabilità, pragmatismo e visione», dice il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, commentando la lettera congiunta inviata dal Mimit e dal ministero dell’Economia tedesco (Bmwk) alla Commissione Ue, a sostegno di una visione condivisa per il futuro dell’industria automobilistica europea. «Con una posizione comune e chiara – prosegue Urso – indichiamo insieme la via per una transizione verde che sia davvero sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, superando le gabbie ideologiche del Green Deal».
Il confronto bilaterale
L’iniziativa, spiega il Mimit in una nota, sottoscritta da Urso insieme al ministro Katherina Reiche, fa seguito a un intenso confronto bilaterale avviato a giugno con un primo allineamento sul tema della decarbonizzazione delle flotte aziendali e, successivamente, con la definizione – a livello interministeriale – di una posizione condivisa in vista
del dialogo strategico Ue sull’auto, che proprio l’iniziativa italiana ha finalmente attivato con il «non paper» presentato un anno fa. «Ancora una volta, il dibattito europeo si è finalmente aperto grazie alla determinazione del governo italiano, che ha riportato al centro dell’agenda le esigenze concrete della nostra industria. Ora è il momento delle decisioni: mentre Bruxelles discute, la concorrenza globale corre. Non possiamo permetterci di restare fermi. L’Europa deve agire, e deve farlo subito», afferma il ministro Urso.
Ma le emissioni aumentano
Peccato che il trasporto su strada in Italia stia vivendo un inatteso processo di «ricarbonizzazione». Negli ultimi cinque anni, dal 2019 al 2024, le vendite di veicoli a benzina e gasolio sono cresciute del 3,5%, con un conseguente aumento delle emissioni di CO₂ pari al 2,9%, spiega l’Osservatorio Sunrise, promosso da Most, il centro nazionale per la Mobilità Sostenibile e presentato a Milano nella sede di Assolombarda.
Rallenta la transizione ecologica
Lo studio, realizzato con il contributo di Almaviva, Autostrade per l’Italia, Cassa Depositi e Prestiti, Eni, Fondazione Filippo Caracciolo dell’Aci e Iveco Group, offre una fotografia aggiornata del trasporto su strada nel nostro Paese. Secondo l’analisi, nel 2024 in Italia sono stati percorsi circa 520 miliardi di veicoli-chilometro, di cui oltre 415 miliardi da automobili. Ma, nonostante la crescita dei veicoli ibridi ed elettrici, il mercato mostra una preoccupante tendenza al rallentamento della transizione ecologica. L’aumento dei prezzi, il minor rinnovo del parco auto e il boom dei SUV – sempre più pesanti – stanno spingendo verso veicoli più energivori e
inquinanti.
Il mercato
Il rapporto evidenzia che le emissioni complessive di CO₂ non mostrano un calo sufficiente per rispettare i target europei del pacchetto «Fit for 55». Anche nello scenario più ottimistico, al 2030 la riduzione stimata delle emissioni del trasporto su strada si attesterebbe tra il -10% e il -24% rispetto al 2005, ben lontana dal -43% fissato dall’Unione europea. «Il mercato dell’auto sta andando nella direzione opposta rispetto agli obiettivi climatici», ha spiegato Cascetta.
Le vendite
«L’aumento delle vendite di veicoli a combustione interna e del peso medio dei mezzi compromette gli sforzi di decarbonizzazione». Lo studio indica, però, alcune possibili vie d’uscita, come la diffusione dei biocarburanti, gli incentivi per ridurre la taglia media dei veicoli, promozione dell’eco-driving e ottimizzazione dei carichi nel trasporto merci leggero. «Serve un’azione integrata e immediata per invertire la tendenza – ha aggiunto Ferruccio Resta, presidente di Most -. Solo così potremo avvicinarci agli obiettivi europei e migliorare la qualità dell’aria nelle nostre città».
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