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Devis Zenari: «L’artigianato resiste, ma il ricambio generazionale è una sfida»


L’artigianato è il cuore pulsante dell’economia italiana e veronese, ma come molte altre realtà produttive sta affrontando difficoltà legate a cambiamenti generazionali, sostenibilità e innovazione tecnologica. Il settore è chiamato a reagire, e lo sta facendo in parte, ma con molti nodi ancora da sciogliere. La sfida del ricambio generazionale, la difficoltà di attrarre giovani, l’esigenza di nuove competenze per affrontare le sfide della transizione ecologica e energetica sono temi attuali. A Focus Verona Economia, Devis Zenari, presidente di Confartigianato Imprese Verona, ha fatto il punto sulla situazione dell’artigianato e sulle soluzioni necessarie per mantenere viva questa storica realtà.

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Presidente Zenari, il calo delle imprese artigiane è un dato preoccupante. Qual è la causa di questo fenomeno?

Sì, purtroppo il calo delle imprese artigiane è un dato che non possiamo ignorare. A livello nazionale, l’artigianato ha perso circa il 5% di unità solo nell’ultimo anno, e anche il Veneto ha visto un abbassamento significativo. Il problema principale riguarda la difficoltà di ricambio generazionale. Le ditte individuali sono le più colpite, soprattutto perché fanno fatica a trovare un ricambio familiare. Inoltre, le piccole imprese artigiane sono spesso messe in difficoltà dai lavori in subappalto, specialmente nell’edilizia, dove la patente di accredito impone obblighi formativi che diventano un onere pesante per una ditta individuale. Purtroppo, spesso l’artigiano decide di chiudere la partita IVA e accettare un impiego come dipendente presso le stesse grandi aziende. Questo fenomeno di “sostituzione” rende difficile avere una visione chiara del settore, anche se di fatto molti artigiani continuano a lavorare, ma in altre modalità.

Questo calo è anche legato a una minore attrattività del mestiere per i giovani? Come si può invertire questa tendenza?

Certo, l’artigianato ha perso attrattiva, ma non è solo un problema dei giovani. I ragazzi sono pronti e motivati, la vera questione è che noi, come imprenditori, dobbiamo fare il passo verso l’innovazione. Quando ho iniziato nel 2000, lavoravamo ancora con la fattura cartacea, oggi ci confrontiamo con l’intelligenza artificiale. L’artigianato deve evolversi, non possiamo più restare indietro. Dobbiamo accompagnare i giovani nelle nostre aziende, fare da ponte tra la tradizione e l’innovazione. I giovani hanno prospettive che vanno ben oltre il tradizionale lavoro manuale: vogliono lavorare in un contesto dinamico e all’avanguardia. Gli imprenditori devono imparare ad adattarsi, ad utilizzare la tecnologia e a portare i ragazzi in un ambiente che sappia coniugare il saper fare tradizionale con la modernità tecnologica.

Il settore artigiano sta cercando di adattarsi, anche attraverso nuovi strumenti come la formazione e la collaborazione con l’università. Come si sta muovendo Confartigianato su questi temi?

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Abbiamo recentemente presentato il nostro Position Paper, un documento che raccoglie le esigenze più urgenti del settore. Formazione e logistica sono al centro del nostro impegno. Abbiamo creato sette tavoli di lavoro per affrontare temi cruciali come le infrastrutture (in particolare per il settore della logistica), l’energia, l’innovazione e la ricerca. Inoltre, l’università artigiana che abbiamo proposto, in collaborazione con l’Università di Padova, mira a formare artigiani innovatori che sappiano gestire un’azienda in modo moderno, con competenze che guardano ai mercati futuri. Non possiamo più aspettare passivamente: il mercato è cambiato e dobbiamo adattarci, investendo in una formazione che non si limiti alla tradizione, ma che guardi anche alla transizione ecologica, alla digitalizzazione e al mercato globale. L’obiettivo è portare nuove idee e nuove soluzioni, per non rimanere indietro.

La sostenibilità è un altro tema fondamentale. Come Confartigianato vi state muovendo in questo ambito?

Abbiamo aderito a una comunità energetica che si è sviluppata grazie a Confartigianato Vicenza, ed è la più grande d’Italia, con oltre 300 aderenti e più di 250 impianti fotovoltaici. Non si tratta solo di risparmio economico, ma di un vero e proprio impegno verso la transizione energetica. Abbiamo aderito non solo per cavalcare l’onda della sostenibilità, ma perché crediamo fermamente nella transizione come strumento per il futuro delle nostre imprese. Il contributo a fondo perduto del PNRR che ci ha permesso di partecipare è stato fondamentale. L’obiettivo è non solo ridurre i costi per le imprese, ma anche affrontare la povertà energetica, creando soluzioni sostenibili per tutti. Questo è il nostro impegno, per un’economia che guardi davvero al futuro.

La carenza di manodopera qualificata è un altro problema che riguarda il Veneto. Come si può risolvere questa situazione?

Il mismatch tra domanda e offerta di lavoro è un tema complesso. A Verona, come in altre province, c’è una grave carenza di operai specializzati, come idraulici, elettricisti e montatori, che sono difficili da reperire. L’immigrazione regolare potrebbe essere una soluzione per colmare questa lacuna, ma è fondamentale che questi lavoratori vengano formati linguisticamente prima di arrivare in Italia, per facilitare l’integrazione nel nostro sistema produttivo. Inoltre, dobbiamo pensare anche a nuove politiche abitative, che permettano agli operai di vivere dignitosamente e formare una famiglia, e questo deve essere sostenuto anche a livello comunale. Per quanto riguarda i giovani italiani, il nostro obiettivo è lavorare maggiormente sulle università e sugli istituti tecnici, per garantire una preparazione adeguata ai nuovi standard richiesti dalle aziende. Le competenze sono sempre più alte, e le professioni STEM sono fondamentali per il futuro delle nostre imprese artigiane. Non possiamo permetterci di perdere questo treno.

Presidente Zenari, prima di chiudere, come vede il futuro dell’artigianato? Ci sono speranze per il settore?

Nonostante le difficoltà, sono fiducioso. L’artigianato è sempre stato il cuore della nostra economia, e ha dimostrato una straordinaria resilienza. Il futuro dell’artigianato dipende dalla capacità di innovarsi, di guardare avanti, di affrontare le sfide della sostenibilità e della tecnologia con determinazione. Se riusciremo a trasmettere ai giovani le opportunità che il nostro settore può offrire, se continueremo a formare e a investire nelle persone, l’artigianato non solo sopravviverà, ma crescerà. È un valore aggiunto, e dobbiamo farne un punto di orgoglio per tutta l’Italia.



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