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Commissione consiliare Finanze di San Marino, seduta della mattina di martedì 23 settembre


Concluso il comma “comunicazioni”, inizia nella mattinata del 23 settembre la lunga maratona in Commissione Finanze riguardante il progetto di legge per la riforma dell’IGR

Il tutto – recita il report di Askanews – mentre in piazza della Libertà vanno in scena la manifestazione con migliaia di partecipanti e lo sciopero generale indetto dai sindacati. Il Segretario di Stato Marco Gatti, in apertura, illustra rapidamente le principali novità al provvedimento introdotte dal Governo attraverso una serie di emendamenti. Da parte delle opposizioni sono stati presentati emendamenti interamente soppressivi della totalità degli articoli che compongono il testo della riforma.

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Uno degli interventi riguarda i redditi di capitale, con un aumento dell’imposizione sugli interessi bancari e finanziari fino al 2%. Sul fronte degli oneri deducibili, viene introdotto l’obbligo di tracciabilità delle spese: non sarà più sufficiente la fattura, ma sarà necessario dimostrare il pagamento con strumenti tracciabili.  Novità rilevanti anche per la SMAC (“in sostanza, abbiamo trasformato l’abbattimento della base imponibile – quindi una deduzione – in una detrazione d’imposta”): fissato a 6.000 euro il tetto massimo di spesa su cui calcolare la detrazione, con aliquota ridotta dal 22 al 15%. In questo modo il beneficio diminuisce, ma viene esteso anche ai non residenti. Contestualmente è stata rivista la detrazione per i redditi più bassi: fino a 15.000 euro sale da 100 a 500 euro, tra 15.000 e 30.000 euro è fissata a 450 euro, mentre dai 30.000 agli 80.000 euro decresce progressivamente. Si punta a spostare il sistema dalle deduzioni alle detrazioni, considerate più eque perché favoriscono maggiormente i redditi medio-bassi.  Un’attenzione particolare è stata riservata anche agli accertamenti fiscali: chi dichiara meno di 15.000 euro per tre anni consecutivi sarà automaticamente soggetto ad accertamento finanziario, con l’impegno a rafforzare gli strumenti informatici. Altri emendamenti toccano gli oneri deducibili: viene aggiunta la copertura assicurativa contro la perdita di autosufficienza, mentre affitti e protesi dentarie vengono spostati alle detrazioni. Le spese veterinarie sono sostituite da quelle per prodotti della prima infanzia, con un tetto innalzato a 300 euro per figlio. Infine, dal 2026 al 2030 è prevista un’addizionale IGR dell’1% su tutti gli operatori economici, con aliquota che salirà così dal 17 al 18%. Il gettito aggiuntivo sarà vincolato a investimenti o, in alternativa, alla riduzione del debito pubblico.

Gaetano Troina (D-ML) esprime forte perplessità sul metodo adottato dal Governo e sulla mancanza di trasparenza nei confronti dei commissari. Il consigliere critica in particolare la misura che prevede un aumento temporaneo dell’aliquota dal 17% al 18% per cinque anni, da destinare a investimenti o, in mancanza, alla copertura del debito pubblico. A suo avviso si tratta di un provvedimento che grava su imprese e cittadini senza una destinazione chiara delle risorse, stimate in circa venti milioni di euro.  Rivolgendosi alle forze socialiste, Troina chiede conto delle promesse fatte pubblicamente a favore dei lavoratori e non mantenute in sede di riforma. Nicola Renzi (RF) denuncia l’assenza di metodo e di confronto: la riforma, dice, è calata dall’alto, senza trasparenza, senza emendamenti condivisi e con un unico obiettivo, fare cassa. Accusa la maggioranza di non avere un progetto di sviluppo, di aver fallito i tentativi precedenti e di scaricare tutto sui cittadini con nuove tasse, mentre continuano spese e sprechi. Per Renzi il messaggio è chiaro: “avete fallito”, la riforma va ritirata e sostituita da un confronto vero sulle priorità del Paese e sul contenimento della spesa.  Emanuele Santi (Rete) rincara, parlando di riforma “non emendabile e inemendabile”, frutto di zero confronto con opposizione e parti sociali. Denuncia una misura autoreferenziale, che colpisce pensionati, dipendenti e frontalieri, lasciando intatta evasione ed elusione. Ricorda come per anni il governo abbia raccontato che i conti erano in ordine, mentre oggi emergono falle da decine di milioni. Dalla maggioranza, Luca Gasperoni (PDCS) rivendica invece il lavoro fatto e respinge l’accusa di essere meri “spingibottoni”. Ricostruisce il percorso della riforma e sottolinea le migliorie introdotte: l’addizionale dell’1% limitata alle imprese e vincolata a debito e investimenti  (“è un cambio di paradigma importante: per la prima volta si prende qualcosa dalle aziende vincolandolo a una finalità precisa”), le agevolazioni per famiglie, nuovi nati e spese scolastiche, i controlli automatici per i redditi bassi. Una riforma, dice, più equa, che chiede uno sforzo ai cittadini ma anche al governo, chiamato a una vera spending review.

Sulla stessa linea Maddalena Muccioli (PDCS), che ribadisce come i consiglieri di maggioranza non siano “spingibottoni”, ma si assumano con consapevolezza la responsabilità politica. Sottolinea che l’equità deve essere trasversale e che la riforma deve andare di pari passo con un ripensamento della spesa pubblica. Ammette la difficoltà del momento, ma richiama la necessità di decisioni condivise e coerenti per mettere in sicurezza i conti e garantire il futuro del Paese. Tommaso Rossini (PSD) difende il provvedimento, sottolineando la tutela dei redditi medio-bassi, il contributo aggiuntivo chiesto alle imprese, l’introduzione di controlli automatici sui codici operatori sotto i 15mila euro e l’impegno ad affiancare alla riforma un’agenda di sviluppo. William Casali (PDCS) riconosce la difficoltà politica di portare avanti un provvedimento impopolare, ma rivendica il lavoro fatto per redistribuire le risorse, alleggerendo la pressione sui redditi più bassi e chiedendo un contributo maggiore a quelli più alti e alle imprese. Luca Boschi (Libera) difende l’atteggiamento responsabile della maggioranza, che – afferma – ha emendato il testo introducendo correttivi per ridurre l’impatto sui lavoratori dipendenti e salvaguardare le fasce medio-basse. Ricorda che la riforma IGR è il pilastro su cui poggeranno le altre riforme strutturali, necessarie a sostenere welfare e sviluppo.  Il Segretario di Stato Marco Gatti, in replica, ribadisce che i conti pubblici sono in equilibrio ma fragili e che le maggiori risorse serviranno a interventi su scuole, ospedali e infrastrutture, mentre la parte non spesa sarà destinata alla riduzione del debito. Rivendica l’approccio basato sull’equità, chiedendo più a chi ha di più e tutelando chi ha meno, con benefici legati a comportamenti virtuosi come spendere sul territorio. Nicola Renzi (RF) chiarisce che la responsabilità politica ricade interamente sulla maggioranza e critica l’assenza di un piano complessivo di sviluppo, parlando di metodo disordinato e di promesse tradite. Emanuele Santi (Rete) accusa il governo di chiedere sacrifici ai cittadini senza aver prima tagliato le spese superflue e definisce i controlli sui redditi bassi una presa in giro. Gaetano Troina (D-ML) sottolinea che la riforma è stata gestita in ritardo, senza confronto serio con le opposizioni, e denuncia l’opacità di una maggioranza “blindata” che non condivide i propri progetti.

Terminato il dibattito generale, inizia l’esame dell’articolato. Respinto l’emendamento interamente soppressivo delle opposizioni, l’Aula approva l’articolo 1 del provvedimento. A questo punto i lavori vengono sospesi per un incontro tra le forze di opposizione e le delegazioni sindacali. La Commissione tornerà a riunirsi alle 15.00.

Di seguito una sintesi dei lavori:

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Comma 1 – Comunicazioni

Emanuele Santi (Rete): Nell’ultima Commissione Finanze abbiamo trattato il tema del parco fotovoltaico in Pianura Padana, tra Brescia e Mantova. Alla fine di quella seduta, non più tardi di due settimane fa, abbiamo chiesto, Presidente, a lei e al Segretario competente, di avere i documenti mancanti rispetto a quanto prodotto dai dirigenti dell’AASS. Abbiamo chiesto esattamente un business plan delle valutazioni che hanno portato a decidere per l’acquisto di questo parco fotovoltaico. Abbiamo chiesto una due diligence sulla società acquistata e una due diligence sui terreni.  Oggi, Presidente, non abbiamo ricevuto niente. Lei può sollecitare il Segretario di Stato competente a farci avere questi documenti? Alla luce anche di questo aspetto, noi non possiamo che rimarcare il fatto che è stata acquistata una società con capitale sociale di 10.000 euro per 1,3 milioni. Ci è stato detto che il valore di 1,3 milioni era giustificato dalle autorizzazioni contenute. Abbiamo fatto notare che costavano parecchio queste autorizzazioni e ci siamo chiesti: non poteva essere l’AASS a procedere con le autorizzazioni invece di andare a prendere un pacchetto confezionato da 1,3 milioni? Noi vogliamo sapere come mai e quale due diligence sia stata fatta su questa società.  Poi abbiamo appurato che il valore dei terreni agricoli è stato pagato 15 euro al metro quadro. Anche questo vorremmo capire: quali sono i valori di mercato in quella zona e, soprattutto, vogliamo vedere il business plan. Il Segretario Gatti, ma anche il Segretario Bevitori, ci hanno detto che questo parco si ripaga in 4-5 anni. Noi, facendo un po’ i conti della serva, se facciamo il calcolo ci tornano 600.000 euro all’anno di risparmio. Quindi, 600.000 euro all’anno a fronte di un parco acquistato per 12 milioni significa un investimento che non si ripaga in 4-5 anni ma in 20.  Su tutto questo chiediamo, Presidente, che lei ci metta a disposizione i documenti.  Siamo al 23 settembre. La questione Banca di San Marino è sul tavolo: credo che l’emendamento che voi vi siete presi la responsabilità di votare con la legge sviluppo – per abrogare la norma che non consentiva alla Fondazione di scendere sotto il 51% – risalga, se non ricordo male, a febbraio o marzo. Sono quindi quasi sei, se non sette mesi che si parla di una possibile vendita di Banca di San Marino. A oggi ancora non si sa nulla. Io credo che qui ci sia un’irresponsabilità di gestione da parte del governo e della vostra politica, perché, al di là dei tempi tecnici in cui Banca Centrale dovrà dare un suo parere, politicamente questa vicenda è stata gestita davvero molto male.  L’ultima domanda: approfitto della presenza del Segretario Gatti, visto che il Segretario Bevitori ieri non mi ha risposto, e non ho avuto modo di replicare perché era impegnato in altro. Chiederei al Segretario Gatti: quanto costa ad AASS l’intervento che ieri è stato votato in Aula rispetto al Decreto 92, quello dello sconto in bolletta per le aziende energivore? Tutto lecito, si può fare.  Siamo alla vigilia di uno sciopero generale, dove si andranno a chiedere soldi ai cittadini. Io vorrei sapere quanto impatterà quell’intervento sul bilancio: se siamo nell’ordine di qualche decina di migliaia di euro, qualche centinaio di migliaia o addirittura qualche milione, perché si tratta di uno sconto rilevante su cubature rilevanti. Tutto lecito, ripeto, ma sembra che qui ci siano soldi e benefici solo per alcuni, sempre per i più potenti, mentre i cittadini, le fasce più deboli, devono sempre chinare la testa e subire scelte che, troppe volte, sono sbagliate se non di parte.

Nicola Renzi (RF): Allora, certamente è una giornata significativa. Per prima cosa va il ringraziamento ai dipendenti della Segreteria Istituzionale e degli altri uffici che ci consentono di tenere i lavori della Commissione attuale. In questi giorni mi ha stupito molto un piccolo frame diffuso dai sindacati di una serata pubblica nella quale il Segretario Gatti diceva sostanzialmente che, pur essendoci una legge vigente, lui e il Congresso di Stato di cui fa parte non ritenevano di applicarla.  Ci sono stati altri comportamenti come questo che sono totalmente inaccettabili.  Io l’altra volta ho citato, ad esempio, le delibere del fotovoltaico, lo ricordava Santi prima. Abbiamo ottenuto un’audizione poco tempo fa in questa Commissione. Bene, la cosa che a me rimarrà più impressa di quell’audizione non è neanche il milione o il milione e mezzo buttato in un campo di Brescia, ma l’affermazione che ben due Segretari di Stato fecero al microfono, soprattutto il Segretario Gatti, che ci disse: “Le delibere non le abbiamo pubblicate perché c’era una trattativa in corso, per cui abbiamo deciso che non bisognava pubblicarle”.  Ecco, signori, quando arriviamo a questo punto vuol dire che non c’è più niente. Quando un Segretario di Stato si trova di fronte a una legge e decide di non applicarla, quando ha l’obbligo della pubblicità degli atti – obbligo stabilito per legge – e si assume bellamente in pubblico la responsabilità di non averli pubblicati, vuol dire che non c’è più niente.  Ci metto anche il contratto Cargill, ve lo ricordate? Parliamo ancora di soldi. Nella passata legislatura arrivò qui il Segretario Gatti con un contratto “take or leave”, prendere o lasciare, senza poter discutere possibili altre controparti. Ci venne presentata una bozza di contratto senza neanche avere la possibilità di vedere il contratto definitivo, che abbiamo poi saputo da membri del Congresso di Stato non fu neppure portato in Congresso.  Quando si gestisce un Paese così, con una conclamata illegalità, la situazione non può che finire male. Perché tutti abbiamo più volte fatto battaglie per una sola cosa: il rispetto della legge. Solo questo. Abbiamo sdoganato il meccanismo per cui un Segretario di Stato fa una delibera e dice a un ufficiale di Stato civile: “Non devi rispettare la legge, ci mancherebbe altro”. È successo con la cittadinanza, ma potrebbe accadere con qualunque altro tema.  Se le cose vanno così, davvero non resta più niente. E anche quello che stiamo facendo in questa sede sa un po’ di rituale: è un piccolo rito di passaggio. Dopo arriveremo a parlare anche dell’IGR e di come l’avete gestita, nell’unico modo in cui non bisognava operare. Guardate, parla uno che non lo rinnega: nella legislatura 2012-2015 ci siamo presi due scioperi generali, e alla fine abbiamo fatto una riforma fiscale che, tutto sommato, credo fosse anche giusta, seppure non andava fino in fondo nell’accertamento dei redditi. Ma l’abbiamo dovuta fare e abbiamo raccontato un’unica storia al Paese, non storie diverse.  Qui invece c’è chi, in campagna elettorale, va a dire che questo è il Paese migliore del mondo, che la Segreteria alle Finanze è stata la migliore del mondo, che ha portato ricchezza e benessere, e poi si fanno le riforme fiscali. Ultimo tema: il fotovoltaico. Che dire? Santi ha già detto moltissimo. Non solo vogliamo i documenti, ci mancherebbe altro, ma continuiamo a essere convinti che questa operazione sia ammantata, non solo di nebbia – come si è detto – ma di vera e propria opacità. Un’opacità che ci fa dubitare enormemente dell’effettiva utilità dell’operazione.  Da un lato, la persona più convinta nella maggioranza ci ha detto: “Questo sicuramente non è un affare per lo Stato, sicuramente non è un affare”. Io ho sentito questa parola. Ho sentito anche altre allusioni che arrivavano da ambienti della maggioranza e che, ovviamente, da persona seria non vengo a riportare a questo microfono. Tutte cose che mi fanno pensare che lo stesso mancato rispetto delle leggi, la stessa opacità con cui vengono gestite le pratiche correnti del Congresso di Stato, purtroppo venga utilizzata anche in operazioni come questa, che non sono affatto marginali. Perché se ci pensate, parliamo di una cifra che è più o meno l’ammontare di quanto vogliamo introitare con la riforma fiscale. Se non sbaglio, l’investimento finale è stato poco meno, ma sempre di diverse decine di milioni si tratta.

Gaetano Troina (D-ML): Mi allaccio proprio all’ultimo tema toccato dal collega per cominciare questo mio intervento, ovvero il tema dell’impianto acquisito dalla nostra azienda. Mi associo ovviamente alla richiesta già fatta dai colleghi di poter avere la documentazione già richiesta nella scorsa seduta. Tra l’altro, approfitto per segnalare che avevamo richiesto la documentazione relativa alla titolarità effettiva della società le cui quote sono state acquisite. Ci è stata fornita una visura camerale, da cui però emerge che alcuni soci sono altre società. Noi vogliamo sapere i titolari effettivi, al netto delle eventuali schermature societarie, per capire da dove nasce questa operazione.  Avevo chiesto, sempre nella scorsa seduta, ma non ho avuto risposta se non in maniera generica da parte del Segretario Bevitori, quali fossero le ragioni che avevano portato a individuare proprio quel terreno piuttosto che altri. La risposta che ho ottenuto è stata un generico: “Ce l’hanno indicato i nostri consulenti”. Bene, noi abbiamo chiesto di sapere quali fossero le eventuali altre proposte fatte dai consulenti o se questa fosse stata l’unica proposta, per capire qual è stata la genesi di questa operazione. Anche perché dalle relazioni che ci sono state fornite non emerge in maniera chiara.  Nel caso in cui queste informazioni non ci venissero fornite, è evidente che c’è qualcosa che non torna e noi vorremmo capirci di più, perché si tratta di un investimento particolarmente significativo, che ci è stato presentato come l’unica soluzione possibile al problema energia, quando era stato liquidato il progetto delle comunità energetiche. Questo perché, sempre a parole del Segretario Bevitori, non era chiara la serietà degli interlocutori.  Ricordo che si parlava di Enel, e non di una società qualsiasi pescata a caso. Quindi, onestamente, prima di buttare fango su interlocutori del calibro di Enel e dire che non era chiara la loro serietà, vorremmo capire la serietà di questi interlocutori che, fino a poco tempo fa, non conoscevamo e che sono spuntati da un giorno all’altro, portando il nostro Paese a fare un investimento milionario. Vorrei poi toccare un tema che mi ha particolarmente colpito nel discorso della Reggenza di commiato di ieri.  Un passaggio in particolare, se non ricordo male, diceva che per quanto riguarda la gestione degli NPL ci sono passaggi poco chiari, o comunque che la gestione non è stata portata avanti come avrebbe dovuto. Bene, io mi chiedo: se non ci fossero questioni gravi emerse in altre sedi, perché la Reggenza dovrebbe arrivare a dire, nel proprio intervento a microfono, che ci sono opacità sul tema della cartolarizzazione? Oltretutto non è un tema che strettamente tocca l’ambito istituzionale e l’attività della Reggenza. Io vorrei capire perché è stato fatto questo passaggio, quindi chiedo chiarimenti, approfittando della presenza in Aula del Segretario, su cosa si intendesse dire da parte delle Loro Eccellenze.  Al netto di ciò, emerge purtroppo dai provvedimenti che vengono portati in Aula e in Commissione un messaggio molto chiaro alla cittadinanza: questa maggioranza continua a non avere un’idea progettuale su cui dirigere il Paese. Continuate a portare in Aula decreti e progetti di legge senza un coordinamento, che devono sempre essere rattoppati perché vanno a incidere su altri aspetti della vita pubblica. Questo non dà un’immagine chiara del Paese all’esterno e contribuisce a far perdere credibilità dal punto di vista degli investimenti.  Io continuo a non capire quale sia il criterio di gestione delle risorse pubbliche. Come hanno detto i colleghi, andiamo a chiedere ai nostri concittadini sforzi insostenibili dal punto di vista fiscale per poi spendere le risorse “a caso”, in base alle esigenze contingenti di un Segretario o dell’altro, per chiudere o non chiudere un determinato progetto.  E questo, nella situazione in cui versano oggi i nostri concittadini, è inaccettabile. Noi stiamo chiedendo – e penso di averlo ripetuto in tutti i miei interventi dall’inizio della legislatura a oggi – a persone che fanno fatica ad arrivare a fine mese di pagare di più, perché le risorse accumulate vengano poi destinate a consulenze di cui non si conosce l’esito o a progetti la cui trasparenza è onestamente molto dubbia.

Marino Albani (PDCS): Voglio rompere il silenzio che ho finora voluto tenere su un tema qui ricorrente. Parto dalla comunicazione che fece Banca Centrale nel corso dell’ultima audizione in Commissione Finanze, quando ci preannunciò che avrebbe rilasciato una decisione sulle proposte di vendita del pacchetto di maggioranza di Banca di San Marino intorno al 15 settembre.  Già pochi giorni dopo quell’audizione, ho trovato sui media dichiarazioni, anche di un autorevole esponente politico, che affermavano che tale decisione non sarebbe intervenuta prima di ottobre. Mi sono chiesto come fosse possibile e su quale base si potessero fare previsioni diverse.  Comunque, credo che un po’ tutti oggi, 23 settembre, stiamo aspettando che Banca Centrale sciolga le sue riserve e chiuda finalmente l’istruttoria avviata ai primi di giugno, con il deposito delle istanze di autorizzazione all’acquisto da parte di San Marino Group S.p.A., la società costituita ad hoc a San Marino da una holding finanziaria di diritto bulgaro.  Siamo tutti coscienti che ogni giorno che passa rende sempre più pressante l’auspicio, espresso da più parti, che questa vicenda si chiuda, sia in positivo sia in negativo. Mi pare di poter dire che siamo tutti stanchi del clima così pesante e avvelenato che si è venuto a creare su più piani: da quello politico a quello dei social, passando per la dannosa litigiosità tra i soci della Fondazione bancaria Ente Cassa Faetano, che ha sottoscritto il contratto di vendita della maggioranza del pacchetto azionario della banca.  Ovviamente non sappiamo, né dobbiamo sapere, nulla sull’istruttoria in corso, ma sappiamo per certo che la legge attribuisce la competenza esclusiva a Banca Centrale, la quale, per statuto, è titolare autonoma e indipendente del governo del sistema bancario e finanziario sammarinese.  Quindi, tutte le prese di posizione di certi partiti politici di opposizione che richiamano il governo a predisporre un piano di sviluppo del sistema bancario, così come le iniziative di alcuni comitati spontanei di cittadini soci di Ente Cassa Faetano che invocano la revoca del contratto di vendita della banca agli investitori bulgari per convertirla in una banca cooperativa ad azionariato diffuso, magari nostalgici della vecchia Cassa Rurale di Faetano, si stanno rivelando del tutto fuori luogo. Sono soggetti assolutamente non titolati a interferire sull’operato di Banca Centrale. Tutte queste attività, semmai, dovrebbero attendere ed essere eventualmente successive a una decisione di Banca Centrale in merito alla vendita del pacchetto di maggioranza.  È noto, infatti, che Banca Centrale da almeno due anni insiste con la Fondazione bancaria – che controlla il 90% di Banca di San Marino – raccomandando di provvedere entro il 2025, anzi già dal 2024, a un primo aumento di capitale di almeno 20 milioni. Un aumento che la Fondazione non è in grado di sostenere con le proprie risorse e che, quindi, può avvenire solo attraverso la vendita di parte o di tutto il pacchetto azionario, al fine di trovare un nuovo socio di riferimento capace di rafforzare velocemente il patrimonio della banca, in misura adeguata ad affrontare le scadenze ormai imminenti.  Parliamo della calendarizzazione della cartolarizzazione, delle direttive comunitarie, di Basilea. Concetti già ampiamente confermati ed esplicitati anche in due assemblee dell’Ente Cassa Faetano, a livello tecnico dal Direttore Generale della Banca di San Marino, che ha descritto con chiarezza come la banca stia operando in una situazione di sostanziale galleggiamento. Infatti, gli indici, la redditività e la presenza di un utile sono segni positivi che attestano la buona salute della banca, ma al tempo stesso denotano un’insufficienza strutturale di fondi patrimoniali da mettere a reddito per sostenere attività e investimenti, aumentare il fatturato e generare utili necessari ad affrontare il futuro.  In altri termini, l’attività creditizia è fortemente limitata dalla situazione patrimoniale, perché il patrimonio disponibile è attualmente ridotto e la direzione deve quotidianamente usare una sorta di bilancino per valutare come impiegare la liquidità.  Voglio anche sottolineare che, per permettere a Ente Cassa di ottemperare alle raccomandazioni di Banca Centrale per il rafforzamento patrimoniale della banca con l’ingresso di un socio adeguato, il governo ha provveduto a superare l’ultimo ostacolo legale. Nella cosiddetta legge sviluppo, infatti, è stato eliminato l’obbligo del 51% delle quote bancarie in capo alla Fondazione, come già fatto a suo tempo per Cassa di Risparmio quando lo Stato ne acquisì il 100%. È stata un’assunzione di responsabilità meritevole da parte del governo, che invece l’opposizione, o parte di essa, continua ciclicamente a bollare come scelta negativa, ignorando volutamente il contesto nel quale è maturata la decisione.  Eppure, da mesi, in tanti e troppi si esprimono a vari livelli: in Consiglio, in Commissione, esponenti sia di minoranza che di maggioranza, personaggi pubblici, soggetti privati. Sulla stampa, sui media e sui social si legge di tutto, in maniera inopportuna e improvvisata. Altri sembrano agire, purtroppo, con una strategia precisa, volta a destabilizzare la situazione per far fallire l’operazione di vendita alla holding bulgara, proponendo magari un’alternativa come piano B ad altri investitori esterni. Tutte queste indebite interferenze, però, mettono in cattiva luce l’intero sistema bancario, e in particolare la Banca di San Marino, generando all’esterno e tra i clienti della banca un’immagine di confusione e instabilità.  Non aggiungo altro, ma più avanti tireremo le somme. Auspico che vengano attribuite le responsabilità secondo giustizia. Deve però essere chiaro che al momento tutto è nelle mani di Banca Centrale, che auspichiamo arrivi presto a esprimere un parere positivo o negativo sulla vendita della banca al San Marino Group.  Ricordo inoltre che nella stessa audizione Banca Centrale si è pronunciata anche sul Paese di residenza della holding madre, chiarendo che la Bulgaria non rappresenta una pregiudiziale negativa, essendo un Paese in compliance con le principali direttive finanziarie comunitarie e destinato a entrare nell’area euro dal 1° gennaio 2026. Non solo: è stato chiarito che ciò non rappresenterebbe un problema nemmeno rispetto all’Accordo di associazione con l’Unione Europea.  In definitiva, in attesa della decisione di Banca Centrale sulla Banca di San Marino, occorrerebbe maggiore senso di responsabilità da parte di tutti. Bisognerebbe osservare un rispettoso silenzio, come avviene per la vendita di Banca Cis da parte di Cassa di Risparmio. Diversamente, ogni polemica o illazione, passata, presente o futura, prima della decisione di Banca Centrale, rappresenta solo un’indebita interferenza nella sua competenza esclusiva di governare il sistema bancario sammarinese e costituisce un pericoloso intervento allarmistico sul futuro della banca, che può ragionevolmente causare danni alla sua gestione e creare preoccupazione nel Paese, anche tra i clienti delle altre banche.  Concludo ricordando che Ente Cassa ha convocato un’assemblea dei soci per il 27 settembre. Mi auguro che questa assemblea sia meno urlata e più responsabile, in controtendenza rispetto ai recenti interventi letti sui media e a certe lettere recapitate nelle cassette postali dei soci.

Comma 2 – Progetto di legge “Modifiche alla Legge 16 dicembre 2013 n.166 ‘Imposta Generale sui Redditi’ e successive modifiche”

Segretario di Stato Marco Gatti: Abbiamo presentato e depositato una serie di emendamenti che, pur non essendo tantissimi, cambiano l’impostazione iniziale in un paio di aspetti. Mi limito a illustrare velocemente questi cambiamenti, perché per quanto riguarda il progetto in prima lettura c’era già la relazione illustrativa, mentre per gli emendamenti presentati non abbiamo naturalmente l’illustrazione di quanto viene modificato.  Un primo intervento è stato fatto all’articolo 4, per quanto riguarda i redditi soggetti a imposizione separata, in particolare i redditi di capitale. Si è intervenuti aumentando percentualmente dell’1-2%, a seconda delle casistiche, e in questo caso del 2%, le imposte sugli interessi percepiti, cioè sugli interessi pagati dalle banche o da forme di investimento nel settore finanziario.  Siamo intervenuti poi sugli oneri deducibili, introducendo l’obbligo di tracciatura. Oggi non era specificato: era sufficiente avere il documento, ad esempio una fattura che comprovasse la spesa (dal dentista, per una protesi, e così via). Ora abbiamo introdotto che, oltre alla fattura, occorre anche la tracciabilità del pagamento: quindi tramite carta di credito, assegno, bonifico, oppure, se fatto a San Marino, anche con la SMAC. In questo caso, infatti, si può pagare in contanti, ma la transazione viene comunque tracciata internamente con la SMAC.  Altro intervento: dopo l’articolo 7, al comma 1, c’è stata una modifica che in realtà è più una specifica tecnica richiesta dall’ufficio sulla prassi già adottata. Non sono cambiati i valori, che sono rimasti inalterati, ma riguarda le detrazioni soggettive per coniuge, figli a carico o conviventi.  Successivamente abbiamo introdotto un cambiamento sulla SMAC rispetto a quanto previsto in prima lettura. In sostanza, abbiamo trasformato l’abbattimento della base imponibile – quindi una deduzione – in una detrazione d’imposta. Inoltre è stata eliminata la no tax area e conseguentemente abbiamo ridotto il tetto massimo deducibile da 9.000 euro (nella deduzione) a 6.000 euro (nella detrazione), sui quali si calcola la detrazione d’imposta.  In prima lettura era stata prevista una detrazione d’imposta calcolata sulla spesa con la SMAC, fino a un massimo di 6.000 euro, al 22%. Questo riguardava solo i residenti. Nei confronti successivi con sindacati e datori di lavoro è emersa la preoccupazione che la misura, all’interno delle aziende, potesse creare disagi. Pur essendo difficile quantificarne l’impatto, la questione è stata posta all’attenzione. Come governo e maggioranza abbiamo quindi valutato la possibilità di cambiare impostazione, estendendo la detrazione SMAC a tutti i soggetti.  Abbiamo lasciato i parametri massimi di detrazione a 6.000 euro, ma abbassato l’aliquota dal 22% al 15%. Prima, quindi, chi spendeva il massimo di 6.000 euro aveva un abbattimento d’imposta di 1.320 euro; con la nuova aliquota il beneficio scende a 900 euro, ma viene esteso a tutti i soggetti.  Dopodiché abbiamo preso in esame una detrazione già prevista nell’ordinamento per i residenti: 100 euro fino a 15.000 euro di reddito. L’abbiamo rimodulata, cercando di introdurre un sistema progressivo. Abbiamo quindi portato la soglia da 100 euro a 500 euro fino a 15.000 euro di reddito; oltre i 15.000 euro abbiamo introdotto una detrazione d’imposta di 450 euro. Questa è valida fino a 30.000 euro. Da 30.000 euro in poi inizia un decalage progressivo fino agli 80.000 euro, per cui la protezione del reddito va a scemare man mano che sale il reddito.  L’altra modifica che abbiamo introdotto è chiaramente per iniziare un percorso, perché riteniamo che la detrazione d’imposta sia molto più equa rispetto alle deduzioni. Abbiamo quindi trasformato due deduzioni d’imposta, quelle relative alle spese odontoiatriche e agli affitti, in detrazioni d’imposta. È un primo passo per verificare gli effetti di questo cambiamento.  Cosa cambia? Non andando più ad abbattere la base imponibile, il provvedimento favorisce i redditi bassi rispetto a quelli alti. L’impianto rimane uguale, con gli stessi tetti che c’erano prima nella deduzione, ma viene riconosciuto un abbattimento del 15% dell’imposta. Per fare un esempio: chi ha un reddito di 29.000 euro, con un’aliquota media del 13%, ottiene un beneficio di due punti superiore. Questo dà una buona copertura ai redditi medio-bassi, anzi medi in questo caso. Per i redditi superiori, invece, viene meno il vantaggio che c’era prima, perché abbassando la base imponibile si beneficiava anche della possibilità di scendere di scaglione.  Abbiamo fatto questa modifica solo su due elementi, non su tutti gli oneri, perché riteniamo che la riforma possa essere portata avanti progressivamente. Vedremo in seguito come evolverà.  Per quanto riguarda poi l’articolo 10, le modifiche sono state poche e di dettaglio: abbiamo previsto che alcune spese devono essere canalizzate. Per esempio, sui rimborsi spese documentati non è più sufficiente una semplice ricevuta – come quella di una colazione fatta mentre si era in trasferta di lavoro – ma occorre un documento tracciabile. Abbiamo introdotto il principio che, al di là del documento giustificativo, per avere la detrazione o la deduzione riconosciuta, occorre anche provare di aver sostenuto la spesa in maniera tracciata. All’articolo 30, in prima lettura, avevamo introdotto l’obbligatorietà degli accertamenti finanziari per i soggetti che, per tre esercizi consecutivi, dichiarano redditi inferiori a quindicimila euro annui. In questi casi scatta un automatismo, quello dell’accertamento finanziario, che riteniamo possa essere un elemento molto utile per l’Ufficio Tributario, anche per favorire l’emersione di criticità in soggetti passivi che presentano dichiarazioni incoerenti rispetto al loro patrimonio o alla loro situazione finanziaria. Per questo abbiamo dato mandato al Congresso di Stato di intervenire anche sulla normativa vigente per implementare il sistema informatico necessario agli accertamenti fiscali e di mettere a disposizione non solo dell’Ufficio Accertamenti ma anche della Commissione 104 gli strumenti utili a indirizzare gli interventi.  La modifica successiva è soltanto di coordinamento normativo. Procedendo oltre, abbiamo introdotto una delega che riguarda il POS, con l’obiettivo di far sì che questo diventi uno strumento unico in grado di svolgere anche le funzioni del registratore di cassa. In questo modo si evitano duplicazioni di operazioni da parte degli esercenti. Oggi infatti l’operatore deve prima inserire il pagamento con la carta di credito, poi ridigitare l’importo per la smaccata o comunque per rilasciare la ricevuta fiscale. Con la nuova modalità, invece, al momento dell’acquisto l’esercente inserisce sul POS l’importo della compravendita, indica il metodo di pagamento utilizzato, specifica la modalità di certificazione, ad esempio con SMAC o con codice operatore economico, e completa così l’operazione in un’unica fase. Questo sistema semplifica e velocizza le procedure di cassa, riduce gli errori e offre anche ulteriori vantaggi perché, essendo un sistema avanzato, consentirà agli operatori economici di avere a disposizione dati utili per la gestione amministrativa e per attività di marketing.  All’articolo successivo, relativo agli interessi, sono state introdotte modifiche di coordinamento con quanto già previsto nei primi articoli di legge. All’articolo 108 viene invece ripreso quanto già spiegato, cioè l’implementazione tecnologica a disposizione dell’Ufficio Tributario e la possibilità per la Commissione di avere riferimenti e allert per indirizzare meglio gli accertamenti nelle proprie funzioni. È stato introdotto anche un termine massimo entro cui la Commissione si deve riunire ogni anno per stabilire i criteri di accertamento da indicare all’Ufficio.  Rispetto alla prima lettura, siamo poi intervenuti sull’articolo 47, che riguarda gli oneri deducibili. Abbiamo introdotto, per quanto riguarda le polizze assicurative, anche la copertura per la perdita di autosufficienza, che sta avendo sviluppo e riteniamo utile sostenere anche fiscalmente. Abbiamo tolto invece i canoni di locazione e le protesi dentarie, trasferendoli alle detrazioni d’imposta. Inoltre, a seguito di un confronto in maggioranza, è stato deciso di sostituire la voce relativa alle spese veterinarie con quella per prodotti per la prima infanzia, aumentando anche il tetto massimo da duecentocinquanta a trecento euro per figlio a carico.  All’articolo 49 siamo intervenuti nuovamente sugli immobiliari, un tema molto delicato perché può prestarsi a forme di elusione fiscale. Abbiamo quindi inserito nella tabella degli ammortamenti un riferimento specifico a questo settore, prevedendo che l’ammortamento massimo fiscalmente riconosciuto sia dell’uno e mezzo per cento, invece del due per cento previsto per altre attività. Inoltre, per i contratti di locazione finanziaria, già innalzati da otto a dodici anni in prima lettura, abbiamo deciso di portare la durata minima a quindici anni. In questo modo si crea per il fisco un’aspettativa di poter anticipare le imposte, evitando che vengano rinviate alla fine del periodo di ammortamento.  All’articolo 51, che contiene disposizioni di coordinamento temporanee, è stata introdotta per gli anni dal 2026 al 2030 un’addizionale IGR dell’uno per cento su tutti gli operatori economici, siano essi persone fisiche o giuridiche. Per questo quinquennio l’aliquota non sarà quindi del diciassette per cento ma del diciotto. È stato previsto inoltre che il maggior gettito derivante da questa misura venga destinato agli investimenti o, qualora questi non vengano realizzati, alla riduzione del debito pubblico.

Gaetano Troina (D-ML): Inizio io questo dibattito generale, poi sicuramente i colleghi avranno anche molto altro da dire. Io sono molto perplesso e molto preoccupato per come è stata affrontata questa riforma. Avevamo chiesto a più riprese, in più forme e anche pubblicamente, di poter avere in via anticipata le proposte di emendamento che sarebbero state discusse. Ricordo bene che l’avevo chiesto anche a Palazzo Pubblico più di due settimane fa: ci era stato promesso, e invece oggi siamo qui a discuterne senza aver visto niente. Quel poco che ho preso l’ho preso adesso dall’intervento del Segretario, di cui devo dire la verità ho capito ben poco, perché spiegare una riforma con le modifiche apportate in questo modo è discutibile. Sfido chiunque, che non abbia partecipato ai confronti interni di maggioranza, a capire ciò che è stato spiegato.  Si è passati da un articolo all’altro senza avere un quadro complessivo della situazione: non si capisce come le modifiche cambino l’impostazione generale e, soprattutto, quale sia l’impatto delle modifiche stesse. Faccio alcuni esempi. Uno degli ultimi passaggi illustrati dal Segretario mi ha lasciato molto perplesso: si è parlato di un aumento temporaneo di cinque anni, dal 17% al 18%, che avrà un impatto su tutti gli operatori economici, persone fisiche e giuridiche. Con obbligo di destinazione agli investimenti o, se non destinati agli investimenti, alla copertura del debito pubblico. Queste sono state le parole del Segretario. Dunque, se gli investimenti non si fanno, le risorse vanno al debito pubblico, cioè sostanzialmente alla spesa corrente. Noi chiediamo per cinque anni a tutti gli operatori economici dell’1% in più, in un momento in cui già ci sono difficoltà, e non sappiamo bene cosa farne. È imbarazzante. E questa sarebbe la modifica migliorativa portata alla riforma.  Mi rivolgo soprattutto alle forze socialiste presenti in quest’aula: dov’è stato l’apporto in favore dei lavoratori in queste settimane, nel lavorare a questa riforma? Come lo giustificate? Quali modifiche migliorative sono state introdotte? Perché in tutte le trasmissioni televisive e negli interventi pubblici avete detto che sareste intervenuti a favore dei lavoratori. Mi ricordo Iro Belluzzi in trasmissione: “Si farà questo, si farà quest’altro, proporremo, faremo”. Dov’è questo intervento? E oggi neanche Belluzzi è presente. Come la spiegate ai cittadini questa riforma? I confronti con i sindacati a cosa hanno portato? Io dal Segretario ho sentito solo spiegazioni tecniche sulla tracciabilità SMAC, sull’utilizzo del POS, ma dov’è il miglioramento? Dove sono gli interventi concreti? E soprattutto: non avete ancora saputo dire a cosa verranno destinate le risorse. Avete un’idea? Questi venti milioni a cosa servono?  È la prima volta, almeno per la mia esperienza politica, che un intervento così significativo viene affrontato in totale assenza di confronti e senza avere in mano il materiale necessario per capire. Le riforme della scorsa legislatura, pur non condivise, erano state precedute da confronti importanti. Oggi invece non ci sono spiegazioni convincenti né chiare sugli impatti delle modifiche rispetto alla prima lettura. È imbarazzante.  Io non sono un tecnico fiscalista, sono un avvocato. Capite quanto sia difficile per chi non ha competenze fiscali mettersi oggi a studiare modifiche di questa portata. Non è rispettoso nei confronti della Commissione e dei suoi componenti. Voglio proprio vedere cosa andrete a spiegare alle persone che stanno protestando fuori, e lo fanno giustamente. Ho visto molte facce che conosco, persone che mi hanno detto che non riescono ad arrivare a fine mese, che non riescono a pagare l’affitto o le bollette, che sono costrette a dilazionarle pagando pure interessi.  E questa è la risposta che diamo, invece di fornire gli aiuti alle famiglie promessi in Commissione già a gennaio e che ancora non si sono visti. Gli aiuti dove sono? Invece chiediamo loro di più. È imbarazzante.

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Nicola Renzi (RF): Non è certamente facile, oggi, per mille motivi, cercare di dare un senso e un ordine a questa mattinata e ai lavori che faremo in questa commissione. Cerco di spiegarlo per i vari motivi che illustrerò.  Che fossero necessari degli interventi per rimettere in sesto il bilancio pubblico, noi lo sappiamo da oltre sei anni. Da oltre sei anni lo sappiamo. E questi interventi il Fondo Monetario ce li ha messi nero su bianco più volte. Sarebbe facilissimo andare in piazza e dire che non bisogna fare niente. Noi invece abbiamo sempre scelto un approccio più responsabile.  Questa è la prima differenza: noi lo abbiamo detto in campagna elettorale, cari signori, lo abbiamo detto in campagna elettorale. Gli interventi che il Fondo Monetario ci raccomandava erano: riforma delle pensioni, e ognuno valuterà com’è stata quella che avete fatto nella passata legislatura; riforma IGR; introduzione dell’IVA; ristrutturazione del sistema bancario e finanziario, perché lo Stato non può continuare a buttare soldi lì dentro: quello dovrebbe essere un sistema che dà al Paese e non che sottrae. In ultimo, contenimento della spesa.  Quindi: tre riforme per avere maggiore entrata e, dall’altro lato, contenimento della spesa e progetti di sviluppo seri. Da dove avete iniziato? Avete iniziato dall’IGR. Prima ci avevate proposto due grandi modelli di sviluppo: il DES, abortito clamorosamente dopo un anno; e poi l’idea di andare a prendere soldi dagli arabi, come ci propone Pedini Amati. Siete partiti esclusivamente dall’IGR. Nuove tasse. Dopo che nella passata legislatura e in campagna elettorale avevate detto che il Paese stava benissimo, che le banche galoppavano, che le aziende macinavano utili, che il debito pubblico era sotto controllo.  Allora oggi almeno serve a fare un’operazione verità: i soldi sono finiti e bisogna mettere le mani in tasca alla popolazione, altrimenti il debito rischia di andare fuori controllo. Io credo, e lo dico molto semplicemente, che il Segretario Gatti, avendo qui la delegazione del Fondo Monetario Internazionale, andrà proprio da loro a dire: “Noi stiamo facendo la riforma IGR”. Perché se non l’avesse fatta, se non l’avesse sul tavolo, altro che upgrade o valutazioni delle agenzie di rating.  Questo è il dato di base sul quale ci introduciamo. Questa è la vostra idea di progetto Paese: la riforma IGR. Dopo che i progetti di sviluppo che avete proposto, pochi, scarni e fatiscenti, sono miseramente falliti. Voi ci dite che i soldi saranno usati per ripagare il debito o per fare investimenti. Incredibile che si possa dire una cosa del genere. E anche sugli investimenti ogni Segretario ha la sua idea: per qualcuno la priorità è l’aeroporto di Torraccia, per qualcun altro dovrebbe essere l’ospedale, tanto che si fanno decreti in deroga alle regole, stabilendo che per le strutture private valgono certe norme e per quelle pubbliche altre.  Arriviamo al metodo. Io vi dico la verità: non ho una lunga storia politica, forse un po’ più lunga di qualcun altro, ma io non ho mai visto una cosa di questo genere. Rivendico che la riforma del 2013, con l’introduzione del sistema SMAC, fu durissima, con confronti serrati e articolati dentro la maggioranza, che poi andò a spiegare alla cittadinanza quali erano le sensibilità. Voi cosa avete fatto nei due anni passati? Avete assunto cinquecento persone. Cinquecento persone. E continuate a spendere in trasferimenti. E intanto mi dicono che domenica scorsa siete andati con tre elicotteri a Misano, con tutta la delegazione del Congresso di Stato, a vedere il Gran Premio. Questo è il contegno. E allora di fronte a una riforma IGR, se tu non prepari la popolazione a capire qual è la condizione generale, ma dai a intendere che si può girare con gli elicotteri, andare in trasferta in dieci, assumere cinquecento persone, staccare delibere da trentamila euro all’amico dell’amico, la popolazione cosa capisce? Capisce che va tutto bene. E allora, di fronte a questa riforma, fa quello che sta facendo oggi: scende in piazza. E credo che i numeri saranno impressionanti.  Questo è il messaggio: avete fallito. Metodo: nessun confronto, niente. Oggi arriviamo in aula con una riforma completamente stravolta, senza che nessuno ci abbia detto una parola. Non so se avete parlato coi sindacati o con le categorie, ma mi pare evidente la risposta. Siete convinti di poter fare tutto quello che vi pare. Un Segretario di Stato che non rispetta neanche le leggi negli atti amministrativi normali è convinto di potersene fregare completamente.  E allora: servono venti milioni. Lo ha detto Gatti. Servono venti milioni e la facciamo così. Se non vi va bene fate voi le proposte, basta che siano venti milioni. Ma può essere questo l’atteggiamento? “Una giornata di sciopero vi costerà più di quanto costa la riforma fiscale”. Questo è il rispetto che si deve alle persone?  E allora la risposta ve l’hanno data loro, qui fuori. Noi non abbiamo ancora visto gli emendamenti e dovremmo discutere una riforma che non abbiamo neanche potuto leggere. Io sfido chiunque ad aver capito, da quello che ci ha detto il Segretario Gatti, cosa intendesse. La legge sulla famiglia vi abbiamo detto che la rivediamo completamente, proponendo due giorni in più, magari stipendiati, pagati in mutua, per chi deve accompagnare un figlio, e poi parliamo di natalità. Emendamenti sempre tutti bocciati, con la solita risposta: lo faremo noi. Ma dov’è questa legge sulla famiglia? E il potere d’acquisto? Dove sono le garanzie sul potere d’acquisto? Ve lo siete posto questo tema o no? Qui c’è qualcuno che ha preso la politica come un modo per togliersi delle soddisfazioni personali e non come un servizio, e questo è inaccettabile. Totalmente inaccettabile. Poi ci sono anche gli spingibottoni, ma quelli ci sono sempre stati e non sono neanche il problema più grave.  Allora, cosa dobbiamo fare oggi? Dovremmo andare a casa, se ci fosse un minimo di regia politica. Si dovrebbe dire: facciamo degli approfondimenti seri. Invece, per voi, gli approfondimenti sono stati due incontri in agosto nei quali ci avete convocato con l’aria di chi sa già tutto, lo sguardo dall’alto, come per dire: “Tanto la dobbiamo fare, andate avanti”. Ecco, questo non è un metodo.  Noi lo abbiamo detto chiaramente e lo ribadiamo: questa riforma non è emendabile, la dovete ritirare. La dovete ritirare e aprire un confronto serio sulle priorità del Paese. Serve un’operazione verità sui conti pubblici. Poi continuerete a ripetere le solite frasi, a dire che è tutta colpa di Nicola Renzi, va bene, siamo abituati. La gente ormai non vi crede più, ma continuate pure a ripeterlo, magari vi fa bene. E siccome non avete neanche il coraggio di dirlo apertamente, fate scrivere queste cose ai vostri amici sui blog. Un capolavoro, bravi, complimenti.  La riforma la dovete ritirare, e dovete aprire un confronto serio sulla sostenibilità del debito, sulle idee che avete per renderlo sostenibile e per creare un minimo di sviluppo dentro questo Paese. E va messo in conto anche il contenimento della spesa, perché è necessario che ci sia. Già solo con una gestione più morigerata delle Segreterie di Stato sarebbe tutto molto più semplice.  Avete ancora l’occasione di farlo: ritirare questa riforma e aprire un confronto serio. Perché una riforma IGR non si fa contro tutti, si fa con più persone possibili. Altrimenti sarà un fallimento enorme, e non credo ci siano dubbi.  Io sono anche curioso, visto che ho sentito tanti proclami da Libera e dal PSD, di capire quali saranno state le migliorie che queste due forze politiche avranno portato alla riforma. La DC ormai viene considerata una cosa sola con il Segretario Gatti, quindi non ne parliamo. Ma sarò molto curioso di vedere quali migliorie Libera e PSD abbiano voluto introdurre, e le valuteremo.

Emanuele Santi (Rete): Solitamente per una riforma così importante ci dovrebbe essere anche un contraddittorio: qui parla sempre per primo l’opposizione e poi, forse, qualcuno di maggioranza, almeno per capire quali siano le motivazioni che vi porteranno a sostenere una riforma del genere. Vedremo cosa ci direte.  Parto dal riferimento che ci ha fatto il Segretario Gatti. Io ho provato imbarazzo per lei, Segretario. Arrivare alle nove e mezza del mattino della discussione di questa riforma e sentirla provare a spiegare alcune modifiche che praticamente non abbiamo capito, e che ci spiegherà forse durante l’articolato, fa capire bene qual è stato il livello di confronto su questa riforma: zero.  La riforma è stata depositata il 4 luglio senza nessun confronto preventivo con l’opposizione, e tengo a ribadirlo. Probabilmente non è stata neanche condivisa fino in fondo con la maggioranza, perché oggi ci portate modifiche che dite stravolgeranno il testo. Penso che questo lavoro, se ci fosse stato un po’ di senno, si sarebbe potuto fare prima, con la maggioranza, ascoltando l’opposizione e le parti sociali. Questo non si è voluto. È una riforma calata dall’alto, con due soli confronti in Segreteria che non hanno permesso alcun approfondimento.  Noi ci siamo messi anche in una posizione costruttiva, chiedendo dati precisi: chi paga l’IGR, come girano i numeri, quali sono le percentuali delle varie categorie, chi non paga l’IGR. Tutto questo non ci è stato fornito. Ne esce una riforma completamente autoreferenziale. E lo ribadisco: una riforma non emendabile, inemendabile, da ritirare.  Perché da ritirare? Perché una riforma seria dovrebbe portare interventi di equità. Invece qui si vuole solo fare cassa. Servono venti milioni e si va a prenderli dove è più facile: colpendo pensionati, lavoratori dipendenti, frontalieri. Una vera stangata, ed è questa la riforma che volete.  Credo che quello che sta succedendo fuori, le tante persone che animano la piazza, sia la risposta che vi meritate per come avete gestito il Paese e per come avete portato avanti questa riforma. Per anni ci avete ripetuto che i conti pubblici stavano bene, che il bilancio era solido. Oggi invece i nodi vengono al pettine: il bilancio 2024 perde 35 milioni, e gli organismi internazionali ci dicono chiaramente che bisogna intervenire. La narrazione non regge più.  Servono venti milioni, ma allora perché non prenderli dalle oltre 1.500 società che dichiarano zero? Perché non colpire chi, con i giochetti dei codici operatore, apre e chiude e lascia buchi da milioni per poi sparire? Non si fa nulla contro evasione ed elusione, ma si colpiscono i redditi certi. Questa è l’impostazione, e noi siamo assolutamente contrari.  Come Paese dobbiamo smettere di raccontarci che va tutto bene e che si può continuare a spendere senza limiti. Bisogna dire che i debiti vanno ripagati, che le casse dello Stato non sono floride e che serve un ragionamento collettivo su come risollevare San Marino.  Io faccio fatica a capire come riusciate a sostenere questo provvedimento. Vedremo gli emendamenti, ma è difficile parlare di cambiamento o rivoluzione. Una riforma così non è votabile. Con un po’ di collaborazione si poteva portare avanti qualcosa di migliore, invece è evidente che l’unico obiettivo è fare cassa sulle spalle dei cittadini più deboli. Ed è difficile anche solo commentarla.

Luca Gasperoni (PDCS): Prima di tutto vorrei dire che la riforma IGR era prevista già all’interno del programma di governo, quindi in questo momento non ci si può dire che il governo o la maggioranza non abbiano il coraggio di portare avanti riforme che servono al Paese. Questo è sicuramente il primo punto.  Mi dispiace anche sentirmi dire che qui la maggioranza fa solo da spingibottone. Su questo veramente non ci stiamo, perché tutti i vari incontri che si sono tenuti in questi mesi, e soprattutto in questi ultimi giorni, sono sempre stati momenti di confronto con il Segretario Gatti per portare a casa delle migliorie che potessero in qualche modo dare beneficio alla cittadinanza. Essere tacciati di spingibottone, quindi, è assolutamente ingiusto.  Credo che vada fatta anche una cronostoria di quello che è stato il percorso che ci ha portato a questo ultimo testo della riforma IGR. Siamo partiti da una prima lettura, dove veniva introdotto il concetto di territorialità della tassazione e quindi il recupero di base imponibile nei confronti di soggetti che poi andavano a spendere in Italia. Da lì, quindi da fine luglio e agosto, abbiamo proseguito i lavori: è vero che i lavori consiliari si sono fermati, ma quelli della maggioranza no, né in agosto né in settembre. Abbiamo fatto confronti serrati che, col tempo, porteremo ad illustrare anche qui articolo per articolo, spiegando le migliorie introdotte.  Abbiamo lavorato per rendere la riforma più equa possibile. Abbiamo inserito un’addizionale dell’1% che colpirà solo le imprese, ma abbiamo preteso che questa addizionale fosse destinata esclusivamente al ripagamento del debito o agli investimenti. È un cambio di paradigma importante: per la prima volta si prende qualcosa dalle aziende vincolandolo a una finalità precisa.  Abbiamo anche lavorato per mettere sullo stesso piano frontalieri e residenti, estendendo la deduzione SMAC anche ai frontalieri. Sulle passività deducibili abbiamo introdotto misure a sostegno delle famiglie, dei nuovi nati e delle spese scolastiche. Abbiamo aperto un altro capitolo, quello dei controlli automatici per i redditi inferiori a 15.000 euro: per la prima volta viene introdotto un sistema che permette verifiche automatiche, rispondendo così a chi da anni ripete che bisogna andare a prendere le tasse da chi non paga.  È quindi una riforma più equa, come dimostrano anche le tabelle pubblicate dalla Segreteria Finanze, che ringrazio per il lavoro fatto in queste settimane, dalle quali risulta che chi guadagna di più paga di più. Negli ultimi incontri siamo anche riusciti ad ottenere un innalzamento del bonus protezione, così da aiutare le fasce medio-basse e fare in modo che non vengano penalizzate.  Vorrei però sottolineare un aspetto che negli ultimi tempi è un po’ scomparso dal dibattito: la spending review. Su questo tema sono d’accordo con chi è intervenuto prima. Se chiediamo uno sforzo ai cittadini, anche il governo deve fare la sua parte. Qualche mese fa abbiamo presentato un ordine del giorno, ma probabilmente non basta. L’impegno che prendo, anche a nome della maggioranza, è che metteremo tutti i capitoli di bilancio sotto una lente di ingrandimento, già a partire dalla prossima finanziaria. Perché abbiamo chiesto uno sforzo ai cittadini e ora lo dobbiamo fare anche noi.  La politica deve prendersi delle responsabilità. È troppo facile approvare provvedimenti che fanno solo piacere o che restituiscono risorse ai cittadini. Qui invece serve dire chiaramente che abbiamo necessità di mettere in sicurezza il bilancio e di fare investimenti, che vanno dalla sistemazione di una strada alla riqualificazione di edifici pubblici. Oggi, appena si presenta una spesa straordinaria, siamo costretti a fare debito, e così non si può andare avanti.  La riduzione del debito è un altro punto centrale: non può e non deve ricadere sulle generazioni future. Lo sforzo va fatto adesso, perché ripagando il debito liberiamo risorse da destinare a sanità, scuole e servizi. Le scuole, in particolare, sono un capitolo che dovremo aprire presto, perché molte strutture sono fatiscenti e richiedono investimenti urgenti.  Anche sul fronte dei servizi, oggi garantiamo prestazioni gratuite a tutta la cittadinanza e vogliamo che sia così anche in futuro, ma per mantenerle serve un contributo da parte di tutti. Quello che stiamo facendo oggi chiede un sacrificio ai cittadini, ma dobbiamo dirci con senso di responsabilità che anche la politica dovrà rinunciare a qualcosa.  Noi consiglieri di maggioranza ci assumiamo la responsabilità di portare avanti questo progetto di legge, consapevoli che in piazza ci sono tante persone che protestano. Ma anche noi siamo cittadini, anche noi oggi rinunciamo a qualcosa. È uno sforzo che dobbiamo fare tutti insieme, in modo coeso.

Maddalena Muccioli (PDCS): Anch’io sottoscrivo interamente l’intervento del collega Gasperoni che mi ha preceduto e vorrei tornare a evidenziare il fatto che nessun membro e nessun componente della maggioranza può essere considerato un semplice spingibottone. Sono stati mesi, settimane e, anche negli ultimi giorni, si sono svolti continui approfondimenti e studi sui numeri. Tutti noi abbiamo cercato di portare il nostro apporto e oggi inizieremo a discuterne. Ci tenevo a sottolineare questo messaggio, perché personalmente sento molto il senso di responsabilità che deriva da questo momento, e penso di poter parlare anche a nome degli altri colleghi.  Abbiamo visto le persone in piazza e questo ci deve far riflettere sul fatto che siamo in un momento storico in cui occorre prendere decisioni importanti per il Paese, decisioni che devono essere il più possibile giuste e coerenti con un percorso. È il momento di affrontare seriamente anche il tema della spending review, perché questa riforma dell’IGR, che entrerà in vigore nel 2026, dovrà produrre effetti sul periodo d’imposta 2026 anche in termini di riduzione della spesa corrente. Non può esserci una distinzione: se oggi si chiedono sacrifici ai cittadini, si deve parallelamente avviare un percorso di ottimizzazione, di efficientamento e di ripensamento della spesa pubblica.  Sottoscrivo quindi l’intervento del collega e aggiungo un altro aspetto. Negli incontri che si sono svolti fino a ieri, la maggioranza ha affrontato ragionamenti complessi. Spesso si commette l’errore di intendere il concetto di equità come qualcosa che riguarda la differenza tra categorie di lavoratori, quasi a pensare che alcune categorie siano meno soggette a fenomeni di evasione. Questo non è un errore che la politica deve fare, perché l’equità è un concetto trasversale e va considerata in base al reale peso e alla reale difficoltà del contribuente all’interno dello Stato. Questo è il messaggio che vorremmo far passare.  Non è un momento facile. Non siamo qui a spingere bottoni sulla base di indicazioni esterne, ma siamo perfettamente consapevoli e pienamente in grado di assumerci le responsabilità che questo progetto di legge comporta. Non stiamo sottovalutando l’importanza di questo passaggio e di sicuro non sarà l’unico provvedimento volto al miglioramento dei conti pubblici.

Marino Albani (PDCS): Forse ripeterò quanto già detto dai colleghi, ma voglio esprimere alcune riflessioni personali prima di iniziare l’esame del progetto di legge e degli emendamenti. Stiamo arrivando alla conclusione di un lavoro iniziato diversi mesi fa, che ogni partito di questa maggioranza, per quanto mi risulta, aveva già avviato nei propri organismi di base. Dopo una prima fase di lavoro nei gruppi di partito, il confronto si è spostato nei gruppi consiliari e tra i gruppi consiliari stessi. È stato quindi un percorso di confronto sviluppato per mesi in più fasi e a vari livelli, con il ruolo fondamentale della Segreteria alle Finanze, ed è continuato fino a ieri. C’è tuttora disponibilità al confronto.  Nel tempo sono stati trovati nuovi punti di equilibrio tra le direttrici di intervento ipotizzate, senza però perdere di vista le ragioni e gli obiettivi della manovra fiscale ed economica, sollecitata anche dal Fondo Monetario Internazionale come necessaria per lo Stato e per il Paese. Il punto di equilibrio raggiunto la settimana scorsa, con la presentazione degli emendamenti, ha già colto istanze importanti e riequilibrato l’intervento sui lavoratori frontalieri rispetto ai residenti, riducendo gli effetti di un provvedimento che mirava a realizzare maggiore equità. Questo perché i regimi fiscali dei Paesi di residenza dei frontalieri sono diversi e i loro consumi restano quasi del tutto fuori territorio, mentre non risulta che i frontalieri sammarinesi in Italia godano di un trattamento di pareggio.  Avremo modo di approfondire articolo per articolo, ma segnalo che oltre al riequilibrio sull’intervento ai lavoratori dipendenti e ai frontalieri – agendo su bonus, detrazioni SMAC, fringe benefits – questa manovra favorisce famiglie, redditi medi e consumi interni, mentre aumenta la pressione su rendite finanziarie, redditi esteri e comparto immobiliare, intervenendo sugli ammortamenti e sui contratti di leasing. È previsto anche un aumento limitato dell’aliquota sul reddito d’impresa per cinque anni, con l’1% aggiuntivo destinato a finanziare infrastrutture e ridurre il debito pubblico.  Elemento molto importante è il forte impulso dato all’accertamento fiscale, richiesto da tutti, per far emergere redditi coperti da evasione ed elusione. Si potenziano le attività di controllo automatico, anche attraverso software moderni e incrocio con banche dati disponibili nel Paese e non solo di natura bancaria. A mio giudizio, per consolidare maggiori entrate tributarie pluriennali, si sarebbe potuto inserire anche un istituto come il concordato preventivo, che in Italia funziona bene sia per gli operatori sia per l’erario. Non ha nulla a che vedere con il vecchio forfettario: si basa sugli studi di settore, quindi il reddito non può attestarsi artificialmente a livelli più bassi del reale. Non sarebbe stato da importare in modo automatico, ma adattato alle nostre dimensioni e caratteristiche.  Concludo però con una nota negativa, per senso di responsabilità. In queste settimane il governo e il progetto di legge sono stati oggetto di critiche da parte delle sigle sindacali. Questo è legittimo, ma dispiacciono i toni pesanti e il linguaggio discutibile usato in certe prese di posizione. Mi auguro che lo sciopero generale in corso non degeneri e che vengano mantenuti toni e comportamenti civili.

Sandra Stacchini (PDCS):  Non posso che dire di condividere in toto quanto affermato dal collega e non ripeterò i temi già toccati. Sottoscrivo l’idea della coerenza di percorso: questo è l’inizio di un cammino, non solo di questo governo ma dell’intera legislatura, e l’IGR è il tema principale. Ho apprezzato anche alcune parti degli interventi polemici dei colleghi Santi e Renzi, che hanno ricordato come la riforma IGR fosse attesa da anni. È vero, si tratta del primo importante intervento di questo governo, ma era già parte dei programmi precedenti.  Sul metodo non mi esprimo: per me è la prima esperienza. Posso però dire che la maggioranza ha lavorato fino a ieri notte per migliorare il testo della prima lettura, e crediamo di aver fatto un buon lavoro. L’equità richiesta è evidente: i redditi medi e bassi sono stati difesi. Chi ha redditi fino a duemila euro netti non subirà praticamente incidenza, mentre i redditi maggiori dovranno contribuire di più. Rispetto alla prima lettura, le imprese sono state maggiormente coinvolte, non per fare cassa sulla spesa corrente, ma per contribuire a coprire il debito pubblico e finanziare investimenti.  Questa è una nota importante: nessuna cifra verrà destinata alla spesa corrente, ma agli investimenti e alla riduzione del debito. Analizzeremo articolo per articolo e vedremo gli interventi di sostanza. Posso anticipare che ieri sera è stato inserito, all’interno del conteggio SMAC, anche il pagamento delle bollette e delle spese assicurative: un intervento concreto per i cittadini e i lavoratori dipendenti.  Affronteremo quindi la discussione con spirito collaborativo, e spero che anche i colleghi di opposizione lo facciano. Il lavoro è migliorabile, lo vedremo strada facendo. Ma respingiamo con forza quanto detto oggi: essere definiti “maggioranza spingibottoni” è un’offesa pesante.

Tommaso Rossini (PSD): Anch’io mi unisco agli interventi dei colleghi di maggioranza, soprattutto per ribadire che il PSD chiede innanzitutto una spending review delle spese pubbliche, per intervenire sui tagli laddove si tratti di spese che non generano valore. Non si parla quindi di ridurre salari, stipendi o servizi fondamentali, ma di eliminare quelle uscite che si configurano come sprechi e che non portano benefici reali.  Per quanto riguarda la riforma, anch’io confermo di aver partecipato ai lavori e posso dire che essa va nella direzione dell’equità per tutta la popolazione, come già sottolineato dai colleghi. I redditi medio-bassi, fino ai duemila euro, sono stati praticamente esclusi dall’impatto della riforma: l’incidenza è minima, quasi nulla, ed è chiaro che sono state tenute in considerazione le difficoltà delle famiglie e la capacità di spesa complessiva della popolazione.  Si interviene anche sulle imprese, con un incremento dell’aliquota di un punto percentuale. Questo aumento ha un obiettivo preciso: raccogliere cinque milioni di euro all’anno, per cinque anni, da destinare esclusivamente a investimenti che possano portare valore alla Repubblica, senza incidere sulla spesa corrente. È un impegno che abbiamo assunto e che intendiamo rispettare, perché l’IGR deve servire a generare sviluppo.  Un’altra novità importante riguarda il controllo automatico: dall’Ufficio Tributario parte un meccanismo che scatta in automatico per i codici operatori che dichiarano meno di quindicimila euro annui. Con l’incrocio dei dati, anche bancari, il controllo diventa obbligatorio per legge, senza possibilità di scelta discrezionale. Si tratta di una misura mirata a contrastare situazioni anomale che, nel nostro Paese, sono ancora numerose.  Inoltre, il PSD ha chiesto con forza che alla riforma IGR venga affiancata un’agenda di crescita e sviluppo, con obiettivi chiari, che sarà presentata nella prossima sessione consiliare. Perché non basta intervenire sulla fiscalità: serve una visione di sviluppo che accompagni la sostenibilità dei conti pubblici.  Fare una riforma dell’IGR non è mai un compito piacevole, perché significa toccare le tasse di chi lavora e fa impresa. È però uno sforzo di responsabilità politica e di spirito di servizio, perché la riforma riguarda tutti, anche noi consiglieri. Credo che lo sforzo compiuto ci porterà a un risultato equo e spero che i colleghi dell’opposizione possano riconoscerlo al termine dei nostri lavori e nella votazione della legge.

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

William Casali (PDCS): Questo è un passaggio veramente critico e difficile politicamente, perché è ovvio che fare una riforma IGR non premia. E immagino che l’opposizione comunque lo sappia, visto che tutti quanti hanno avuto esperienze di governo e perlomeno comprendono il fatto che è un momento difficile.  Mi sembra sia giusto comunque fare una piccola analisi anche su quello che è stato il corso e lo sviluppo, su come siamo arrivati a questa legge. Sappiamo benissimo che abbiamo passato un periodo in cui il debito pubblico del nostro Stato è aumentato, e questo non solo in una situazione economica normale, ma anche per via di quelli che sono stati gli eventi internazionali che hanno reso molto più complesso e difficile, da parte di San Marino, dare una risposta. Tra l’altro, questo genere di intervento, la riforma IGR, è stato anche il motivo per il quale uno dei partiti della precedente legislatura è uscito dal governo e oggi si trova in opposizione. E, diciamo, probabilmente si è tolto un peso e continua un pochino a fomentare, anche grazie allo sciopero in corso. Si è fatto un grosso lavoro di redistribuzione dei redditi, di redistribuzione delle ricchezze, e questo è innegabile. Abbiamo cercato di premiare i redditi più bassi, quindi questo intervento alleggerirà la pressione fiscale sui redditi più bassi. E sostanzialmente abbiamo chiesto una cosa, che è una sorta di patto sociale: tutti crediamo a San Marino, non solo noi qui in maggioranza, ma penso anche tutte le persone che sono fuori in questo momento a manifestare. Tutti crediamo in San Marino. Poiché San Marino non è un grande Stato, abbiamo chiesto: fidiamoci di San Marino, cerchiamo di fare squadra insieme, consumando a San Marino. Penso che sia anche un messaggio condivisibile da parte di tutti.  Nel momento in cui un lavoratore accetta questo patto, la misura fiscale si alleggerisce molto e riesce a mantenere livelli pressoché identici a prima, facendo un grosso lavoro di redistribuzione delle ricchezze. Quindi la pressione si alza sui redditi più alti. L’unico intervento maggiorativo è stato fatto sulle società, destinando in modo chiaro questi fondi che serviranno unicamente per abbassare il debito e per fare investimenti infrastrutturali, mirati allo sviluppo del Paese.  Abbiamo cercato di fare anche un grosso lavoro di allargamento della base imponibile. Siamo andati a prendere delle sacche di redditi che prima non erano tassati, sempre con lo scopo dell’equità sociale. Un altro intervento riguarda i controlli: non deve essere un aspetto che riguarda unicamente una categoria. Fare più controlli è un bene sia per i lavoratori che per le aziende, perché molte aziende di San Marino lavorano bene e tengono al fatto che ci sia un intervento fiscale giusto ed equo, che quindi vada a correggere anche certe distorsioni che possono capitare.  Se parliamo di equità, anche questo è un impegno che serve portare avanti, e che per la prima volta in questo intervento viene fatto con degli automatismi, utilizzando i dati che la pubblica amministrazione ha a disposizione e creando indici di anomalia.  Questo intervento va quindi a toccare tutti gli aspetti ed è stato il frutto di un lavoro che probabilmente poteva essere fatto meglio, con più confronti. Non si può certo dire che confronti non ce ne siano stati, perché ci sono stati. Capisco che su un intervento di questa natura si poteva fare di più, ci mancherebbe, ma non siamo neanche tutti verginelli che non comprendono la difficoltà del momento.  Io mi sento di ringraziare tutti, a partire dal Segretario di Stato, lo staff della Segreteria e tutta la maggioranza. Ringrazio anche tutto l’arco parlamentare, perché non deve essere motivo di costante contrapposizione, ma deve essere un lavoro comune.  Quanto ai commenti sugli “spingibottoni”, mi sento di rimandarli al mittente. Questo deve essere un lavoro che continuerà con le sue difficoltà, per carità, ma da parte della maggioranza ci sarà una presa di responsabilità, anche verso chi in questo momento sta manifestando. Le critiche non sono inascoltate: vengono raccolte, ma dovranno essere mediate da chi ha la responsabilità dei conti. Qualcuno dovrà pagare un po’ di più, ma saprà che lo sta facendo per il bene del Paese.

Luca Boschi (Libera): Innanzitutto voglio iniziare ribadendo, come già ha fatto qualcuno, l’alto spirito di responsabilità e di attenzione che abbiamo posto nell’affrontare questa materia, che è una materia che tocca tutti i cittadini e tutte le imprese del nostro Paese. Abbiamo affrontato questo tema senza superficialità, valutando l’effetto di ogni singolo provvedimento.  Ho ascoltato l’intervento del segretario Gatti, ho ascoltato anche gli interventi dei commissari di opposizione che in alcuni casi ho anche apprezzato. Il commissario Renzi, per esempio, ha ricordato cosa ci ha chiesto il Fondo Monetario; il commissario Santi ha ricordato che nella scorsa legislatura c’era una convergenza tra i partiti allora di maggioranza e di opposizione sulla necessità di fare questa riforma; e anche il commissario Troina ha ribadito questo.  Ci sono però delle critiche aprioristiche che è difficile accettare, come quella del mancato confronto sugli emendamenti. È difficile confrontarsi con chi viene agli incontri definendo il testo di prima lettura come “inemendabile”, perché questo significa non voler entrare nel merito. Sapete qual è la novità? Che questa maggioranza, questo governo, lo staff della segreteria, il provvedimento lo hanno emendato. Lo hanno emendato con tutta una serie di proposte che adesso, commissario Troina, lei dice non sono sufficienti, però prima diceva di non averle viste. Allora guardiamole insieme.  Io penso che, anche per rispetto di tutte le persone che oggi sono in piazza, noi dobbiamo assumerci un atteggiamento di ascolto delle loro istanze e di spiegazione, voce per voce, delle logiche che stanno dietro a ogni singolo provvedimento, senza dire aprioristicamente che sono inique o eque. Andiamo a verificarlo.  Vi do alcuni dati per verificare se il testo è stato migliorato o meno. Il testo di prima lettura andava ad attingere, per l’aumento di gettito, per il 50% dai lavoratori dipendenti e per il 50% dagli altri redditi, quindi dal sistema delle aziende. Questo testo che portiamo in seconda lettura riduce il peso sui lavoratori dipendenti a meno della metà. Già questo è un dato importante, già questo è un dato che porta una novità. Negli ultimi giorni si è lavorato tantissimo per elevare le fasce di reddito che non verranno toccate da questa riforma. Oggi possiamo dire che chi percepisce 2.000 euro netti al mese non sarà toccato, o addirittura avrà un trattamento migliorativo rispetto a prima. E questo si chiama equità, questo si chiama salvaguardia delle fasce più deboli.  Sono state introdotte anche misure sulle imprese, come hanno ricordato i miei colleghi: l’addizionale IGR verrà totalmente destinata o agli investimenti o alla riduzione del debito. E la riduzione del debito è a sua volta un investimento, perché libera risorse per fare altri investimenti.  Ci accusate di aver fatto come prima riforma la riforma dell’IGR e di non aver presentato le altre. Ma la riforma dell’IGR – lo dicevamo anche nella scorsa legislatura, e lo diceva anche lei, commissario Renzi – è la prima riforma che si fa a livello strutturale, perché è la riforma su cui si basano tutte le altre. E come abbiamo detto, e come hanno ricordato anche alcuni colleghi commissari, verranno presentate a brevissimo altre riforme: a sostegno della famiglia, dei consumi, del carovita. E queste prenderanno risorse proprio da questa riforma.  Quindi voi lo sapete benissimo a cosa serve questa riforma. Serve a tutelare un Paese che ha un bilancio in equilibrio, sì, ma debole. Serve a portare iniziative sullo sviluppo, sulle infrastrutture e sui servizi alla popolazione, perché non possiamo abbassare il livello del nostro welfare. Serve a raccogliere risorse da redistribuire ai cittadini, alle imprese, allo sviluppo. In più, questa riforma ci permette di abbassare i costi delle future emissioni di debito pubblico, perché abbiamo capito che siamo entrati nel circolo del debito pubblico e che ogni tre anni, o comunque alla scadenza di ogni bond, questi vanno rinnovati. Ogni volta i mercati ci giudicano su cosa? Sulla bontà e sulla forza del nostro bilancio. E questa riforma rafforza il bilancio dello Stato.  È chiaro poi che, come hanno ricordato molti colleghi, questa riforma va necessariamente affiancata a misure di revisione della spesa. Quando parlo di revisione, intendo dire che nella prossima legge finanziaria, che approveremo a dicembre, alcuni capitoli di spesa dovranno essere ridotti e altri rafforzati. Perché stiamo capendo quali sono le debolezze del nostro Paese e quali sono invece le sacche di sprechi che evidentemente ci sono ancora nella Repubblica di San Marino.  Concludo dicendo che auspico che, a differenza dei confronti avuti finora con le forze di opposizione, a partire da adesso ci possa essere un’analisi puntuale e un confronto serio su ogni singolo provvedimento. Magari riusciremo anche a migliorarlo, ma abbiate comunque l’atteggiamento di ascoltare le logiche che sono alla base di ciascun provvedimento. E vedrete, poi lo direte voi stessi, che molte delle misure introdotte, specialmente con gli emendamenti modificativi, vanno nella direzione dell’equità e del sostegno alle imprese sane di questo Paese. E per sane intendo dire che lavorano in maniera sana.

Segretario di Stato Marco Gatti, replica: Intanto ringrazio tutti gli intervenuti, sia i commissari di maggioranza che quelli di opposizione. Chiaramente ci sono posizioni differenti rispetto alla riforma, ma quello che mi preme dire è che questo dibattito riguarda sempre i conti pubblici.  I conti pubblici, come abbiamo sempre dichiarato e mai smentito, sono conti in equilibrio. Siamo sotto esame praticamente quattro o cinque volte all’anno tra Fondo Monetario e Agenzie di rating, che sono interlocutori esterni e valutano lo stato di salute dei conti pubblici facendo relazioni che sono a conoscenza di tutti. Quindi chi meglio di loro, che non fanno il gioco delle parti, può dirci come stanno le cose.  Però il fatto che ci sia un equilibrio non vuol dire che il bilancio stia bene, e questo l’abbiamo detto più volte. Noi non riusciamo a intervenire sulla spesa per investimenti, facciamo sempre solo il minimo indispensabile. Interveniamo sulle manutenzioni straordinarie soltanto quando non se ne può più fare a meno, perché le risorse sono limitate. Questo non è più possibile: lo stesso Palazzo Pubblico avrebbe bisogno di interventi che continuiamo a rimandare, e stiamo parlando del simbolo più importante della nostra istituzione.  Per affrontare responsabilmente questa situazione abbiamo messo mano a una modifica dell’IGR che a suo tempo ci era stata chiesta per portare in equilibrio i conti. Oggi riteniamo sia necessaria per non tornare in uno stato di emergenza rispetto ai doveri dello Stato, perché le imposte vengono richieste per dare servizi, ma per dare servizi bisogna avere anche strutture. E oggi le nostre strutture, lo sappiamo: scuole, palazzi pubblici, lo stesso ospedale, sono in difficoltà, così come le strade.  Con le maggiori risorse si interverrà in questo senso. Quello che non sarà utilizzato – perché non si può trasformare tutto il Paese in un unico cantiere – non andrà alla spesa corrente, ma verrà destinato alla riduzione del debito. E questo è un altro tema di rilievo, perché è vero che un debito pubblico di 1 miliardo e 200 milioni per Paesi grandi è poca cosa, ma per un Paese delle nostre dimensioni è un peso. Ci stiamo avvicinando a un equilibrio debito-PIL intorno al 60%, ma per un’economia ristretta come la nostra resta comunque un rischio. Dobbiamo scendere sotto quella soglia e mantenerci molto più bassi, consapevoli che ci vorrà tempo per abbattere questo debito.  È stato detto che è difficile confrontarsi quando si parte dall’affermazione che la riforma deve essere ritirata. Questo è stato anche il tono degli incontri con le parti sociali. Non tutte le categorie economiche hanno detto che la riforma dell’IGR andava ritirata. La maggioranza insieme al governo ha prima ascoltato, poi ha iniziato a lavorare. Il testo è stato depositato, perché quando c’è un testo scritto hai una base concreta di discussione. Altrimenti si parla solo in astratto, senza un riferimento reale.  Su quella base abbiamo accolto alcune preoccupazioni e abbiamo cercato di trasformare il testo, non stravolgendolo, ma intervenendo nei punti dove le perplessità erano maggiori e più diffuse. Abbiamo fatto interventi aderenti a un criterio di equità: chi ha più possibilità può contribuire di più allo Stato e alle sue necessità, chi ha di meno va tutelato, arrivando in certi casi a chiedere persino meno rispetto a oggi.  Lo Stato, in alcuni casi, chiede un impegno mirato: le detrazioni SMAC, ad esempio, non vengono date a prescindere, ma se spendi sul territorio. Così come le spese odontoiatriche: il beneficio fiscale non è automatico, lo hai se vai dal dentista. Questo è stato il criterio sul quale ci siamo mossi.

Nicola Renzi (RF), replica: La responsabilità, a questo punto, non è più del governo, ricade interamente sulla maggioranza.  Ci avete detto che ci avete lavorato? Certo, io non lo metto in dubbio. Anzi, rispetto le vostre competenze: io stesso difficilmente sarei in grado di proporre modifiche tecniche, migliorative o peggiorative, a un testo di legge. Ma qui non sto parlando da tecnico, faccio un discorso politico. Questa è la riforma fiscale della maggioranza.  Ho usato l’espressione “spingibottoni” e voglio chiarirla subito: non era un insulto personale. Intendo dire che, di fronte a un governo che dopo un anno continua a occuparsi solo di giustizia, di DES e poco altro, io mi aspetterei che la sua maggioranza lo richiamasse all’ordine, lo riportasse in carreggiata. Invece non succede, e allora la maggioranza lo sostiene comunque. Se qualcuno si è sentito offeso, me ne scuso, non era mia intenzione. Ci viene promesso un piano per lo sviluppo. Bene. Ma intanto il segretario Gatti ci dice che facciamo la riforma IGR per rifare le strade. Ma le strade non erano già la bandiera elettorale della Democrazia Cristiana? Allora perché serviva la riforma IGR? Ci avete preso in giro?  Ripeto: non voglio offendere nessuno. Io stesso ho votato convintamente una riforma IGR in passato, e sono andato agli incontri quando ci minacciavano per l’introduzione della SMAC, perché ero convinto – e lo sono ancora – che la SMAC sia uno strumento utile e serio per l’accertamento dei redditi. Non mi tiro indietro. Ma da una maggioranza che vuole governare mi sarei aspettato un atteggiamento diverso: un piano complessivo, con priorità chiare, all’interno del quale trovare spazio anche per una riforma IGR. Non questo modo disordinato di procedere, con un Congresso di Stato senza direzione, dove ciascuno va per conto suo.  E poi c’è la narrazione: in campagna elettorale avete detto che il paese stava benissimo, e ora scopriamo che non è così. Questo è il punto politico. l segretario Gatti aveva tanta fretta di iniziare subito, ma così non si è mai fatto: dovremmo cominciare a discutere degli emendamenti senza averli neppure letti. Sono stati depositati mezz’ora fa. Io sfido chiunque a dire di averli studiati.  E poi c’è chi, con un gesto della mano, dice che se non ci sta bene possiamo andare via. Ma io rispondo: andate via voi, andate dove volete, non è questo il modo di affrontare un tema così importante.  Noi abbiamo chiesto un incontro con le organizzazioni sindacali, e mi sembra normale: dobbiamo poterci confrontare anche con chi rappresenta i lavoratori. E quindi spero che questo incontro ci sarà, perché se qualcuno è venuto qui a fare scenette, ha proprio sbagliato strada.

Emanuele Santi (Rete), replica: Vedo che il clima si è scaldato, ed è naturale dopo gli interventi dei colleghi di maggioranza. Io, nel mio intervento precedente, ho cercato di essere propositivo, pur con tutte le critiche che abbiamo espresso. Ma qui il punto è un altro.  Il segretario Gatti è stato molto furbo: ha lasciato la “palla che scotta” nelle vostre mani, colleghi di maggioranza, e ora sarete voi a dover decidere se sostenere o meno questa riforma, indipendentemente dagli emendamenti.  Io, da ex membro di maggioranza, vi dico una cosa: io non avrei mai permesso a un segretario di Stato di portare una riforma dell’IGR, con un assestamento di bilancio che nel 2025 porta un disavanzo maggiore, da -28 a -30 milioni. Non lo avrei accettato. E non mi stanno bene neppure gli ordini del giorno che avete presentato solo per lavarvi la coscienza, promettendo un piano per gli investimenti e un piano per ridurre i costi. Queste cose le dovevate già fare prima, non dopo.  Se andate a chiedere soldi ai cittadini, prima dovete aver dimostrato di aver tagliato le spese superflue. Non potete dire che dal 2026 presenterete un bilancio diverso: nel 2026 saranno già passati due anni della vostra legislatura. Il 2024 chiuderà con -35 milioni, il 2025 con -30. Lo volete capire? Non possiamo permetterci di sprecare tempo e risorse così.  E vogliamo parlare delle spese inutili? Consulenze, marketing, missioni all’estero con decine di persone. Non è sopportabile. E non venite a dirmi che i controlli aumenteranno, quando leggo negli emendamenti che andrete a verificare i redditi sotto i 15.000 euro. Ma stiamo scherzando? Controllare le pensioni sociali delle nonne? È una presa in giro. Non c’è nulla per stanare i veri furbetti, nulla per far emergere i soldi che sfuggono al fisco.  Queste sono le cose che fanno arrabbiare la gente, perché sono evidenti e vanno contro la narrazione che avete fatto: avete detto che andava tutto bene e ora scopriamo che non è così. Forse sarebbe stato meglio dire la verità fin dall’inizio: che bisognava stringere la cinghia e dare l’esempio, non sprecare soldi.  Io ricordo bene: nel 2022, insieme allo stesso Gatti, abbiamo preso i segretari uno per uno e abbiamo detto loro di tagliare il 10% dei loro capitoli di spesa. Così abbiamo chiuso il bilancio con +16 milioni. Questo vuol dire governare: intervenire sulle spese, non andare a chiedere sempre soldi ai cittadini.

Gaetano Troina (D-ML), replica: Confermo quanto detto dai colleghi e aggiungo qualche considerazione sugli interventi che ho sentito dai banchi della maggioranza.  È vero, la riforma IGR era nel programma di governo. Ma scrivere nel programma che si farà la riforma è come scrivere che vogliamo la pace nel mondo: un’enunciazione di principio. Una cosa è dichiarare un obiettivo, un’altra è definire in concreto i parametri, i contenuti, i tempi e il metodo con cui realizzarlo. E questo nel programma non c’era.  Lo si è visto chiaramente: la riforma è stata scritta dalla segreteria, e soltanto dopo la maggioranza ci ha messo la firma. Oggi ci venite a dire che ci sono emendamenti da guardare, ma è tardi. Se davvero questa riforma era prioritaria, come dite, un anno e mezzo fa c’era già il tempo per fare tutto: la segreteria avrebbe potuto lavorare con calma, la maggioranza avrebbe potuto discuterne al suo interno, e ci sarebbe stato spazio per un confronto serio con le opposizioni.  Invece i confronti sono stati pochi e tardivi, e non hanno mai consentito a noi opposizioni di tornare a casa con un testo in mano da studiare. Perché il testo non c’era. Si discuteva in astratto, senza un documento concreto su cui lavorare.  Ecco perché oggi non potete venire qui a raccontarci che il lavoro è stato fatto bene, che è stato un percorso ordinato, che tutto è stato condiviso. Non è vero. Un anno e mezzo di tempo c’era, ma si è arrivati all’ultimo minuto, con incontri in maggioranza la sera prima della discussione.  Le riforme non si fanno così. Non stiamo parlando di una leggina di poco conto, che puoi permetterti di sistemare all’ultimo momento. Qui si parla della riforma fiscale, una riforma che tocca l’impianto del sistema e che ha un impatto enorme sul paese. I consiglieri di maggioranza dicono che ci saranno altre riforme su temi significativi. Quali? Su quali riforme ci volete coinvolgere? O ci ritroveremo di nuovo qui dentro a discuterle come è accaduto per questa? Su cosa state lavorando? Siete una maggioranza blindata: non trapela nulla di quello che fate. Quindi, o non state facendo niente, oppure non volete condividere nulla, né con il paese né con noi. Continuo a sentire soltanto frasi come “faremo, vedremo, stiamo facendo”. Ma nei fatti non vedo nulla. E non è nemmeno vero — e mi innervosisce molto sentire questo commento — che sia facile stare all’opposizione quando si fanno riforme di questo tipo. Non è questione di stare in opposizione: tutto dipende da come si affrontano le riforme e dal metodo con cui si conducono i confronti.

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

Segretario di Stato Marco Gatti: Soltanto una breve considerazione, visto che stiamo dibattendo sui bilanci. È chiaro, non abbiamo ancora i dati definitivi, ma ormai siamo prossimi: il consuntivo 2024 è chiuso e dai -38 milioni previsti dovrebbe chiudere a -20. Abbiamo quindi un risultato migliore di 18 milioni, tenendo conto che abbiamo anche pagato una parte del debito. Questo significa che non siamo riusciti a chiudere del tutto il cerchio, perché rimane comunque del debito aperto, ma è un segnale positivo: non si è trattato soltanto di spesa corrente. Tant’è vero che si conferma un avanzo primario intorno ai 40 milioni.  Per quanto riguarda il 2025, dai -30 del previsionale dovremmo assestarci anche meglio, probabilmente intorno ai -20, e siamo ancora in fase di assestamento: da qui a fine anno i conti potrebbero migliorare ulteriormente. Questo vuol dire che si può far meglio. Il lavoro di contenimento della spesa è fondamentale e corretto, come è stato fatto in passato, e può essere portato avanti anche in collaborazione con la maggioranza. In fondo, il bilancio di previsione viene approvato in Consiglio Grande e Generale, quindi è naturale che la responsabilità politica ricada sui partiti che sostengono il governo.  Ma devo sottolineare che la situazione non è affatto disastrata, come qualcuno la vuole dipingere. La liquidità si mantiene in equilibrio. Il punto vero è che abbiamo bisogno di incrementi per finanziare gli investimenti di cui il paese ha necessità.

 

Esame dell’articolato

 

Emendamento interamente soppressivo dell’articolo 1: respinto con 3 voti favorevoli e 9 contrari.


Articolo 1: accolto con 10 voti favorevoli e 3 contrari.

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