Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

AI e Tlc: il Mezzogiorno come laboratorio di competitività digitale


Cosa succede quando la tecnologia incontra territori in cerca di nuove traiettorie di crescita? L’Intelligenza Artificiale, oggi al centro delle strategie industriali e politiche globali, non è solo una questione di algoritmi e automazione: è anche uno strumento che può ridefinire il modo in cui pensiamo lo sviluppo, le competenze e la competitività dei territori.

Microcredito

per le aziende

 

Nel 2024 il 13,5% delle imprese europee con più di 10 addetti ha utilizzato tecnologie di intelligenza artificiale, in aumento di 5,5 punti percentuali rispetto al 20231. Anche l’Italia innova, con l’8,2% si colloca ancora sotto la media europea – un divario che pesa soprattutto sul Mezzogiorno. In questo scenario, la priorità diventa ridurre il “time-to-adoption”, cioè il tempo che serve a portare le tecnologie dall’idea all’uso concreto, puntando su indicatori condivisi e sul riuso di soluzioni già sperimentate.

L’esempio pugliese

Un esempio concreto arriva dalla Puglia. L’agenzia regionale Aseet ha industrializzato un caso di AI applicata alla pubblica amministrazione, utilizzando Rheticus Displacement, una piattaforma sviluppata da Planetek di Bari, per passare da verifiche episodiche a un monitoraggio continuo del rischio idrogeologico grazie ad analisi satellitari InSAR. Il progetto prevede anche la formazione per tecnici e progettisti e un servizio cloud pensato per essere replicato in altre regioni. Un approccio che segna un primo standard operativo: misurabile, scalabile e soprattutto riutilizzabile. Senza strumenti di questo tipo, i casi virtuosi rischiano infatti di restare casi isolati, incapaci di generare l’effetto domino necessario su aziende e amministrazioni locali.

Se consideriamo la centralità strategica del Sud Italia – naturale crocevia dei flussi commerciali tra Italia, Spagna e area Mena – quest’ultima non solo è un vantaggio logistico, ma può essere anche una matrice strategica per trasformare i flussi fisici in asset informativi misurabili. Ad esempio, quando i Port Community System, ossia piattaforme digitali che mettono in rete tutti gli operatori di uno scalo (dogane, autorità portuali, spedizionieri, compagnie marittime), centralizzano dati operativi in tempo reale. Su questa base, l’AI costruisce previsioni di arrivo, ottimizza la programmazione degli accessi e individua anomalie prima che diventino congestioni operative.

A Taranto, il programma Digital Port, integrato con la sperimentazione del 5G, ha dato vita a una “control room” digitale che replica il porto in versione virtuale, grazie alla tecnologia del Digital Twin. Nello specifico, è come avere un gemello digitale dello scalo che raccoglie e analizza in tempo reale tutti i flussi di dati. I miglioramenti vengono misurati con indicatori concreti: ad esempio, il tempo medio che i camion trascorrono in attesa, la precisione con cui vengono rispettati gli orari di arrivo previsti, o la quantità di merci movimentata in ogni fascia oraria. L’obiettivo non è soltanto digitalizzare i processi, ma verificare l’impatto reale delle innovazioni e creare soluzioni che possano essere replicate anche in altri porti.

Accanto alle infrastrutture, a incidere in maniera decisiva è anche il tessuto imprenditoriale. Qui entrano in gioco le startup, spesso protagoniste di sperimentazioni e innovazioni di frontiera. Nel Mezzogiorno, il 79% delle startup opera nel digitale e il 21% nel deep-tech, con una leadership femminile superiore alla media nazionale in regioni come Basilicata e Campania2. Qui il “Made in Italy Tech” può trasformarsi in una proposta concreta per settori chiave del territorio. “Le startup del Mezzogiorno non crescono nonostante il Sud, ma sempre più spesso grazie al Sud”, spiega a CorCom Roberto Ruggeri, fondatore di Sud Innovation. “Sono i vincoli e le complessità del contesto a stimolare soluzioni nuove: dall’AI per semplificare i servizi pubblici all’agritech che sperimenta in condizioni uniche, fino al clean-tech nei centri urbani. Una startup di Palermo può vendere software AI in Silicon Valley senza aver mai lasciato la Sicilia: qui non solo abbiamo la possibilità di testare i modelli, ma produciamo know-how esportabile”.

La tua casa dei sogni ti aspetta

partecipa alle aste immobiliari!

 

La rete delle Camere di Commercio Italiane all’Estero e iniziative come Innovit – Italian Innovation and Culture Hub, punto di riferimento per imprenditori e startup italiane che vogliono portare il proprio business nella Silicon Valley, si conferma – a due anni dalla sua inaugurazione – un tassello strategico per la valorizzazione delle competenze e dei talenti in ambito tecnologico e innovativo oltre confine. E l’AI può diventare un alleato decisivo per far crescere l’export italiano, aiutando le imprese a individuare i mercati più promettenti, entrare in contatto con i partner giusti e ridurre tempi e costi di ingresso all’estero. Non si tratta di sostituire le competenze imprenditoriali, ma di affiancarle con strumenti che rendono le scelte più rapide e precise. In questo modo, anche una piccola azienda può avere accesso a opportunità internazionali che fino a pochi anni fa erano alla portata solo dei grandi gruppi.

Il nodo finanziario

I fondi pubblici non mancano, ma il vero impatto dipende da come vengono utilizzati. Le leve operative possono essere, ad esempio, voucher per sostenere l’adozione dell’intelligenza artificiale nelle piccole e medie imprese; spazi di sperimentazione nella pubblica amministrazione sotto il coordinamento delle agenzie digitali nazionali; percorsi di formazione congiunta tra istituti tecnici superiori e università; co-investimenti da parte della Cassa Depositi e Prestiti, vincolati a tappe di adozione chiare e verificabili. Questi sono tutti strumenti che permettono di allineare i capitali pubblici a risultati misurabili e non solo a intenti dichiarati.

“Troppo spesso il Sud viene raccontato come un territorio costantemente in ritardo. In realtà, la sfida oggi non è colmare un gap, bensì cambiare la narrazione: le infrastrutture, le competenze e le risorse ci sono già; ciò che manca è un lavoro sistemico capace di trasformarle una posizione stabile e riconosciuta, in grado di fare del Mezzogiorno non una periferia da sostenere, ma un hub competitivo per l’Italia, il Mediterraneo e l’Europa”, continua Ruggeri.

In questo contesto, si inserisce il Sud Innovation Summit, giunto alla sua terza edizione con il tema “AI for Future” e in programma il 16-17 ottobre a Messina. Nato come piattaforma per connettere l’ecosistema meridionale, oggi è molto più di un evento: è un’infrastruttura di rete che mette in dialogo startup, investitori e istituzioni. “L’obiettivo è valorizzare il talento, creare connessioni e rafforzare l’immagine di un Paese che innova e guarda al futuro”, conclude Ruggeri. “Le startup selezionate durante la nostra competizione itinerante rappresentano un Sud che fa impresa e costruisce valore con ambizione e concretezza. Il Sud ha tutte le carte in regola per giocare questa partita. Adesso bisogna agire”.

Il Mezzogiorno vincerà la sfida dell’AI quando riuscirà a trasformare la sua prossimità mediterranea in standard operativi concreti e misurabili. Non si tratta di colmare un ritardo, ma di creare modelli di riferimento che dimostrino come l’innovazione tecnologica possa generare competitività e crescita sostenibile.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Source link

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese