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A poco più di due mesi dalla comparsa del primo caso di dermatite nodulare contagiosa nel nostro Paese (approfondisci QUI), in provincia di Nuoro, ecco come sta evolvendo la gestione dell’emergenza a livello locale.

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Se in Lombardia il caso rilevato in provincia di Mantova è stato l’unico ed è stato gestito con il sequestro, il blocco dell’allevamento, e l’istituzione delle zone di restrizione (zona di protezione di 20 km e zona di sorveglianza di 50 km), in Sardegna la diffusione della patologia ha preso piede prepotentemente, e si contano, oggi, 57 focolai totali, di cui 25 estinti e 32 ancora confermati (dati BENV). Anche la Valle d’Aosta, a causa della sua posizione geografica così vicina al fortemente interessato territorio francese (leggi anche “Francia, allarme dermatite nodulare contagiosa: salgono a 26 i focolai“), ha dovuto intraprendere misure preventive di emergenza per scongiurare la propagazione del virus, predisponendo la vaccinazione a tappeto di tutti i capi presenti, anche di quelli saliti in monticazione dal Piemonte.

E proprio in queste ore, è giunta dall’ Assessorato alla Sanità, Salute e Politiche sociali della Valle d’Aosta, la comunicazione ufficiale della chiusura del piano vaccinale iniziato lo scorso 9 agosto, insieme ad un messaggio di fiducia e speranza per l’imminente ripresa delle manifestazioni zootecniche e delle movimentazioni interne.  Mancano le ultime 500 bovine che saranno gestite in questa settimana, e alcuni casi isolati di diniego che saranno presi in carico dalla Asl. A tal proposito si ribadisce la volontà, condivisa dall’intero comparto, di affrontare con fermezza queste posizioni, perché la copertura totale è ritenuta fondamentale per garantire l’efficacia del piano vaccinale, nonché tutelare e salvaguardare l’intero patrimonio zootecnico regionale. L’Assessorato fa sapere di avere in corso interlocuzioni con il Ministero della salute al fine di ottenere la revoca anticipata di parte della zona di sorveglianza e, quindi, delle misure restrittive ivi previste  il cui termine è attualmente fissato per il 27 settembre. Agli allevatori piemontesi che non hanno aderito alla vaccinazione è stato richiesto di procedere con la demonticazione dei capi entro il 12 settembre 2025, come previsto dalla normativa regionale vigente e in attuazione di quanto già stabilito con la Determinazione dirigenziale della Regione Piemonte del 21 agosto 2025.

Il Governo regionale ringrazia la dirigenza dell’Azienda USL con i Servizi veterinari, le Associazioni, in primis ANABORAVA e AREV, l’Institut Agricole Régional, gli allevatori e tutti i soggetti coinvolti nel piano vaccinale per l’impegno collettivo svolto in piena collaborazione che ha reso possibile, in meno di un mese, raggiungere questo risultato. II piano vaccinale finalizzato alla tutela della salute animale e della sicurezza delle produzioni lattiero-casearie locali, rende possibile valutare insieme la possibilità di ripartire con la normale programmazione autunnale delle attività.

In Sardegna, invece, alcuni gruppi di allevatori hanno provato ad opporsi alle ordinanze di abbattimento, ma il Consiglio di Stato ne ha confermato la necessità. Ad oggi sono oltre 140 mila capi vaccinati, pari a più del 50% del totale, e 1146 i capi distrutti, di cui 109 morti e 1037 abbattuti; mentre il Tavolo tecnico istituito per la gestione dell’emergenza sta lavorando alacremente sul tema insieme alle associazioni professionali agricole. Gli indirizzi emersi dagli ultimi incontri sono i seguenti:

Rispetto allo stanziamento previsto con la Legge Regionale 22/2025 pari a 18.200.000 euro, 1.000.000 è destinato alle imprese operanti nel settore della macellazione e trasformazione delle carni e verrà gestito dall’Assessorato dell’Industria mentre 17.200.000 euro verranno gestiti dall’Agricoltura, per il tramite dell’Agenzia Laore, a sostegno delle imprese zootecniche destinatarie di ordine di abbattimento forzoso del bestiame o comunque colpite da misure sanitarie restrittive volte al contenimento del contagio.

In particolare le misure di intervento interesseranno essenzialmente due casistiche:

  1. erogazione di aiuti, in regime de minimis, alle imprese sede di focolaio e destinatarie di un ordine di abbattimento, con il riconoscimento di un aiuto per garantire la continuità aziendale calcolato sulla “Produzione standard” relativa ai bovini allevati. Il dato relativo alla produzione standard limitatamente ai bovini verrà acquisito automaticamente dal fascicolo aziendale dell’impresa. Tale misura sarà aggiuntiva ai ristori a capo che verranno elargiti dal Sistema sanitario regionale.
  2. Concessione di indennizzi per i capi morti di dermatite negli allevamenti oggetto di focolaio prima dell’abbattimento e indennizzi per la mancata movimentazione dei capi a seguito delle ordinanze restrittive di contenimento della malattia. Ai primi si applicherà lo stesso valore Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) utilizzato dalle Asl per il pagamento dei capi abbattuti, mentre per i secondi è ancora in esame, come chiesto dalle associazioni professionali agricole, di  stabilire un importo definitivo che tenga conto di tutti i costi di gestione legati al mantenimento dei capi nelle aziende. Gli indennizzi per la mancata movimentazione interesseranno i capi presenti nelle aziende di età compresa tra i 6 e 18 mesi e dai 2 ai 4 mesi limitatamente agli allevamenti da latte, ai quali verrà riconosciuto un valore a capo per ogni giorno di permanenza in azienda.

La prima finestra temporale che verrà presa come riferimento è quella che va dal 2 luglio al 2 settembre e la concessione dell’indennizzo sarà subordinata alla vaccinazione dei capi presenti negli allevamenti. Si prevede, inoltre, una volta disponibili i dati definitivi sul bilancio 2025, di riconoscere un ulteriore contributo per l’eventuale riduzione del fatturato dovuto al deprezzamento del valore dei capi venduti.

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