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Carrier non fornisce garanzie sulla cessione


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Crescono le preoccupazioni per il futuro dello stabilimento Riello di Lecco. Durante l’incontro del 15 luglio al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, la multinazionale americana Carrier non ha fornito le informazioni richieste dai sindacati sulla cessione del gruppo italiano, lasciando nell’incertezza i 150 dipendenti lecchesi e gli altri 450 lavoratori distribuiti negli stabilimenti di Verona e Volpago del Montello. Le organizzazioni sindacali Fiom Cgil Lecco, Fim Cisl Monza Brianza Lecco e Uilm Lario hanno definito “inaccettabile” l’atteggiamento dell’azienda, che si è presentata all’appuntamento ministeriale in collegamento da remoto senza fornire dettagli cruciali sull’operazione di vendita annunciata due mesi fa.

L’atteggiamento sotto accusa

I rappresentanti dei lavoratori hanno espresso forte disappunto per la modalità con cui Carrier ha gestito l’incontro. La multinazionale non ha chiarito aspetti fondamentali dell’operazione, “tra cui l’identità dell’advisor incaricato di trovare un acquirente, l’entità degli investimenti necessari per garantire la continuità produttiva e il perimetro aziendale che verrà ceduto con le relative conseguenze occupazionali”. Secondo i sindacati, questa mancanza di trasparenza “costituisce una perdita di tempo pericolosa per il futuro di Riello e alimenta il sospetto che Carrier non sia realmente pronta a completare la cessione. L’impressione è che dietro l’operazione si nascondano obiettivi di carattere speculativo-finanziario piuttosto che produttivo, una prospettiva che preoccupa ulteriormente le rappresentanze dei lavoratori”.

La decisione di Carrier di presentarsi all’incontro ministeriale solo in videoconferenza, senza una presenza fisica dei dirigenti, viene interpretata “come un segnale di scarso impegno verso una questione che coinvolge centinaia di famiglie e un patrimonio industriale significativo per il territorio”.

Il cuore tecnologico di Riello a rischio

Lo stabilimento lecchese di via Risorgimento rappresenta una realtà particolare all’interno del gruppo Riello. I 150 dipendenti sono in prevalenza impiegati e tecnici specializzati che lavorano nel settore Ricerca e Sviluppo, facendo del sito lombardo il vero cuore tecnologico dell’azienda italiana. Proprio questa specializzazione rende paradossalmente più vulnerabile lo stabilimento lecchese. Nel caso in cui il futuro acquirente decidesse di riorganizzare o accorpare le funzioni centrali del gruppo, il sito potrebbe essere il primo a subire tagli o dismissioni. La concentrazione di attività ad alto valore aggiunto, che normalmente rappresenterebbe un punto di forza, diventa un elemento di rischio in un contesto di incertezza sulla strategia del nuovo proprietario.

I sindacati sottolineano come non esistano al momento “garanzie concrete né impegni specifici per la tutela dell’occupazione lecchese. Questa situazione assume contorni ancora più preoccupanti se inquadrata nella generale crisi occupazionale che sta coinvolgendo il settore termoidraulico lombardo, dove diverse aziende stanno attraversando fasi di difficoltà”.

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Nuovo incontro a Lecco

Per affrontare questa situazione di stallo, è stato programmato un nuovo incontro per il 30 luglio presso la sede lecchese. Al tavolo siederanno le organizzazioni sindacali, i rappresentanti della proprietà, la Provincia di Lecco e l’amministrazione comunale. L’obiettivo dichiarato è quello di instaurare un dialogo costruttivo sui temi occupazionali, sulla riqualificazione produttiva e sulle prospettive nel mercato del riscaldamento industriale e civile.

La scelta di tenere l’incontro direttamente a Lecco non è casuale. I sindacati puntano a coinvolgere le istituzioni locali per aumentare la pressione sulla multinazionale e ottenere maggiori garanzie per i lavoratori. La presenza della Provincia e del Comune dovrebbe inoltre permettere di valutare eventuali strumenti di sostegno al mantenimento dell’attività produttiva sul territorio. Tuttavia, le aspettative restano caute. Le organizzazioni sindacali non nascondono la loro forte preoccupazione per l’evolversi della situazione, soprattutto considerando che Carrier dovrebbe concludere la cessione entro la fine di luglio secondo le dichiarazioni iniziali.

Le preoccupazioni del settore

Il caso Riello si inserisce in un quadro più ampio di difficoltà per il settore termoidraulico lombardo. La transizione energetica e i cambiamenti normativi stanno mettendo sotto pressione molte aziende tradizionali, che devono investire massicciamente per adeguare i propri prodotti alle nuove esigenze del mercato. La specializzazione di Riello nei combustibili fossili, già evidenziata da Carrier come una delle motivazioni della cessione, riflette una problematica comune a molte realtà del settore. La necessità di sviluppare competenze nell’elettrificazione e nelle tecnologie green richiede investimenti significativi che non tutte le aziende sono in grado di sostenere autonomamente. Per lo stabilimento di Lecco, che concentra proprio le attività di ricerca e sviluppo, questa trasformazione potrebbe rappresentare sia un’opportunità che un rischio. Da un lato, le competenze tecniche presenti potrebbero essere valorizzate per sviluppare nuove soluzioni innovative. Dall’altro, un eventuale acquirente potrebbe decidere di centralizzare queste attività altrove o di ridimensionarle.

Le richieste sindacali per il futuro

Le organizzazioni sindacali hanno chiarito quali sono le loro aspettative per i prossimi sviluppi della vicenda. In primo luogo, chiedono trasparenza completa sull’operazione di cessione, con informazioni dettagliate sui potenziali acquirenti e sui loro piani industriali. Altrettanto importante è la richiesta di garanzie occupazionali concrete, che vadano oltre le generiche dichiarazioni di principio. I sindacati vogliono impegni scritti sul mantenimento dei livelli occupazionali e sulla valorizzazione delle competenze presenti, in particolare quelle concentrate nello stabilimento lecchese. Un altro aspetto cruciale riguarda gli investimenti per la riqualificazione produttiva. Le rappresentanze dei lavoratori chiedono che il futuro acquirente si impegni a investire nello sviluppo di nuove tecnologie compatibili con la transizione energetica, trasformando quella che oggi appare come una debolezza in un’opportunità di crescita.



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